GIALLOROSSI NEL LIMBO COME LA JUVE
Champions League, se Under non basta nel gelo ucraino
Sembrava comoda la Roma in questa Champions, nonostante il gelo polare di Kharkiv. Non è uno scherzo riuscire a rompere il ghiaccio con un gol come quello del baby fenomeno Under (quinto sigillo nelle ultime 4 partite), magnificamente assistito da un Dzeko riapparso nella sua dimensione europea. Per una cinquantina di minuti i giallorossi hanno giocato da grande squadra, gestendo spazi, distanze e pallone con lo stesso protagonismo esibito a Londra qualche mese fa in quel non dimenticato pareggio contro il Chelsea di Conte. Invece la Roma ha pagato sul piano mentale il pareggio dello Shakhtar – figlio di un lapsus di Florenzi – e ha lasciato campo ai brasiliani d’Ucraina e alla loro capacità di allargare il fronte, per colpire la difesa dopo averla aggirata alle spalle. C’è stato un calo fisico. Ed è curioso che il gol decisivo – come nel caso di Buffon con la Juve contro il Tottenham – sia arrivato su una punizione non irresistibile: qui ha beffato Alisson fino a quel momento protagonista di parate super. Il salvataggio sulla linea di Bruno Perez a un amen dal traguardo, consegna agli archivi il 2-1 (stesso kappaò rimediato in questo stadio dal Napoli) che è un risultato a metà strada e lascia tutto aperto, compreso qualche rimpianto. Soltanto tre squadre sono già nei quarti, per loro il ritorno è una formalità. Non a caso due sono inglesi, City e Liverpool, espressione della nuova egemonia che si sta imponendo sul calcio europeo. I quattro gol confezionati in casa del Basilea e i cinque dei Reds nella tana del Porto ci danno la misura di una crescita importante e del gap che si allarga tra i colossi del made in England e la classe media del continente. Il terzo volo è quello del Bayern, anche se il 5-0 sul Besiktas contiene la bugia di un match giocato per 75 minuti in undici contro dieci. Il resto è ancora aperto, con diverse sfumature, non irrilevanti. La Juve deve andare a vincere in casa del Tottenham, e può farlo se saprà giocare con coraggio, sfruttando il vantaggio di non essere più favorita. Sappiamo che i tecnici italiani, in genere, danno il meglio quando si muovono dall’opposizione. L’abbiamo visto l’altra sera con Antonio Conte, in Chelsea-Barça, e c’è stata una conferma ieri a Siviglia, dove Montella ha messo in difficoltà il Manchester United di Mou, salvato da un prodigioso De Gea (0-0). Il Real ha pagato con gli infortuni a Modric e Marcelo il successo preso per la coda col Psg e ha più possibilità di passare il turno rispetto ai francesi. Si respira una deriva abbastanza scontata, mancano delle vere e proprie sorprese. Possiamo aspettarcele da Parigi e – magari in positivo – da un guizzo delle italiane.