La Gazzetta dello Sport

Melandri avvio boom «Avevo promesso alla mia bambina che avrei vinto»

●Primo al 1o GP. «Me l’ha chiesto Martina: “Papà, prendi la moto e battili”». Gran Bayliss: 2° a 48 anni!

- Paolo Gozzi PHILLIP ISLAND (AUSTRALIA)

Che partenza per Marco Melandri e la Ducati: nell’apertura del Mondiale il piccolo 35enne romagnolo si è cucinato le Kawasaki vincitutto, lasciando per strada il triplice campione Jonathan Rea, 5o e tradito dalla gomma, e fulminando nel finale l’altra verdona di Tom Sykes. La Ducati — che festeggia anche il grande 2o posto a 48 anni di Troy Bayliss nella Sbk australian­a — ha piazzato sul podio pure il gallese Chaz Davies davanti allo spagnolo Xavi Forès: tre Panigale ai primi 4 posti. Un tripudio per pilota e moto che ridà interesse al campionato delle derivate ed entusiasmo all’Italmoto a tre settimane dal via della MotoGP. All’alba Melandri, è ripartito in gara 2 da leader Mondiale.

Marco, all’inizio sembrava la stessa storia: Kawasaki davanti e Ducati a rincorrere. Poi...

«Mi aspettavo la sparata di Sykes, ma immaginavo che poi avrebbe mollato un po’. Invece ci dava dentro di brutto, avevo Rea davanti e pensavo che potesse riportarsi sotto. Ma anche lui faticava e ho cominciato a preoccupar­mi. Col pieno la Ducati non era così competitiv­a, le Kawasaki erano partite aggressive e a metà gara facevo fatica a stare attaccato. C’erano 2-3 curve dove faticavo tanto. Ma non mi sono perso d’animo».

Qual è stata la svolta?

«Quando le gomme hanno cominciato a mollare un po’ ho passato Rea, chiuso il divario da Sykes e capito che era più in difficoltà di me. È stato un piano perfetto».

Avevate gomme diverse dalla Kawasaki?

«Loro hanno scelto la stessa soluzione di un anno fa, noi la nuova copertura con sezione maggiorata, mi dava più stabilità sul dritto. La mescola era identica».

Si era lamentato delle nuove regole tecniche anti-Ducati, con limitatore dei giri motore abbassato d’ufficio. Invece siete andati 12” più forte di un anno fa.

«Phillip Island è un tracciato particolar­e, siamo riusciti a usare gli stessi rapporti del cambio ma in 3-4 curve sono andato sempre al limitatore e sono stato costretto a rialzare la moto in maniera innaturale, solo per cambiare marcia».

Rea è scivolato 5o per cedimento della gomma. Ma né in prova né in gara è sembrato il Cannibale dei tre Mondiali di fila.

«Per la prima volta l’ho visto guidare sporco, faceva molti errori, era nervoso. Spingeva, ma non volava. L’ho visto più umano, come noi».

Qui lei fa la differenza nell’ultima curva, a sinistra, velocissim­a. Come si fa?

«Lì si sta piegati tanto e uscire forte significa guadagnare molta velocità nel rettilineo. Mi ha aiutato molto per farmi sotto, e riuscivo anche a risparmiar­e gomma rispetto alle Kawasaki. Mi è sempre venuta bene, con tutte le moto e in tutte le categorie».

Qui nel 2006 vinse in MotoGP con Valentino Rossi 3o. Ci ha ripensato?

«No, però mentre vedevo il traguardo sempre più vicino ho pensato che a Phillip Island ho fatto poker. Ho vinto in tutte le categorie: 125 (nel lontano 1999; n.d.r.), 250, MotoGP e Superbike. Credo che nessun altro ci sia riuscito».

Questa vittoria significa che può giocarsi il Mondiale?

«Ho un anno di esperienza con la Ducati e con la squadra. Sapevo di essere più forte fisicament­e e mentalment­e. In inverno ho lavorato sodo per limare le mie difficoltà.Vedremo durante il campionato se ci siamo riusciti. Sono certo che ci IRIDATO 250 NEL 2002

IL MONDIALE? REA PARE PIÙ UMANO, MI TOGLIERÒ DELLE SODDISFAZI­ONI

MARCO MELANDRI

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Marco Melandri, 35 anni, festeggia col team Aruba. A destra sulla Ducati ALEX PHOTO/GETTY

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