È il Napoli, ma sembra il Barça
●Segna Hamsik, ma tutti toccano il pallone, proprio come i blaugrana del Tiqui-taca e il Manchester City di Guardiola E lampi dell’Olanda che fu di Cruijff
Alivello strettamente linguistico, Maurizio Sarri non parla catalano. Se però restiamo in ambito calcistico, sembra essere cresciuto alla vecchia Masia, quella piazzata davanti al Camp Nou dove Pep Guardiola arrivò da bambino e lo sistemarono in una cameretta con vista sullo stadio. Sarri Johan Cruijff l’ha osservato in tv e non respirato in diretta come Pep o Luis Enrique, però da lontano, dal basso, dalla periferia, l’allenatore del Napoli ha deciso, con esito, di avvicinarsi a un altro calcio, che ha cromosomi differenti rispetto a quelli a cui siamo abituati in Italia.
ELOGI STRANIERI Il gol di Hamsik, il terzo del 5-0 al Cagliari di lunedì, ha passato la frontiera, preso come simbolo del gioco del Napoli di Sarri, uno che in tempi recenti è stato elogiato da Marcelino, Pochettino e Guardiola solo per citare tre nomi. Gli 11 giocatori che toccano il pallone, gli avversari che guardano, inseguono, si affannano dietro ad avversari che sembrano imprendibili, il gol. Non è la prima rete spettacolare del Napoli di Sarri, però questa più di altre ha fatto tornare alla memoria il Barça e Guardiola. Noi per costruire il ponte tra Napoli e la Catalogna abbiamo pensato a tre gol simbolici.
MANITA A MOU Il 10 novembre del 2010 José Mourinho, fresco di triplete nerazzurro va al Camp Nou col Madrid per il suo primo «Clasico» contro il Barça di Guardiola, già lanciatissimo nell’immaginario mondiale. Perde 5-0 e il secondo gol lo firma Pedro chiudendo un’azione da 58 secondi con 22 passaggi e 8 giocatori coinvolti. Il Barça tiene palla nella metà campo avversaria per un pò, poi Xavi lancia Villa a sinistra e questi centra per Pedro che stringe dalla destra e colpisce dentro l’area piccola entrando nello spazio lasciato dal «falso nueve» Messi, mossa che Guardiola si era inventato il 1° maggio del 2009.
LUIS ENRIQUE Un altro novembre, 5 anni dopo. Al Barça c‘è Luis Enrique che ha corretto il Tiqui-taca di Pep introducendo la verticalizzazione (e facendo storcere il naso ai puristi). Al Bernabeu annichilisce il Madrid di Rafa Benitez con un 4-0 aperto da una rete di Luis Suarez che arriva dopo un possesso lungo 105 secondi, con 36 passaggi e tutti i giocatori blaugrana coinvolti, perché in porta c’è Ter Stegen che usa i piedi come se fosse un giocatore di campo in più. I catalani vanno e vengono palla al piede e il Madrid rincula rintanato correndo dietro alla palla. Poi, improvvisa, la verticalizzazione sull’asse PiquéBusquets-Sergi Roberto con scarico a Suarez.
CALCIO D’INIZIO E GOL Guardiola intanto è stato in Germania e ed è approdato in Inghilterra. Sempre fedele ai suoi principi di gioco. Il 20 settembre scorso nell’esordio della Coppa di Lega – che ha vinto giusto domenica – la squadra di Guardiola, opposta al WBA, batte il calcio d’inizio e non molla il pallone fino a quando Sané non lo deposita in rete