Coast to coast ZAPATA-WEAH SI FA 80 METRI PER PRENDERE PERLA E GLORIA
IL COLOMBIANO DELLA SAMP SEGNA CON UN PALLONETTO DOPO UNA CORSA DA UN’AREA ALL’ALTRA. HAMSIK SFRUTTA IL GIOCO DI SQUADRA, PER MILINKOVIC SOLITA PRODEZZA
Gli 80 metri non sono una specialità dell’atletica, che passa direttamente dai 60 ai 100 e, si sa, sono dominio reale di Usain Bolt. Nel calcio invece, quegli 80 metri palla al piede lo sono, una specialità, anche se per pochi: si chiama «coast to coast», come nel basket – solo che lì la distanza da percorrere è ben più breve – e ha appena registrato all’ingresso un nuovo membro. Duvan Zapata ha pennellato il suo graffito stendendolo per lungo sul prato di Marassi: blocchi di partenza sistemati sul limite dell’area della Sampdoria, dove i blucerchiati di testa hanno appena liberato con un colpo di testa, e traguardo appena oltre la riga dell’area dell’Udinese. Dall’altra parte, in un altro mondo. Nel quale Duvanone entra di prepotenza, scatenando la falcata a passi lunghi e sempre con il pallone davanti a sé: prima supera con un tocco Stryger Larsen, e a quel punto il campo si spalanca. E lui deve solo correre. Resiste a Fofana, un altro che ha gambe da quattrocentista, e un po’ la freschezza di essere entrato da poco aiuta il centravantone. È l’83’, lui ha messo piede in campo neanche un quarto d’ora prima. È pure troppo presto perché dalla panchina possa arrivare l’invito alla «bandierina», cioè il rifugio sull’angolo per difendere palla e giocare con il cronometro, visto che la Samp sta già vincendo 1-0. No, Duvanone tira dritto. Ma arrivato a un certo punto correre non basta più. Zapata colpisce con il sinistro e il pallone assume una parabola imprendibile, bellissima, una sospensione del tempo che si riattiva all’angolo opposto, in rete. Un po’ George Weah, per la corsa con le scarpette arancioni così simili alle rosse del liberiano (tra le primissime colorate a metà Anni Novanta) contro il Verona, partita indimenticabile proprio per quel gol, in parte Andryi Shevchenko, che con un tiro simile a quello di Duvan superò Buffon in un Milan-Juve del 2001.
INVOLONTARIO «Ho tirato lì ma ho avuto fortuna», disse Sheva, simbolo di estrema onestà. «Volevo crossare», ha ammesso Zapata per spiegare quella traiettoria quasi incomprensibile. L’involontarietà non toglie bellezza né efficacia – al pari del colpo di tacco non voluto di Cutrone alla Roma – al gesto di Duvan, che anzi nella sua confessione rivela di aver visto Quagliarella sul secondo palo e di volerlo servire: insomma, ha alzato la testa, dopo 80 metri di corsa, dimostrando una lucidità invidiabile. In sostanza, il gol di Duvan Zapata – che comprende il coast to coast e il pallonetto a incrociare – è la perla della settimana e anche del mese di febbraio.
IL PODIO Poi, visto che il calcio è uno sport bellissimo – potremmo dire il più bello, ma saremmo di parte – la 26a giornata ci ha regalato prima il gol di Zapata, cioè l’iniziativa del singolo che si fa tutto il campo palla al piede, poi il gol del 3-0 del Napoli a Cagliari, che Hamsik trasforma dopo una lunga serie di passaggi tra tutti e 11 i giocatori in maglia azzurra, per il secondo posto settimanale. Una specie di ritorno alle origini del calcio, con il passaggio dal «dribbling game» della fondazione inglese al «passing game» sviluppato dagli scozzesi. Il terzo posto va infine a Sergej Milinkovic, presenza fissa di questa rubrica: destro da fermo sotto l’incrocio contro il Sassuolo. Sì, c’è stata una deviazione, ma come per l’involontarietà di Zapata anche qui non toglie bellezza al gesto.