L’Atalanta ci prova Il Papu la tradisce Pjanic non sbaglia Signora in finale
●Nerazzurri aggressivi e veloci, ha funzionato De Roon avanzato Allegri, buone notizie: Dybala c’è
L’Atalanta incassa un’altra discreta dose di complimenti, però in finale di Coppa Italia va la Juve per la quarta volta di fila. Decisivo un gol su rigore di Pjanic, episodio che fa discutere perché il rigore è in realtà un rigorino, contrasto in cui si nota una «spintina» di Mancini a Matuidi, ma pure il francese un attimo prima aveva allungato un braccio sull’avversario. Il classico penalty di frontiera, che si presta a speculazioni di ogni genere, tanto più se c’è di mezzo la Juve. L’Atalanta incassa la seconda eliminazione in sei giorni e come col Borussia in Europa League bisogna risalire la corrente fino a Gomez. Nel ritorno contro i tedeschi il «Papu» si era mangiato il gol del 2-0, allo Stadium più o meno si è ripetuto: sullo 0-0 e a porta vuota, con Buffon fuori dai pali, l’argentino ha colpito il palo da circa 40-45 metri. Uno del suo livello è chiamato a segnare, in quella situazione, anche se non calcia col piede preferito. Come a Reggio Emilia contro i borussiani, l’Atalanta è passata dal possibile colpo alla beffa. Restano le belle prestazioni. Gasp allo Stadium si è preso possesso palla (54,8%) e baricentro medio più elevato, a 52,3 metri. Meglio di niente, consolazioni tattiche.
DEA IN CATTEDRA Nel primo tempo Atalanta in cattedra per possesso palla, aggressione alta e posizionamento avanzato. Spinta dalla necessità la Dea non si è fatta pregare, è partita lancia in resta a casa della Juve. Il pallone l’avevano per lo più gli atalantini e se lo scambiavano a uno-due tocchi, incuranti della neve. Movimenti codificati, a pieno regime. Nell’Atalanta nessuno sta fermo, tutti si muovono e per l’avversario è dura perché i riferimenti cambiano di continuo. Juve raggomitolata tipo un gatto sul divano, pronta a sfoderare gli artigli nelle ripartenze. E’ possibile che tale canovaccio sia stato dettato dall’obbligo di vittoria dei nerazzurri, pena l’eliminazione dalla Cioppa, ma per averne certezza aspettiamo il recupero di campionato, quando i doveri di risultato si invertiranno. Ieri si è percepita una diversità ideologica, due filosofie calcistiche opposte, conservazione (Juve) contro rivoluzione (Atalanta) o viceversa. I gasperiniani, nei primi 45 minuti,
avevano un solo handicap, i sedici metri conclusivi. Senza un centravanti vero, con Petagna indisponibile e con Cornelius in panchina, fase offensiva ad alta definizione tecnica grazie a Ilicic e Gomez, ma mancante di quid conclusivo. Ricamare è bello e gratificante, però a un certo bisogna dimenticarsi del filo e usare l’ago per pungere. Sul piano tattico, va registrata una discreta mossa del Gasp: De Roon più avanti, quasi trequartista, per disturbare la prima giocata di Pjanic. Missione riuscita, l’olandese ha sporcato la pulizia di tocco e di pensiero del bosniaco. A De Roon più su ha fatto da contraltare un Cristante più giù e tale ribaltamento di posizioni ha tolto qualcosa alla Dea negli inserimenti davanti a Buffon.
CONTROMOSSA Già nel primo tempo si erano notati certi accentramenti di Douglas Costa, alle spalle di Mandzukic. Nella ripresa Douglas tra le linee è di- ventato una costante e la contromossa di Allegri ha provocato un vulnus, una ferita, tra difesa e mediana atalantina. Gli atalantini faticavano a prendere «Speedy» Douglas e non è un caso che proprio lui, il brasiliano, abbia risposto con una traversa al palo di Gomez. Nella ripresa l’Atalanta ha sofferto di un fisiologico calo fisico, impensabile mantenere gli stessi standard di pressione della prima parte. Gasperini ha provato a riempire l’area juventina con l’innesto di Cornelius per Ilicic, ma il danese è stato spettrale. Verso la fine, Gasp ha tentato il tutto per tutto col giovane Barrow per il tridente della disperazione, però Allegri con Barzagli aveva già dato due giri di chiave alla serratura. Rivisto Dybala in coda al match, la gamba sembra discreta: la miglior notizia di giornata, se si guarda al Tottenham. A Wembley, però, servirà tutt’altra Juve. I rigorini, in Champions, non li fischiano.
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Le finali di Coppa Italia per la Juventus. Finora 12 vittorie e 5 sconfitte. I bianconeri hanno vinto le ultime tre edizioni