Nadal, altro stop Ritiro in Messico «Ancora la gamba»
●Doveva giocare contro Lopez, ha avuto lo stesso problema dell’Australia: cemento Usa a rischio?
Erano arrivati per lui, si sono dovuti accontentare delle bandiere al vento con la sua effigie. Perché sul caldo cemento di Acapulco Rafa Nadal non ha giocato nemmeno uno scambio. Ritirato, recitava il comunicato degli organizzatori tre ore prima del derby spagnolo contro Lopez: per la sesta volta negli ultimi sei tornei (Basilea, Parigi Bercy e Masters nel 2017; Brisbane, Australian Open e appunto questo nel 2018) il vincitore di 15 Slam e 10 Roland Garros non ha cominciato oppure concluso le sue fatiche.
DUBBI E’ lui stesso a confermare che il problema è il riacutizzarsi del dolore alla coscia destra che a Melbourne lo costrinse ad abbandonare nel quinto set la sfida nei quarti contro Cilic, dunque un problema muscolare all’ileopsoas, colpito da uno stiramento di primo grado guaribile in un paio di settimane: «Ho fatto tutto nel modo corretto per prepararmi, giocare era il mio obiettivo e il mio sogno. Sfortunatamente lunedì, nell’ultimo allenamento, dopo un movimento brusco ho sentito pungere il muscolo nella stessa zona della gamba». Le sensazioni sono meno trancianti rispetto a gennaio, ma è chiaro che solo il tempo ed esami più approfonditi della risonanza immediatamente effettuata in Messico daranno risposte chiare sui prossimi passi da compiere: «Non ho l’esatta idea della gravità, ma mi sembra meno pesante che in Australia. Mi ero avvicinato al torneo nel modo giusto, sono arrivato venerdì per allenarmi a Cozumel. Dalla risonanza non si può sapere che cosa io abbia esattamente, c’è un piccolo versamento e solo quando sarà riassorbito potremo avere una diagnosi più precisa. I medici mi hanno detto che era impossibile che potessi giocare, e comunque la gamba faceva male e non avrei potuto essere competitivo come voglio di solito, rischiando tra l’altro di farmi più male. Non avevo scelta, giocare non era davvero un’opzione».
NUMERO UNO In attesa di un quadro più preciso, è lecito immaginare che Rafa resti in forte dubbio per Indian Wells (che comincia l’8 marzo) e pure per Miami, in particolare se le tre settimane dei Masters 1000 americani potrebbero compromettere la stagione sull’amata terra. A Acapulco, torneo vinto nel 2005 e nel 2013, quando però si giocava sul rosso, il maiorchino difendeva la finale dell’anno scorso e ricominciava la corsa al numero uno che gli è stato sottratto da Federer il 19 febbraio. Prima del torneo messicano, aveva detto che tornare in vetta sarebbe stato splendido, «altrimenti andrà bene lo stesso». In questo momento, si può starne certi, non sono i 600 punti che lo dividono dalla svizzero a preoccuparlo, o i 300 che perderà rispetto al cammino messicano dell’anno scorso: il suo spirito guerriero si nutre delle battaglie e questo infortunio prolungato rischia di incrinarne le certezze di nuovo consolidate all’inizio del 2017. Dei Fab Four, solo Roger adesso è baciato dalla salute, anche se Djokovic ieri ha postato sui social gli allenamenti a Bordighera, dove per un paio di giorni è stato ospite di Riccardo Piatti, uno dei suoi primi maestri. E’ apparso sorridente e convinto, ma sarebbe un miracolo vederlo in campo a Montecarlo il 15 aprile. Più probabile Madrid a inizio maggio. Se gli dei del tennis saranno clementi.
>«Mi sembra meno grave rispetto a Melbourne, ma ho dolore e devo fare degli esami»