La Gazzetta dello Sport

Ghiaccio pazzo Il treno azzurro è d’argento tra le squalifich­e

●Short track: caos e spettacolo in staffetta. Cina e Canada fuori, l’Italia cade ma è 2a. Valcepina: «Non abbiamo capito cos’è successo»

- Andrea Buongiovan­ni INVIATO A PYEONGCHAN­G (SUD COREA)

Frullatore o lavatrice: chiamatelo come volete. Tanto rende l’idea. Lo short track è così, una centrifuga di emozioni. Che salgono altissime con la staffetta. Imprevedib­ile, adrenalini­ca, mai banale, sempre thrilling. Se poi l’esito è favorevole, allora sì che il divertimen­to è assicurato. Come a PyeongChan­g 2018, finale femminile, quattro squadre al via: 3000 metri, 27 giri (poco più di sei minuti) da vivere tutti d’un fiato, a occhi chiusi. Dietro la Sud Corea padrona di casa, a segno per la sesta volta su otto edizioni, c’è l’Italia. E vuoi mettere che festa? Martina Valcepina, Arianna Fontana, Cecilia Maffei e Lucia Peretti, nell’ordine di apparizion­e, tre lombarde della Valtellina – sempre più terra delle lame corte – più una trentina: ecco le quattro damigelle dell’impresa. Nel solco di una tradizione: perché il quartetto azzurro, su quel podio, c’era già salito. A Torino 2006 e a Sochi 2014, con due bronzi che hanno fatto storia e che ora vengo- no persino superati in fatto di peso e di prestigio.

L’APOTEOSI Non senza, ancora una volta, un pizzico di fortuna. Se nei due precedenti, infatti, il treno tricolore aveva tagliato il traguardo per quarto e s’era ritrovato terzo, in entrambi i casi grazie a una squalifica della Cina, stavolta lo passa per terzo e, d’incanto, scopre d’essere secondo. I minuti trascorsi dal momento dell’arrivo all’ufficializ­zazione del risultato, sono parsi eterni. La revisioni delle fasi più concitate della gara da parte dei giudici hanno richiesto lunghi minuti. Con verdetto a sorpresa: perché se la vittoria sul campo della Sud Corea è stata confermata (mentre molti credevano che fosse passibile di sanzioni), la Cina seconda e il Canada quarto sono stati squalifica­te. Sia quel che sia: per l’Italia, d’argento appunto, è estasi, è apoteosi. E non ci si indigni: è short track e funziona così. Su quell’anello tutto e il contrario di tutto può accadere. Per l’Italia, serbatoio inesauribi­le, nella disciplina è la decima medaglia olimpica. E va detto: le azzurre, risultati stagionali e del passato alla mano, sulla carta parevano le meno accreditat­e.

LA GARA Tanto è vero che, in una finale a lungo senza sussulti, con la Cina spesso a dettare il ritmo, Fontana e compagne, guidate dal c. t. Kenan Gouadec in balaustra, stanno defilate in ultima posizione, senza però perdere le ruote. Anzi, a parte un turno difficile della Peretti, le tiene. Ci sono spintoni, rischi di caduta, ma tutto procede tranquillo fino a quattro giri dal termine. Quando arriva il momento della verità e, insieme, il patatrac. Suc- cede che le sudcoreane pasticcino su un cambio e che chi ha «ceduto il testimone» non si sposti dalla scia. La canadese che segue alle spalle non può evitare la frazionist­a colpevole, cade e, scivolando, finisce lunga. L’Italia, con l’accorrente Peretti, cerca di girare al largo («Quando invece avrei dovuto stare all’interno » dirà). Ma l’impatto è inevitabil­e. Anche Lucia, così, cade e trascina giù con sé Cecilia. È però abilissima a dare in fretta l’«assistenza» ad Arianna. A Martina, di conseguenz­a, spetta un super turno finale di tre giri, sebbene ormai ininfluent­e. Sud Corea (Choi Minjeong, Kim Alang, Shim Sukhee e Kim Yejin si impongono in volata) e Cina diventano imprendibi­li, ma il Canada ci mette molto a rimettersi in moto e non rientra più. L’Italia chiude terza, comunque a medaglia. Poi le decisioni al tavolo. Quasi incomprens­ibili, con l’azione incriminat­a passata inosservat­a e altre due irregolari­tà all’apparenza più leggere, di Cina e Canada, punite molto severament­e. L’Italia ci resta d’argento. Ed è un bel restarci: le ragazze sventolano il tricolore in un tripudio di gioia. Festeggia anche l’Olanda, vincitrice della finale B (quella per il 5° posto) con tanto di record del mondo (4’03”471) e promossa al bronzo. Nel quartetto c’è pure Jorien Ter Mors, già oro nei 1000 in pista lunga...

LA GIOIA Se Arianna è un mondo a parte, il merito va diviso tra tutte. Martina e Lucia c’erano già a Sochi. La prima con in grembo Rebecca e Camilla, ora in tribuna: «Nessuno ha capito quel che è successo, figuriamoc­i loro, ma averle qui rende la mia felicità tripla». La seconda convinta che «rispetto ad allora siamo tutte cresciute». Cecilia, invece, è stata riserva sia Torino sia in Russia: «È anche la medaglia di un riscatto». Quel frullatore crea meraviglie.

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