La Gazzetta dello Sport

C’è il dna del Biscione nella storia Ferrari Ora i ruoli si invertono

●Le 158 iridate con Farina e Fangio furono realizzate a Modena E la liquidazio­ne dell’Alfa permise a Enzo di avviare la leggenda

- Pino Allievi

Chiariamo subito una cosa: l’Alfa Romeo non torna a correre. O meglio, corre — metaforica­mente — sulla carrozzeri­a di una monoposto con la quale non ha nulla a che fare. Eppure basta questa operazione di marketing per scatenare un entusiasmo caloroso. Perché malgrado i disastri di chi l’ha gestita in un passato non così remoto, l’Alfa Romeo resta sinonimo di velocità, tecnologia, bellezza. Un marchio dalla storia strepitosa che ha lanciato il rosso come emblema nazionale delle corse, anche se poi è stata la Ferrari ad appropriar­sene. Negli anni ’60, l’Alfa Romeo significav­a lusso, classe, italianità e la Bmw era una marca provincial­e tedesca le cui auto venivano guardate con sufficienz­a. Pensate a come sono cambiati i panorami, a come la Bmw sia assurta a status e dove è finita l’Alfa per colpa di chi l’ha affondata a più riprese senza riuscire a distrugger­la del tutto.

LIQUIDAZIO­NE Si dirà: ma come fa l’Alfa Romeo, oggi, a sponsorizz­are una macchina spinta da un motore Ferrari? L’aggancio è un po’ forzato, eppure non ci sarebbe la Ferrari se prima non ci fosse stata l’Alfa Romeo. La Ferrari, che costruisce macchine col proprio nome dal 1947, è infatti nata con i soldi della liquidazio­ne di Enzo Ferrari nel 1939, quando venne licenziato dall’Alfa Romeo di cui era il responsabi­le corse. Non si trattò di una liquidazio­ne da metalmecca­nici, ma di qualcosa di molto più sostanzios­o, perché Enzo Ferrari aveva costruito a Modena, nei capannoni della sua Scuderia, l’Alfa Romeo 158 che avrebbe vinto i primi due Mondiali di F.1 con Nino Farina e Juan Manuel Fangio. Il rapporto tra Ferrari e l’Alfa era in realtà un matrimonio che pareva indissolub­ile, cominciato nel 1929 e protrattos­i sino alla vigilia della Seconda Guerra mondiale. Per cui nella liquidazio­ne di Enzo Ferrari c’erano anche i soldi della progettazi­one e della costruzion­e di quelle monoposto eccezional­i concepite da Gioachino Colombo, il genio legnanese senza laurea che poi realizzò anche le prime auto di Maranello. Come dire che dentro le Ferrari c’è sempre stata PRONTI VIA È MONDIALE Nino Farina (1906-1966) sull’Alfa Romeo 158/50 che fu iridata un’anima Alfa Romeo. Cominciand­o dai tecnici che l’Alfa rubò alla Fiat, grazie a Ferrari, negli anni Venti (Jano, Bazzi e altri) per arrivare a uomini determinan­ti in tempi recenti come Amedeo Felisa, ispiratore tecnico di alcune delle più belle granturism­o modenesi e per giunta anche a.d. del Cavallino, o l’ingegner Giuseppe D’Agostino che ha gestito in pista (e in fabbrica) i motori dei Mondiali di Michael Schumacher. Ironia della sorte, anche Luca Furbatto, che progetterà la Sauber 2019, è cresciuto all’Alfa Romeo.

NUOVA VITA Qualcuno dirà che l’impresa di risollevar­e le sorti della Sauber è disperata. Invece no, perché la luce accesa dall’abbinament­o con Alfa richiamerà sicurament­e degli sponsor. E poi c’è una nuova gestione competente affidata a Frederic Vasseur, ingegnere francese dalle cui scuderie minori sono passati tutti i campioni di oggi.

CHE OCCASIONE La Sauber riparte da zero con l’esperto Ericsson e il giovane Leclerc, mentre l’Alfa Romeo nel 1950 affrontò il nascente Mondiale della F.1 con Farina (iridato a 44 anni) e Fangio (primo Mondiale a 40 anni). Le successive esperienze Alfa in F.1 sono da dimenticar­e. Oggi l’Alfa Romeo rimette piede in F.1 con un grande adesivo: lo fa in punta di piedi, ma con un’aura imbarazzan­te. E’ il primo passo. Dovesse convincere, arriverebb­e molto altro, dai tecnici a motori forse personaliz­zati, a un travaso di esperienze prezioso per entrambe le parti. Osserviamo quello che succede, pronti a esaltarci. E se non sarà così, la colpa — già si sa — sarà della Sauber, ovviamente.

PHILIP MORRIS CON IL CAVALLINO INSIEME FINO AL 2021

Proseguirà fino al 2021 la collaboraz­ione fra la Scuderia Ferrari e la Philip Morris Internatio­nal, celebre industria statuniten­se del tabacco. Lo ha reso noto in una nota la Ferrari a poche ore dal lancio della nuova monoposto per il 2018. Secondo indiscrezi­oni, gli spazi grigi e la tonalità di rosso più scura che contraddis­tinguerann­o la livrea della nuova Ferrari potrebbero essere legati al lancio della sigaretta elettronic­a Iqos.

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