La Gazzetta dello Sport

CHE BELLA LA ZONA CESARINI

Short track e biathlon sul podio ai Giochi Invernali

- Di FAUSTO NARDUCCI

Le medaglie più belle sono quelle sofferte, sudate, strappate per i capelli. E va bene anche che si debba attendere minuti interminab­ili fino alla decisione ufficiale della giuria per mettersela in tasca. In questo senso l’argento dello short track e il bronzo del biathlon, arrivati quasi in fotocopia dopo una mattina di crepacuore e dubbi, valgono come quelle vittorie delle squadre di calcio strappate in zona Cesarini o addirittur­a ai rigori. E allora godiamocel­e fino in fondo queste due imprese che portano il bottino dell’Italia a PyeongChan­g a otto podi, ormai a un soffio — o meglio a due soffi — dalla doppia cifra agognata da Malagò. Il presidente del Coni ha festeggiat­o in diretta sul campo dopo tre giorni di digiuno che avevano fiaccato il morale non solo suo e chissà che la discesa femminile di ieri notte non ci abbia già portato a un solo passo dal traguardo. Da qui a sabato, quando ci sarà la conferenza finale dell’Italia (assente dalla lotta per il podio nella giornata conclusiva) di possibili medaglie ne contiamo ancora sei e quindi siamo in linea sia col bilancio indicato da Sports Illustrate­d (12), sia con l’obiettivo lanciato dalla Gazzetta (13).

Tutto è bene quel che finisce bene, dunque, ma che sofferenza per Arianna Fontana e Dominik Windisch che sono gli azzurri da copertina di un martedì per cuori forti, fra i più rocamboles­chi della nostra storia olimpica. Il nostro quartetto femminile dello short track partiva come il meno accreditat­o dei quattro finalisti e infatti aveva già svolto il suo compito eliminando in semifinale l’Olanda. Si sperava sotto sotto nel solito caos della gara più imprevedib­ile di tutta l’Olimpiade e scaramanti­camente nella terza squalifica della Cina che ci aveva spianato la strada per il bronzo già a Torino 2006 e a Sochi 2014. È andata proprio così. Intanto le concomitan­ze del calendario ci hanno costretto a vivere in contempora­nea la lotteria delle lame corte con la staffetta mista che ci aveva portato l’unica medaglia del biathlon quattro anni fa a Sochi. La doppia medaglia nella specialità del «fondo e tiro» ci mancava da Calgary ‘88 e, dopo l’avvio in zona podio della coppia femminile Vittozzi-Wierer, le difficoltà di Hofer e Windisch ci hanno fatto temere di dover aspettare ancora. È andata bene, ma la volata in stile ciclistico contro il tedesco Pfeiffer ci ha fatto rischiare l’infarto in attesa del verdetto della giuria. La morale è che alle Olimpiadi come nel grande calcio non si può più fare a meno della Var o moviola, come vogliamo chiamarla: però qui tutti tifiamo per la stessa squadra e non ci saranno polemiche.

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