La Gazzetta dello Sport

IL MILAN ITALIANO ESEMPIO PER TUTTI

I successi rossoneri e la Nazionale

- TEMPI SUPPLEMENT­ARI di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it

Il nuovo c.t. azzurro, Gigi Di Biagio, ieri ha cominciato a lavorare con i giovani più interessan­ti per la Nazionale che verrà. Mancavano quelli del Cagliari e del Napoli, in campo in serata, e gli altri impegnati domani in Coppa Italia, a cominciare dai molti del Milan. Peccato, perché sarebbe stata ancora più evidente la coincidenz­a che lega il grande momento dei rossoneri con i primi passi della ricostruzi­one azzurra.

I giusti e unanimi elogi a Gattuso, pensando ai suoi nuovi obiettivi da raggiunger­e, dalla finale di Coppa Italia all’assalto al quarto posto dell’Inter, senza trascurare il sogno di rientrare in Champions vincendo l’Europa League, rischiano però di far passare in secondo piano un grande merito della società rossonera. Dietro le scelte di Gattuso e i successi del Milan, c’è infatti una nuova anima italiana che rappresent­a un modello, perché soltanto riducendo il numero degli stranieri, specie di bassa qualità, il nuovo c.t. della Nazionale potrà avere più possibilit­à di scelta.

Il dato non è nuovo, ma proprio perché ormai rappresent­a una tendenza consolidat­a, e non una semplice casualità, vale la pena di essere analizzato. Domenica sera a Roma, nella prima partita vinta in trasferta contro una squadra che lo precede in classifica, nella formazione iniziale il Milan aveva più italiani (6) che stranieri: Donnarumma, Calabria, Bonucci, Romagnoli, Bonaventur­a e Cutrone, tutti titolari per scelta e non per necessità. Questi, invece, i numeri che si riferiscon­o alle altre squadre davanti ai rossoneri. Nel Napoli c’è soltanto un italiano: Insigne. Nella Juventus, che doveva affrontare l’Atalanta, gli italiani in formazione erano 4: Buffon, Rugani, Chiellini e Marchisio. Nella Lazio, che ha stravinto contro il Sassuolo, erano 2: Murgia e Immobile. Nell’Inter, che ha battuto a fatica il Benevento, erano 4: Ranocchia, D’Ambrosio, Gagliardin­i e Candreva. Nella Roma, infine, c’era soltanto Pellegrini.

Come si può vedere, il contrasto è stridente, anche perché la base italiana del Milan parte dalla difesa, in cui l’unico straniero è lo svizzero Rodriguez, tra l’altro uno dei più deludenti fin qui. E la difesa non è soltanto il nuovo punto di forza creato da Gattuso, ma è sempre stata anche il punto di forza delle nostre nazionali più vincenti, in passato grazie ai blocchi della Juventus, con Bearzot prima e Lippi poi.

È vero che un Milan più italiano era il sogno di Berlusconi, ma soprattutt­o è vero che, a parte l’ultimo acquisto di Bonucci e quelli precedenti di Romagnoli, fortemente voluto da Mihajlovic, e di Bonaventur­a strappato da Galliani all’Inter, i vari Donnarumma, Calabria e Cutrone sono i gioielli del settore giovanile, ereditati dalla nuova gestione, da cui sono usciti anche Antonelli, De Sciglio e Locatelli. Una aggiornata dimostrazi­one che vale la pena seguire questa strada, invece di cercare presunti rinforzi stranieri e nemmeno giovani per il futuro, come Reina o Strinic. Soltanto così si crea l’attaccamen­to alla maglia, che non si acquista per nessuna cifra, grazie al quale Baresi ha accettato di giocare due campionati in Serie B, prima di vincere tutto con il Milan. Non sappiamo se i rossoneri riuscirann­o a tornare in Champions, ma intanto questo Milan italiano è un esempio per tutti, senza dimenticar­e i meriti di Montella che lo aveva riportato in Europa League ed era stato il primo a credere in Cutrone. Anche se oggi è giusto applaudire Gattuso, capace di creare un gruppo così unito che il convalesce­nte Conti, domenica sera a fine partita, saltellava felice ad abbracciar­e i compagni coi quali non ha quasi mai giocato. Guarda caso, un altro italiano. Il prossimo della serie.

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