«Giochi da 7 A Pechino faremo meglio»
●«Peccato per i due Fischnaller, l’emozione più grande dalla Fontana. Lo sci? Investiremo»
Anche in un sabato nero, a zero, Giovanni Malagò non perde il buon umore e pesa le medaglie nel bilancio di fine Olimpiade. Il presidente del Coni parla delle sue emozioni, di quest’Italia con più sport sul podio (6), alla prima senza ori maschili o tutti rosa della stessa regione (Lombardia), alla prima con 3 titoli senza precedenti (Goggiadiscesa, Moioli-snowboard, Fontana short-track).
L’emozione più forte?
«L’oro di Arianna: dopo 24 anni la portabandiera che vince oro, argento e bronzo è una cosa bellissima: è nel pantheon dello sport, un grazie per sempre».
Il suo voto?
«Un 7, è stata un’Olimpiade complicata perché c’erano tante aspettative, avevamo una squadra forte ma ci si rimette in discussione sempre. Anche per noi è un esame, non solo per gli atleti. Ho giocato d’anticipo quando parlavo di doppia cifra, consapevole che su 122 atleti solo 2530 sarebbero stati da medaglia».
S’era immaginato un finale diverso?
«Pensavo a una bella giornata, ma vedere Fischnaller fuori per 6/100 stramaledetti a causa della pista e di un programma compresso rispetto all’originario, mi è dispiaciuto come per la Lollobrigida. Lui ha 38 anni e l’ha presa con serenità, lei è stata fantastica lo stesso. Si rifarà».
E’ arrivata anche la beffa di Zoeggeler mancato membro Cio.
«Armin è una leggenda, l’hanno battuto atleti dalla storia imbarazzante».
Di cosa va più fiero?
«Abbiamo incrementato del 25% le medaglie rispetto a Sochi e mai con tanti medagliati così giovani: 10 podi con 3 ori così è una cosa eccellente di cui deve andare fiera soprattutto la Lombardia. Tra 4 anni a Pechino son sicuro che incrementeremo il bottino perché chi non ha vinto qui ha fatto esperienza, penso agli slittinisti».
DIECI PODI CON TRE ORI È UN BOTTINO ECCELLENTE
SEI SPORT PREMIATI, ORA PUNTIAMO A BIG AIR E FREESTYLE
GIOVANNI MALAGÒ PRESIDENTE CONI
Zero medaglie nello sci alpino uomini, le critiche di Innerhofer e del fondista Pellegrino.
«Lo sfogo di Innerhofer sui ricambi? Succede. E Pellegrino ha chiamato me e Roda solo per dirci grazie: era stato messo nelle migliori condizioni. Lo slalom? Ci sono problemi, ma nel prossimo quadriennio possiamo affrontarli per migliorare; 500.000 euro di investimento non è garanzia di risultato. Chi viene dopo di me se non vince 3 ori e 10 medaglie ha fallito. Abbiamo fatto salire l’asticella. E abbiamo rimpianti come i due millesimi di Fischnaller dello slittino: ma ora lo slittino è una squadra competitiva, sembrava che dopo Zoeggeler fosse finito tutto».
Nel bob, freestyle e nel nordico non sono mancate le ombre.
«Bisogna investire su specialità giovani come halfpipe, big air e freestyle: è più complicato vincere in nuove discipline, ma non possiamo disinteressarcene. Ci aspettavamo di più da altri sport».
E’ un’Italia che conta di più?
«La prima medaglia l’abbiamo vinta il giorno in cui tutto il Cio era a Casa Italia, questa bellissima avventura ha avuto un importantissimo investimento diplomatico in vista anche della Sessione a Milano di settembre 2019».
Avete parlato di candidatura olimpica? «No». La Fontana s’è rivolta all’Italia che sta per votare?
«Avrei detto le sue stesse cose, lo sport dia un segnale al Paese: noi facciamo miracoli, con la nostra spina dorsale di base, il volontariato, senza l’apporto della scuola. Negli altri Paesi non funziona come da noi e poi dobbiamo sfidare potenze come la Germania, la Norvegia, la Francia, gli Usa o il Canada».