La Gazzetta dello Sport

Benatia a Matuidi: «L’arbitro è la scusa dei perdenti»

●Curioso faccia a faccia dei due compagni Il mediano: «Qui ho imparato il rigore. Non vai in palestra? Vengono a prenderti...»

- Filippo Conticello @filippocon­t

Di italiano solo il caffè sul tavolo, oltre a qualche parola divertita strappata alla fine. Per il resto, tutto dolcemente francofono: in un insolito faccia a faccia su «Bros. Stories», canale YouTube che esplora lo sport francese, Mehdi Benatia e Blaise Matuidi hanno parlato in lingua madre. E di tutto, dalla Champions al Psg, passando per il Mondiale. Ma soprattutt­o di Juventus, baricentro delle vite di entrambi. Così, su domanda del difensore, il centrocamp­ista ha ammesso: «A Torino mi sento molto bene. Mi avete aiutato, Miralem Pjanic e soprattutt­o tu. Appena arrivato ho visitato il museo, visto i trofei e mi sono detto “Wow, cavolo!”. Stavo entrando in un’altra dimensione». E poi pure un po’ di autocritic­a sparsa su certe abitudini in patria: «Noi francesi in generale amiamo restare con quello che abbiamo acquisito, non vogliamo lavorare tanto. Quando ero a Parigi non ero costretto ad andare in palestra. Qui se non ci vai vengono a recuperart­i. Qui ho scoperto il rigore». Parole suonate come un assist all’amico marocchino: «È questo che la gente in Italia non capisce – ha aggiunto Medhi –, si chiedono quale sia il motivo delle vittorie della Juve senza però chiedersi come lavoriamo. Io lo so bene perché prima ero dall’altra parte, alla Roma. Dicevo: “Sì, ma la Juve non gioca bene. Vince sempre perché l’arbitro...”. Queste sono le scuse dei perdenti, però poi quando vedi il modo in cui si lavora, la serietà con cui lo si fa, allora si capisce che si è obbligati ad avere dei risultati. Obbligati».

PROCLAMI Matuidi inizia ormai a masticare la lingua di Dante, ma all’amico ha ammesso di aver abbandonat­o le lezioni noiose: «Il posto migliore per impararlo è lo spogliatoi­o...». Ma oltre alla possibile rimonta dei vecchi amici del Psg in Champions («Sarà fondamenta­le il Parco dei Principi, ma il Madrid è il Madrid...»), Matuì ha alzato assieme a «Bena» lo sguardo verso la Russia: «La tata dei miei figli è marocchina, mi ha detto che tu sei il presidente», ha scherzato. In realtà, le nazionali hanno taglie diverse: in caso di vittoria, il francese partirebbe da Torino e arriverebb­e a Parigi in bici. Al capitano del Marocco basterebbe meno: con il passaggio del girone, salirebbe anche lui in sella. Promessa doppia con tanto di stretta di mano, prima di chiudere con un altro proclama: «Adesso pensiamo a vincere!». Così, detto da entrambi, in italiano.

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Medhi Benatia, 30, e Blaise Matuidi, 30, durante il faccia a faccia

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