Strade Bianche Moser: «Non c’è una gara più bella»
●Moreno, nipote di Francesco, è in gran forma: sente questa gara come pochi «Il rivale è Valverde»
«Sono mesi che ho in mente questa corsa, la più bella del calendario mondiale. Vivo per una giornata così». Moreno Moser si illumina quando parla delle Strade Bianche, la classica degli sterrati che si corre domani. Lui in piazza del Campo a Siena ha già assaporato il gusto del trionfo: 2 marzo 2013, solo davanti al compagno di squadra Peter Sagan che in maglia Cannondale gli copre le spalle. Più dietro, a completare un ordine d’arrivo superlativo, Nocentini, Cancellara, Saramotins e Van Avermaet. «Moserino» arriva da un’annata – la prima da pro’ strepitosa culminata con 5 successi. Insomma, era nata una stella. Le cose, invece, per ora sono andate diversamente. La carriera s’è ingarbugliata. Qualcuno si era persino spinto a ipotizzare che Moreno fosse sul punto di scendere dalla bici. «Ci avevo pensato, eccome», conferma lui. Domenica 11 febbraio, invece, un lampo a Laigueglia e a 27 anni le speranze tornano a brillare. «Per la prima volta dopo tantissimo tempo ha riprovato la grande soddisfazione di potere staccare ancora tutti. Ho avuto la sensazione, direi quasi la sicurezza, di potere fare quello che volevo».
Moser, che ricordo ha del trionfo del 2013?
«Mi ricordo che appena tagliato il traguardo ho avuto la sensazione di avere fatto qualcosa che, a prescindere, avrebbe segnato la mia carriera. Non era ancora una gara WorldTour, ma quella è solo una questione di certificazione. Quello che già contava è che le Strade Bianche sono una corsa sopra le altre. Per quale motivo? Perché è una gara unica. A prima vista potrebbe sembrare simile alle corse del Nord, ma tecnicamente lo sterrato è molto diverso dal pavé. Poi questa corsa mi era entrata nel sangue già l’anno prima, alla mia prima volta. Sulla salita delle Sante Marie sono stato costretto da una caduta a mettere il piede a terra mentre la corsa è esplosa. Però quel giorno, per la facilità con cui pedalavo, ebbi la sensazione che era la mia corsa».
Ok, sterrato e pavé tecnicamente non sono identici. Ma vista il suo feeling con questo tipo di corse non ha mai pensato a provare Fiandre e Roubaix?
«No, perché alle Strade Bianche c’è molto più dislivello e questo gioca a mio favore. Le corse del Nord sono molto più da passisti. Però resto anche convinto che Nibali quest’anno farà un grande Fiandre. Io non voglio esagerare e punterò sulle Ardenne».
Veniamo alla sfida di domani: uomo da battere?
«Sono motivato, ci fosse il sole sarebbe meglio. Poi Sagan è Sagan, anche se finora ha corso poco. Kwiatkowski vola. Però l’uomo più pericoloso sarà Valverde».
Come si battono questi fenomeni: attaccandoli o correndo di rimessa?
«Non lo so, vediamo come si mette la gara. Però credo anticipandoli, perché se lasci che facciano il loro gioco è dura batterli. So che potrò chiedere aiuto a compagni di squadra fortissimi».
Intanto la sua Astana è partita forte: 6 vittorie.
«Ma non per caso. Con Mazzoleni e gli altri preparatori del team abbiamo deciso durante l’inverno di puntare più sull’intensità. In ritiro abbiamo fatto simulazioni di gara e ora i risultati si vedono. Poi quando le cose vanno subito bene si innesca un circuito positivo che trascina».