Renzi “blinda” la leadership «Se va male? No, non lascio»
●Il segretario dem: «Ho vinto le primarie» E Berlusconi: «Con lui nessun dialogo»
C’è Matteo Renzi che si vede ancora alla guida del Pd, anche in caso di risultato sotto le aspettative. E c’è Silvio Berlusconi che sembra scacciare l’idea di un’intesa con il segretario dem, spiegando che «è difficile recuperare il rapporto con Renzi». E da Liberi e Uguali arriva la stoccata all’ex premier: «Renzi al governo ha fatto peggio di Berlusconi», dicono gli ex del Pd. Sul fronte del M5S, alle prese con il rinvio a giudizio del sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque (per lui le accuse di turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio) il candidato premier Luigi Di Maio polemizza con il Pd («quello per loro è un voto sprecato, andranno sotto il 20%»), polemizza con la Rai («è contro di noi, sta dando il peggio di sé. Noi siamo per cambiare la governance dell’azienda») e annuncia per giovedì i nomi della lista dei ministri di un potenziale governo “grillino”, dopo quello del generale dei carabinieri, Sergio Costa, all’Ambiente. A cinque giorni dal voto, la campagna elettorale per le Politiche del 4 marzo spara le ultime cartucce.
SCENARIO Renzi in tv ha garantito che non lascerà la segreteria del Pd, qualora il risultato elettorale di domenica dovesse essere per i dem particolarmente negativo. «Non ci sarà nessun passo indietro e trovo sconcertante che tutto il tema della campagna elettorale sia su quello che faccio io», ha spiegato il leader dem, sottolineando: «Io sono stato eletto attraverso le primarie del Pd, con milioni di voti, non con qualche click sul sito della Casaleggio», ha detto, con una frecciata rivolta a Di Maio. «Se si può recuperare qualcosa nel rapporto con Renzi? No, la vedo difficile», ha invece detto il presidente di Forza Italia, Berlusconi, quasi rispondendo a distanza all’accusa di Renzi. «Un altro Patto del Nazareno? Lo ha rotto Berlusconi, non era un accordo di governo o politico, era un’intesa sulla riforma delle istituzioni. La responsabilità della rottura è di Berlusconi», aveva detto Renzi. Dalla destra radicale di CasaPound arriva l’appoggio in caso di un governo guidato dal leader leghista Matteo Salvini, che risponde: «Dopo i risultati, dal 5 marzo, sono pronto ad ascoltare tutti». Ma sugli equilibri e sulla leadership del centrodestra sarà decisiva la manifestazione congiunta, giovedì a Roma. Ieri il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, ha riproposto come premier Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. Un nome però già bocciato da Salvini e non apprezzato anche da Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia.
LA CHIAVE L’affondo di Di Maio: «Il Pd è sotto il 20% E la Rai contro di noi dà il peggio di sé»
Per il centrodestra rispunta il nome di Tajani premier: c’è il “no” di Salvini