Tonali, il sosia di Pirlo che si è preso il Brescia
●Ha solo 17 anni, ma sta diventando un punto fermo per Boscaglia Il campione del mondo: «Ne ho sentito parlare, ora lo osserverò»
Non ha ancora la patente per guidare: diventerà maggiorenne l’ 8 maggio. Quella per giocare, invece, gliel’ha già fornita madre natura. Sandro Tonali, il primo classe 2000 nella storia del Brescia, è «nato per fare il calciatore»: definizione unanime, lanciata da Massimo Cellino e raccolta da chiunque l’abbia visto all’opera, ovviamente compreso il suo allenatore Roberto Boscaglia che gli sta dando fiducia ormai da qualche settimana. Con ottimi risultati. Ed è normale che scatti immediato il paragone con chi alla sua età vestiva la stessa maglia e faceva danzare un’identica chioma in mezzo al campo, coccolando il pallone come chi è venuto al mondo per fare questo.
CONFRONTO Tonali come Pirlo? Un altro Pirlo a Brescia? «Non mettiamogli subito addosso queste pressioni», ammonisce Gigi Cagni, ex tecnico biancazzurro che per primo ha visto la luce in quei piedi da ragazzino. Cagni che lo ha notato subito, un anno fa, quando avrebbe avuto altro a cui pensare: era stato chiamato per salvare una squadra in condizioni disperate. «Ma Tonali mi aveva colpito fin dalla prima amichevole con la Primavera. La società mi aveva detto che c’era un premio per chi faceva giocare un 2000 in B, io avevo risposto che se ci fossimo salvati in anticipo avrei fatto giocare lui. Intanto, l’avevo portato ad allenarsi con me, fra i grandi. Perché Tonali ha tocco e geometrie, si capisce subito che è giocatore. Qualità, visione, tosto nei contrasti. Non è un fiorellino. Mi piace ma va lasciato tranquillo, adesso». Non sem- bra tipo da scomporsi facilmente, questo nazionale Under 19 che ha preso in mano le chiavi del gioco bresciano contribuendo in maniera determinante alla recente rinascita: 7 punti in 3 partite. Così come appare – educato e serio, talentuoso e sicuro di sé – non si esalterà né spaventerà all’idea di essere seguito, fra gli altri, proprio da Pirlo. «Ne ho sentito parlare, ora so chi è e lo osserverò quando avrò la possibilità di vedere qualche partita», ha detto il campione del mondo di Germania 2006, che è partito da Flero e cresciuto nel Brescia (agli inizi con Lucescu e poi con Baggio) prima di spiccare il volo e diventare uno dei più grandi centrocampisti di tutti i tempi.
IL FUTURO Tonali ha appena iniziato. È nato a Lodi, ma deve la sua crescita al Brescia e a Brescia dovrebbe restare a lungo. Cellino l’ha fatto intendere chiaramente: lo considera il futuro del club, conquistato «dalla naturalezza imbarazzante con cui tratta il pallone e si muove nel cuore del gioco». Il presidente è stato il primo, quest’anno, a convincersi che il Brescia il regista che faticava a trovare sul mercato l’aveva già in casa. Serviva solo il coraggio di gettarlo nella mischia. Boscaglia l’ha fatto e nel girone di ritorno la squadra ha svoltato. Solida in mezzo, rischia meno, crea e fa punti. Sulle tracce di Tonali, com’era logico e prevedibile, ci sono già gli osservatori di mezza Serie A (Juventus e Inter innanzitutto). E le relazioni sul suo conto hanno un minimo comun denominatore: più degli assist (ne sta già collezionando), dei tiri in porta (non ha ancora segnato) o di altri singoli dati, sui taccuini spicca la parola «personalità». Più che una definizione, un destino.