La Gazzetta dello Sport

L’Atalanta ci prova Il Papu la tradisce Pjanic non sbaglia Signora in finale

●Nerazzurri aggressivi e veloci, ha funzionato De Roon avanzato Allegri, buone notizie: Dybala c’è

- Sebastiano Vernazza INVIATO A TORINO @SebVernazz­a

L’Atalanta incassa un’altra discreta dose di compliment­i, però in finale di Coppa Italia va la Juve per la quarta volta di fila. Decisivo un gol su rigore di Pjanic, episodio che fa discutere perché il rigore è in realtà un rigorino, contrasto in cui si nota una «spintina» di Mancini a Matuidi, ma pure il francese un attimo prima aveva allungato un braccio sull’avversario. Il classico penalty di frontiera, che si presta a speculazio­ni di ogni genere, tanto più se c’è di mezzo la Juve. L’Atalanta incassa la seconda eliminazio­ne in sei giorni e come col Borussia in Europa League bisogna risalire la corrente fino a Gomez. Nel ritorno contro i tedeschi il «Papu» si era mangiato il gol del 2-0, allo Stadium più o meno si è ripetuto: sullo 0-0 e a porta vuota, con Buffon fuori dai pali, l’argentino ha colpito il palo da circa 40-45 metri. Uno del suo livello è chiamato a segnare, in quella situazione, anche se non calcia col piede preferito. Come a Reggio Emilia contro i borussiani, l’Atalanta è passata dal possibile colpo alla beffa. Restano le belle prestazion­i. Gasp allo Stadium si è preso possesso palla (54,8%) e baricentro medio più elevato, a 52,3 metri. Meglio di niente, consolazio­ni tattiche.

DEA IN CATTEDRA Nel primo tempo Atalanta in cattedra per possesso palla, aggression­e alta e posizionam­ento avanzato. Spinta dalla necessità la Dea non si è fatta pregare, è partita lancia in resta a casa della Juve. Il pallone l’avevano per lo più gli atalantini e se lo scambiavan­o a uno-due tocchi, incuranti della neve. Movimenti codificati, a pieno regime. Nell’Atalanta nessuno sta fermo, tutti si muovono e per l’avversario è dura perché i riferiment­i cambiano di continuo. Juve raggomitol­ata tipo un gatto sul divano, pronta a sfoderare gli artigli nelle ripartenze. E’ possibile che tale canovaccio sia stato dettato dall’obbligo di vittoria dei nerazzurri, pena l’eliminazio­ne dalla Cioppa, ma per averne certezza aspettiamo il recupero di campionato, quando i doveri di risultato si invertiran­no. Ieri si è percepita una diversità ideologica, due filosofie calcistich­e opposte, conservazi­one (Juve) contro rivoluzion­e (Atalanta) o viceversa. I gasperinia­ni, nei primi 45 minuti,

avevano un solo handicap, i sedici metri conclusivi. Senza un centravant­i vero, con Petagna indisponib­ile e con Cornelius in panchina, fase offensiva ad alta definizion­e tecnica grazie a Ilicic e Gomez, ma mancante di quid conclusivo. Ricamare è bello e gratifican­te, però a un certo bisogna dimenticar­si del filo e usare l’ago per pungere. Sul piano tattico, va registrata una discreta mossa del Gasp: De Roon più avanti, quasi trequartis­ta, per disturbare la prima giocata di Pjanic. Missione riuscita, l’olandese ha sporcato la pulizia di tocco e di pensiero del bosniaco. A De Roon più su ha fatto da contraltar­e un Cristante più giù e tale ribaltamen­to di posizioni ha tolto qualcosa alla Dea negli inseriment­i davanti a Buffon.

CONTROMOSS­A Già nel primo tempo si erano notati certi accentrame­nti di Douglas Costa, alle spalle di Mandzukic. Nella ripresa Douglas tra le linee è di- ventato una costante e la contromoss­a di Allegri ha provocato un vulnus, una ferita, tra difesa e mediana atalantina. Gli atalantini faticavano a prendere «Speedy» Douglas e non è un caso che proprio lui, il brasiliano, abbia risposto con una traversa al palo di Gomez. Nella ripresa l’Atalanta ha sofferto di un fisiologic­o calo fisico, impensabil­e mantenere gli stessi standard di pressione della prima parte. Gasperini ha provato a riempire l’area juventina con l’innesto di Cornelius per Ilicic, ma il danese è stato spettrale. Verso la fine, Gasp ha tentato il tutto per tutto col giovane Barrow per il tridente della disperazio­ne, però Allegri con Barzagli aveva già dato due giri di chiave alla serratura. Rivisto Dybala in coda al match, la gamba sembra discreta: la miglior notizia di giornata, se si guarda al Tottenham. A Wembley, però, servirà tutt’altra Juve. I rigorini, in Champions, non li fischiano.

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Le finali di Coppa Italia per la Juventus. Finora 12 vittorie e 5 sconfitte. I bianconeri hanno vinto le ultime tre edizioni

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