Che sorpasso all’ultima curva Poi la prova tv: Italia di bronzo
La gara palpitante e la volata avvincente, il ricorso inatteso e l’attesa del verdetto, il timore di una beffa e la gioia finalmente liberata: c’è tutta l’irresistibile suspense del biathlon in questa notte della conferma di bronzo per la staffetta mista tricolore. Tre altoatesini – Dorothea Wierer, Lukas Hofer e Dominik Windisch – e una bellunese, Lisa Vittozzi, al debutto e al lancio perfetto, senza errori e dando il cambio in testa: che quartetto assortito. Lisa e Doro, Luky e Dome: viene più facile a srotolare i nomi di una staffetta che difende l’impresa di 4 anni fa a Sochi, dove la mista era al debutto. La Germania resta giù dal podio, ci resta così male da appellarsi ai giudici, strozzando il primo urlo agli italiani che s’imbronciano subito, abbassano lo sguardo e temono la più clamorosa delle beffe: i tedeschi sono un’influente potenza del biathlon. Perdono in volata grazie ad una prodezza di Windisch, che sorpassa prima dell’ultima curva all’ingresso dello stadio il rivale Arnd Peiffer, col quale era salito sul podio della sprint (lui di bronzo e il panzer d’oro) e non si fa sorpassare più. Non accettano la sconfitta, presentano il reclamo per presunto ostacolo del nostro che avrebbe tagliato la strada. Ma la medaglia sul campo sarà confermata. E a verdetto ufficializzato è Dorothea, molto seguita a casa dei nostri rivali, a sparare il contrattacco: «I tedeschi sono stati arroganti: si sentono superiori, è questo il problema. Si vedeva anche stavolta. Noi avevamo ragione e non è stato giusto che abbiano fatto ricorso, Dominik andava più veloce e guardava se stesso, poi nello scatto finale era completamente nel suo mondo, in un tunnel, non si girava né a destra né a sinistra perché sareb- GETTY bero stati millesimi persi e quindi aveva ragione lui. No, non dovevano fare una cosa del genere. Non dico che sono stati poco sportivi, ma sono stati i tipici tedeschi». Wierer nega a Laura Dahlmeier la quarta medaglia e si gode un podio a PyeongChang finora stregato: era la più attesa, rischiava di finire a mani vuote anche se domani la staffetta rosa potrebbe essere un’altra grande tentazione per finire in bellezza un’Olimpiade cominciata male, al gelo e al vento, con i due errori nella sprint.
ALTRUISTA Windisch ci mette lo slancio e la carica del suo bronzo per aiutare l’amica e compagna di giochi ad Anterselva a rifarsi insieme alla Vittozzi, l’ex calciatrice e fondista che parla di tutto ma non il tedesco e cercava la grande rivincita dopo il 4° posto nella mass start: debuttante, ha rileavo il posto del 2014 di Karin Oberhofer. C’è tutto questo ed il ricordo di quella prima notte russa nella testa di Windisch, mentre brucia nella volatissima il germanico, distrattosi con 3 errori nell’ultima serie e dunque crocifissosi da solo. Getta infatti all’aria non solo il bronzo ma pure l’oro che avrebbe potuto conquistare, e finito alla Francia del super Martin Fourcade sulla Norvegia di J.Boe e Svendsen a 20”. È la medaglia anche dello staff, che, rispetto sempre al precedente 3° posto, inverte l’ordine di ingresso con Windisch in quarta frazione e Hofer in terza. Luky fu il primo a conquistare medaglie mondiali di questa generazione: qui combatte col francese Destieux, il fresco olimpionico J.Boe, all’inseguimento dell’imprendibile Lesser, che pareva aver IPP DA RAI SPORT messo a chiave il titolo. Questo per dire dei continui colpi di scena della staffetta mista.
CONFERMA Hofer racconta: «Quando ho visto le due ragazze andare così, mi sono chiesto “Devo portarla avanti anche io”. Ho fatto un bel tiro a terra, poi in piedi un colpo sono riuscito a chiuderlo subito per evitare altre ricariche o il giro di penalità, e di questo sono contento. Ero un po’ pesante sugli sci ma alla fine sono riuscito a tenere tutti e far sì che Dominik se la giocasse » . E Windisch ha eseguito, con il brivido: un errore, poi 2. Eppure è rimasto a inseguire, lottare, spremersi e gasarsi ripensando quell’ultima curva studiata incredibilmente nel finale dell’ultima gara individuale: quella volata provata per precedere Hofer è tornata nella sua mente e l’ha domata. Una progressione emozionante a conferma che Windisch non aveva preso per caso la medaglia nella sprint: addirittura triplica, diventando il più medagliato della storia azzurra. Per sé e per una squadra formato famiglia. Orgoglio d’Italia.