La Gazzetta dello Sport

Team Sprint senza acuti «Il quinto posto un fallimento»

●Pellegrino amaro dopo la finale vinta dalla Norvegia: «Credevo nel podio» Noeckler: «Ma non abbiamo sbagliato»

- Stefano Arcobelli INVIATO A PYEONGCHAN­G (SUD COREA)

Neanche l’alleanza di ferro con il «gemello» di tante battaglie Dietmar Noeckler è bastata a Federico Pellegrino per domare i dioscuri della Team Sprint tl: la coppia vicecampio­ne del mondo, da tutti pronostica­ta per il podio olimpico, resta giù per terra, quinta e rassegnata, a 16” dalla medaglia. Chicco non partecipa alla volata perché quel gap che gli aveva lasciato il compagno, andato in crisi di gambe nell’ultima salita prima di dare l’ultimo cambio, non era più colmabile: l’Italia è dietro gli svedesi Hellner-Halfavarss­on, beffati dalla Francia per il bronzo grazie alla scelta di puntare su Manificat (anziché su Chanavat) e Jouve; l’Italia guarda certo con malcelata invidia alla nuova coppia d’argento russa, Spitsov-Bolshunov, per non dire ai norvegesi d’oro, quel Sundby che cerca di far dimenticar­e una squalifica doping, equelll’ inarrestab­ile Klaebo, diventato il quarto under 22 a conquistar­e 3 ori olimpici dopo gli sciatori Eric Heiden (Usa) e Toni Sailer (Aut) e il pattinator­e coreano Victor An.

RECORD Klaebo che stacca tutti è il volto felice dei Norge, già a 12 ori a Pyeong Chang a 2 dal record del Canada di Vancouver 2010, e con 13 medaglie solo nel fondo (eguagliata l’Urss di Calgary ’88). Un oro che – dopo il 2° posto da solo – Pellegrino avrebbe voluto tentare con una volata da iridato. «Abbiamo fallito – fa Chicco senza giri di parole –, speravamo ci fossero più sprinter e c’erano invece più fondisti da lunghe distanze, ma non possiamo che essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto e dato in 4 anni, un percorso bellissimo. La medaglia che mettevo all’80% in conto sarebbe dovuta arrivare in questa gara ed invece è arrivata da solo. È un gran peccato, un gran dispiacere: è il bello e il brutto dello sport, arriva una medaglia quando meno se l’aspettano e non arriva quando più se l’aspettano. Non è stato facile per me, per Didi perché dopo il mio argento lui ci credeva molto, non è stato facile all’interno del team gestire la pressione, io gli ho dato piena fiducia, e alla fine tutti eravamo d’accordo». E Didi: «Non abbiamo sbagliato niente, gli altri sono stati più forti». Così, Pellegrino domani saluterà la Corea con «il dente avvelenato», una «torta senza ciliegiona», lui parafulmin­e di un mondo che non può più vivere solo di ricordi: «Io non corro per migliorare i record di un altro fondo ma per questo magnifico gruppo unito di ragazzi tra i quali il più vecchio è Noeckler che non ha 30 anni». La staffetta di domenica è diventato il bivio di questo «vorrei ma non posso» del gruppo Pellegrino ancora in fase di maturazion­e («È stato duro da mandare giù il 7° posto»), con difficoltà nel passo pattinato, fino a 10 anni fa il punto di forza dei moschettie­ri azzurri: «Abbiamo fatto un punto, non possiamo piangerci addosso, perché non c’erano più riferiment­i. A fine stagione ci ritroverem­o per varare il prossimo quadrienni­o: questo gruppo non si tocca». Si tratterà di capire il futuro – a cominciare dalla scelta del capo Sepp Chenetti se continuare o staccare – dopo la 50 km di sabato con De Fabiani, Rastelli e compagnia che finora sono stati convincent­i in alternato.

ORGOGLIO «Noi ci stiamo ricostruen­do da soli, è più avvincente e bello per il gruppo essere artefici pienamente del nostro destino, dei nostri risultati — chiosa Chicco —. Anni fa si curavano quelli che vincevano e non quelli che dovevano arrivare a vincere. Poi è arrivato un Pellegrino che a 20 anni fa podi, un De Fabiani che a 21 anni a Sochi entra nei 20: ma sono colpi di fortuna se sono saltati fuori i talenti».

 ?? LAPRESSE ?? L’abbraccio tra Federico Pellegrino, 27 anni, e Dietmar Noeckler, 29: quinti con rimpianti
LAPRESSE L’abbraccio tra Federico Pellegrino, 27 anni, e Dietmar Noeckler, 29: quinti con rimpianti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy