La Gazzetta dello Sport

Finalmente Ljajic Il Toro ha bisogno della sua fantasia

●Ha perso due mesi, tra infortunio e «gavetta» A Verona ha fatto capire che può essere importante

- Fabrizio Turco TORINO

Un paio di guizzi positivi, una bella intuizione, qualche giocata sempre cercando di trovare l’iniziativa giusta per mettere il Gallo davanti alla porta. Adem Ljajic è tornato: a Verona, domenica, ha colleziona­to la prima presenza dell’anno nuovo e gli indizi del suo rilancio stavolta ci sono tutti. Dopo due mesi da spettatore, il serbo è tornato perché ha convinto in allenament­o Walter Mazzarri. Pur senza mai alzare la voce o protestare, Ljajic è stato forse il granata che ha impiegato più tempo a cogliere i dettami del nuovo direttore d’orchestra; ma quando ha iniziato a interpreta­re nel modo migliore lo spartito, ecco che le porte del Toro si sono riaperte. Fino alla scorsa settimana, quando ha lavorato sodo, ha dimostrato di poter svolgere le due fasi con la stessa efficacia e ha convinto Mazzarri a convocarlo per la partita nonostante quel piccolo affaticame­nto che ha avvertito a fine seduta di rifinitura di sabato e che rischiava di costargli un’altra esclusione. A Verona, poi, in un pomeriggio decisament­e opaco, il recupero di Ljajic è stata una delle note liete in tinta granata: dopo un lungo riscaldame­nto per saggiarne la tenuta, il serbo è stato schierato al 25’ della ripresa al posto di Acquah ed era scontato che non potesse essere lui a «cambiare» la partita.

GUAI Adem, infatti, si era infortunat­o lo scorso sabato 16 dicembre, nel finale di una partita con tante ombre e poche luci contro il Napoli. L’ex viola era subentrato all’inizio del secondo tempo a Valdifiori ma le cose non erano andate bene: dopo 35 minuti di alti e bassi, infatti, il trequartis­ta era stato costretto a lasciare il campo a causa di un guaio muscolare, lasciando così il Toro in dieci negli ultimi dieci minuti di partita. Nei giorni successivi, gli esami strumental­i evidenziar­ono una distrazion­e al bicipite femorale destro che lo ha costretto ad un lungo recupero. Da quel pomeriggio, infatti, sono trascorsi 74 giorni durante i quali il serbo ha dovuto prima ristabilir­si dal punto di vista fisico e poi recuperare la condizione migliore e, soprattutt­o, la consideraz­ione dell’allenatore.

A TESTA ALTA A far presagire il rilancio a Verona era stato infatti proprio Mazzarri che alla vigilia aveva detto: «I ragazzi che alleno devono incarnare lo spirito dell’allenatore, e quindi giocare entrambi le fasi in un certo modo. C’è chi lo capisce prima e chi lo capisce dopo: ho parlato ad Adem e credo che in queste sei settimane di lavoro assieme abbia capito quello che gli chiedo e quindi tornerà a giocare perché non ho preclusion­i nei confronti di nessuno». Detto fatto: dopo le sei panchine senza giocare un minuto contro Bologna, Sassuolo, Benevento, Sampdoria, Udinese e Juventus, adesso Ljajic è tornato. Ed è tornato a modo suo: giocando a testa alta, cercando la giocata decisiva, provando ad inventare. Ovvio che dopo due mesi di assenza il suo rendimento non potesse essere memorabile, ma il rientro non può che essere una nota positiva per il Toro che ha dimostrato di avere bisogno delle doti e della classe del suo fantasista.

MUSICA GIUSTA Ora, dunque, tocca a lui dimostrare di aver davvero voltato pagina: il rapporto di amore-odio con il suo connaziona­le Mihajlovic fa parte del passato, adesso si tratta di conquistar­e i galloni dell’uomo decisivo anche nel nuovo corso granata. Il tecnico toscano, infatti, sta dedicando al suo reparto offensivo una cura particolar­e, uno studio dettagliat­o per soppesarne le potenziali­tà ma sempre tenendo in grande consideraz­ione gli equilibri di squadra. Ljajic ha le qualità per caricarsi il Toro sulle spalle; a patto, però, di continuare a suonare secondo la partitura musicale imposta da Mazzarri. Stonare ancora vorrebbe dire compromett­ere tutti gli ultimi passi avanti.

IL RILANCIO Ha impiegato più tempo degli altri per avere la fiducia di Mazzarri

Ha le qualità per caricare la squadra, a patto di suonare lo spartito del tecnico

 ?? LAPRESSE ?? Adem Ljajic, 26 anni, è nato a Novi Pazar, in Serbia. E’ al Torino dal 2016 provenient­e dall’Inter
LAPRESSE Adem Ljajic, 26 anni, è nato a Novi Pazar, in Serbia. E’ al Torino dal 2016 provenient­e dall’Inter

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