La Gazzetta dello Sport

I PODI DELL’INSEGUIMEN­TO GIOIELLI DI UN CICLISMO RINATO

Le medaglie azzurre ai mondiali su pista

- L’ANALISI di PAOLO MARABINI

Tre medaglie in un colpo solo. E se solo cinque anni fa qualcuno avesse detto che nel 2018 l’Italia del ciclismo su pista avrebbe portato sul podio mondiale - evento storico - entrambi i quartetti dell’inseguimen­to, l’avrebbero preso per matto. Gli uomini, già riferiment­o della specialità ma in un’altra era geologica, arrancavan­o nell’anonimato della media classifica del ranking mondiale, ben distanti dall’elite, e vedevano come delle colonne d’Ercole invalicabi­li la barriera dei 4 minuti. Alla stessa stregua, le donne oscillavan­o tra l’ottavo e il decimo posto, già soddisfatt­e di veleggiare dalle parti dei 4’30”, a ben 15” dal record del mondo. Oggi è tutta un’altra storia: i primi, in questo ultimo lustro, hanno infranto già 20 volte quel muro che sembrava granitico e sono appena scesi sotto i 3’55”, a poco più di 4” dal primato del mondo; le seconde hanno demolito quei 4’30” addirittur­a in 40 occasioni e si sono già portate alle soglie dei 4’17”. I Mondiali di Londra 2016 sono stati la svolta, la qualificaz­ione per i Giochi di Rio il trampolino di lancio: l’Italia è entrata a tutto diritto nella crema della specialità simbolo del settore endurance, cartina di tornasole di un intero movimento. L’inseguimen­to a squadre - prova olimpica per eccellenza - sta infatti al ciclismo su pista come le staffette stanno all’atletica e al nuoto. Avere un’Italia forte in queste gare, vuol dire avere tutto un gruppo di specialità in salute. Che, nel caso del ciclismo su pista, non sono poche: omnium, corsa a punti, americana, scratch, inseguimen­to individual­e. Non è un caso che la riserva del quartetto di bronzo, Michele Scartezzin­i, ieri abbia vinto l’argento proprio nello scratch. Onore al merito ai c.t Marco Villa e Dino Salvoldi, che hanno creduto fermamente più di tutti nel rilancio.

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