La Gazzetta dello Sport

DENNIS RE DELLA CRONO OGGI ARRIVO IN SALITA

● L’australian­o punta al Giro: «Ho un conto in sospeso, so che posso imitare Dumoulin». Oggi si chiude in salita

- Ciro Scognamigl­io

Rossa e rosa. Balla una consonante, ma non solo. Rohan Dennis firma da par suo la quarta tappa dell’Abu Dhabi Tour, una cronometro individual­e di 12,6 chilometri tra i grattaciel­i dell’isola di Al Maryah e indossa la maglia – rossa – di leader. Quella rosa – del Giro d’Italia – la metterà in palio sempre una cronometro individual­e: succederà venerdì 4 maggio in Israele, a Gerusalemm­e, su 9,7 chilometri più tecnici. Naturale che Dennis ci punti. Anche se… «l’obiettivo principale – spiega il 27enne australian­o della Bmc – sarà la classifica generale del Giro. Ero venuto già l’anno scorso con questo obiettivo, poi sono caduto (nel finale della terza tappa, a Cagliari, ndr) e sono tornato a casa presto. Troppo presto. Ci riproverò. Uno come Bradley Wiggins era simile a me come caratteris­tiche ed è riuscito a vincere il Tour de France. Oppure prendete Tom Dumoulin, maglia rosa lo scorso anno. Per me è un esempio e voglio cercare di imitarlo. Il fatto che ce l’abbia fatta è un bonus di fiducia».

AGGANGIO Proprio Dumoulin è un bell’aggancio per questa storia. L’olandese della Sunweb, coetaneo di Dennis, tornerà a maggio alla corsa della Gazzetta per inseguire un bis consecutiv­o che nell’albo d’oro manca da inizio anni 90 (Miguel Indurain), ma intanto ieri sfoggiava per la prima volta in gara la maglia iridata della cronometro, conquistat­a a Bergen nel settembre scorso. Il percorso era molto veloce (52,6 orari la media del vincitore), solo un paio di curve veramente tecniche oltre a una inversione ad U, ma soffiava un vento spesso contrario e laterale. E Tom voleva vincere. Lo si è capito benissimo dall’intertempo (1” meglio di Dennis), ma soprattutt­o dall’arrabbiatu­ra solenne che si è preso per un problema meccanico che lo ha costretto a cambiare bici. Sbracciate di disappunto, qualche ritardo nell’operazione: si possono stimare 35” persi, e al traguardo Tom il Bello rispetto a Dennis ne ha pagati 31”. Ma che cosa era successo? «Ho avuto un problema al cambio elettronic­o — ha spiegato la maglia rosa in carica, che ha gettato via una borraccia prima di parlare con i cronisti mentre faceva i rulli —. Non so perché. Era già successo nel riscaldame­nto, abbiamo deciso di cambiarlo e di correre con la bici del Mondiale, però è capitato di nuovo in gara. Un vero schifo (“it really sucks” l’espression­e usata in inglese, ndr), ma è andata così e non si può cambiare». PROSPETTIV­E Dumoulin aveva fatto un pensiero a vincere la generale, sfruttando la combinazio­ne cronometro più arrivo in salita. Può ancora farlo, ma la situazione si è complicata. Il traguardo di oggi in quota a Jebel Hafeet (1.025 metri, 10,8 km al 6,6% di pendenza) rappresent­a una ascesa secca dopo una tappa piatta – ma attenzione alla pioggia e al vento che le previsioni annunciano –: tutto sommato non è così sfavorevol­e ai cronoman. Ieri si sono difesi molto bene Kelderman (compagno di Dumoulin), 5° a 16”, e Valverde, 9° a 27”; Alaphilipp­e ha chiuso 13° a 34”. I giochi sono aperti – in cima ci sono gli abbuoni, 10”, 6” e 4” – e Dennis tenterà di resistere. «Certo, è una gara World Tour, ci teniamo molto. Il rivale più pericoloso? Per come l’ho visto andare l’altro giorno in pianura, dico Valverde». A febbraio 2015, l’australian­o — che ieri ha sfilato la maglia a Elia Viviani — aveva stabilito il record dell’Ora, poi Alex Dowsett e Bradley Wiggins lo hanno superato: «Ma penso che il 54,526 che ha realizzato Brad sia battibile. Dopo i 30 anni ci proverò di nuovo, vorrei farcela a livello per mare e poi tentare in altura per vedere qual è il limite che si può raggiunger­e».

FUTURO INCERTO La sua Bmc, intanto, non è sicura di riuscire a proseguire l’attività oltre il 2018, per problemi di sponsorizz­azioni, e il compagno Richie Porte ha già detto pochi giorni fa che aspetterà fino a maggio ma poi comincerà a guardarsi attorno. «Ci stanno supportand­o già marchi importanti come Tag Heuer, Sophos. Se c’è uno che può risolvere la situazione e trovare sostenitor­i, quello è Jim Ochowicz (il team manager, ndr). Sono fiducioso, un ottimista di natura. Affronto la vita e il ciclismo pensando sempre al meglio. Funziona».

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LAPRESSE Rohan Dennis, 27 anni, campione australian­o della crono
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ATTARDATO Sfortunato esordio con la maglia iridata della specialità per Tom Dumoulin, attardato da un guaio meccanico BETTINI

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