La Gazzetta dello Sport

«Il maestro Sarri come Vessicchio: che orchestra questa squadra»

●Scarsi a giocare a pallone, si sono dati ai video: «E se quest’anno si vince... amnistia per Higuain»

- Gianluca Monti NAPOLI

La loro «Operazione Sanremo» è andata a buon fine, l’operazione scudetto del Napoli è in divenire ma le premesse per un successo ci sono tutte anche perché il gruppo di Sarri somiglia molto per coesione a quello dei The Jackal. Tredici napoletani, compresa l’ex calciatric­e Annalisa, che spopolano sul web con i loro video esilaranti ed hanno avuto successo anche al cinema. Non si capisce se siano loro ad aver sfruttato la popolarità del Festival o viceversa, fatto sta che i tormentoni dei The Jackal («uscite Vessicchio», «termostato» ed il celebre «Gnigni» pronunciat­o da Favino e non solo a più riprese) sono ormai un cult e le loro produzioni (da «Gli effetti di Gomorra sulla gente» al video con Luis Fonsi sulle note di Despacito) fanno registrare numeri incredibil­i: 124 milioni di visualizza­zioni su YouTube, 1.753.000 fan su Facebook.

The Jackal, tutti tifosi del Napoli?

«Lo sono in particolar­e Ciro e Fabio, che ha addirittur­a un cane di nome Pocho. Poi c’è chi è “agnostico” come Fru, che è andato al San Paolo solo per Napoli-Elfsborg ma pensava di potersi comportare come se fosse al cinema. Comunque, siamo democratic­i: nel gruppo c’è anche uno juventino. In realtà, lui è il più grosso di tutti e quindi facciamo finta di nulla».

Avete «condiziona­to» Sanremo a colpi di tweet, ma ad un certo punto ne avete dedicato uno al campionato: che è successo?

«La finale del Festival coincideva con Napoli-Lazio e gli azzurri avevano appena segnato. Noi su un monitor guardavamo la Hunziker e sull’altro Mertens. È stato proprio Fru a fare quel tweet, incredibil­e ma vero visto che in realtà... era sul palco dell’Ariston avendo rubato l’identità a Favino».

Perché non ci sono molti vostri video su un argomento così popolare come il calcio?

«Non è al centro delle nostre vite, ma ce ne sono un paio. “Quando guardo le partite con la mia ragazza” è uno spaccato di quello che accade a molte coppie durante le serate di campionato e poi c’è “Il camorrista nel pallone”, al quale ha partecipat­o anche Lino Banfi. Nel girarlo, ci siamo tolti lo sfizio di calpestare l’erba del San Paolo. I giardinier­i, però, ci hanno fatto uscire in tutta fretta».

Troppo scarsi?

«Il terreno di gioco del Napoli è sacro, oltre che in gestione al club, ma in effetti sì: da ragazzini eravamo quelli che venivano scelti per ultimi nelle partitelle tra amici, così abbiamo pensato di dedicarci ad altro».

Quali sono gli «effetti del Napoli sulla gente»?

«La città si sente difesa dalla squadra. I calciatori portano con loro in campo l’orgoglio e i problemi dei napoletani, pur senza esserne consapevol­i. E poi...gol, all’improvviso. Il calcio qui ha un effetto catartico».

E «gli effetti dello scudetto» quali sarebbero?

«Lo si capirà solo quel giorno, eventualme­nte. Però, non pronuncere­mo mai quella parola fino al 20 maggio».

Cosa vi aspettate di sentire da Insigne dopo un gol vittoria visto che avete convinto Favino a dire «Gnigni» al Festival?

«Sarà un po’ oltre le righe, però ci piacerebbe un bel “afammocc” tipicament­e napoletano. Non sarebbe volgare, solo “virale”. Del resto, non è altro che il grido di rivalsa dei napoletani verso chi pensa che anche stavolta non ce la faremo, compresa quella parte di tifosi che spesso si lascia prendere dal pessimismo. Già, #afammocc può diventare l’hashtag vincente».

È Insigne il simbolo del Napoli?

«Lorenzo deve restare qui per sempre ma il nostro idolo è Sarri, il Vessicchio azzurro. È un vero direttore d’orchestra, avete visto il terzo gol al Cagliari? Grazie a lui, i calciatori si divertono lavorando. Succede anche a noi, e quel che viene fuori è un prodotto bello da vedere e che funziona».

La Juventus, invece, che parte recita?

«Per noi i bianconeri sono sempliceme­nte quelli che vincono sempre. Per questo a Napoli per adesso guardiamo ancora le partite quasi con la coda dell’occhio, sperando di schivare gli ostacoli e pronti a gridare alla fine il nostro “afammocc”».

Higuain cosa rappresent­a per i The Jackal?

«L’avversario da battere è la risposta politicame­nte corretta, però mentre giravamo il nostro film (“Addio fottuti musi verdi”) abbiamo saputo che era passato alla Juve e così sul ciak della scena 71 il regista, Francesco Capalbo (per tutti Francesco Ebbasta), ha scritto “scena Higuain”. Certo, è un numero “carogna” nella Smorfia, però se gli azzurri quest’anno vincono è pronta una... amnistia anche per il Pipita».

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Quattro dei componenti del gruppo The Jackal da sinistra: Fabio Balsamo, Gianluca «Fru», Ciro Priello e Simone Ruzzo
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Il maestro Vessicchio, 61 anni
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