La Gazzetta dello Sport

È il Napoli, ma sembra il Barça

●Segna Hamsik, ma tutti toccano il pallone, proprio come i blaugrana del Tiqui-taca e il Manchester City di Guardiola E lampi dell’Olanda che fu di Cruijff

- Filippo Maria Ricci

Alivello strettamen­te linguistic­o, Maurizio Sarri non parla catalano. Se però restiamo in ambito calcistico, sembra essere cresciuto alla vecchia Masia, quella piazzata davanti al Camp Nou dove Pep Guardiola arrivò da bambino e lo sistemaron­o in una cameretta con vista sullo stadio. Sarri Johan Cruijff l’ha osservato in tv e non respirato in diretta come Pep o Luis Enrique, però da lontano, dal basso, dalla periferia, l’allenatore del Napoli ha deciso, con esito, di avvicinars­i a un altro calcio, che ha cromosomi differenti rispetto a quelli a cui siamo abituati in Italia.

ELOGI STRANIERI Il gol di Hamsik, il terzo del 5-0 al Cagliari di lunedì, ha passato la frontiera, preso come simbolo del gioco del Napoli di Sarri, uno che in tempi recenti è stato elogiato da Marcelino, Pochettino e Guardiola solo per citare tre nomi. Gli 11 giocatori che toccano il pallone, gli avversari che guardano, inseguono, si affannano dietro ad avversari che sembrano imprendibi­li, il gol. Non è la prima rete spettacola­re del Napoli di Sarri, però questa più di altre ha fatto tornare alla memoria il Barça e Guardiola. Noi per costruire il ponte tra Napoli e la Catalogna abbiamo pensato a tre gol simbolici.

MANITA A MOU Il 10 novembre del 2010 José Mourinho, fresco di triplete nerazzurro va al Camp Nou col Madrid per il suo primo «Clasico» contro il Barça di Guardiola, già lanciatiss­imo nell’immaginari­o mondiale. Perde 5-0 e il secondo gol lo firma Pedro chiudendo un’azione da 58 secondi con 22 passaggi e 8 giocatori coinvolti. Il Barça tiene palla nella metà campo avversaria per un pò, poi Xavi lancia Villa a sinistra e questi centra per Pedro che stringe dalla destra e colpisce dentro l’area piccola entrando nello spazio lasciato dal «falso nueve» Messi, mossa che Guardiola si era inventato il 1° maggio del 2009.

LUIS ENRIQUE Un altro novembre, 5 anni dopo. Al Barça c‘è Luis Enrique che ha corretto il Tiqui-taca di Pep introducen­do la verticaliz­zazione (e facendo storcere il naso ai puristi). Al Bernabeu annichilis­ce il Madrid di Rafa Benitez con un 4-0 aperto da una rete di Luis Suarez che arriva dopo un possesso lungo 105 secondi, con 36 passaggi e tutti i giocatori blaugrana coinvolti, perché in porta c’è Ter Stegen che usa i piedi come se fosse un giocatore di campo in più. I catalani vanno e vengono palla al piede e il Madrid rincula rintanato correndo dietro alla palla. Poi, improvvisa, la verticaliz­zazione sull’asse PiquéBusqu­ets-Sergi Roberto con scarico a Suarez.

CALCIO D’INIZIO E GOL Guardiola intanto è stato in Germania e ed è approdato in Inghilterr­a. Sempre fedele ai suoi principi di gioco. Il 20 settembre scorso nell’esordio della Coppa di Lega – che ha vinto giusto domenica – la squadra di Guardiola, opposta al WBA, batte il calcio d’inizio e non molla il pallone fino a quando Sané non lo deposita in rete

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