Gloria e rabbia «Sono stanco del mio ruolo»
È
arrabbiato. Molto. Diresti per l’oro mancato di pochissimo, forse per aver battezzato la ruota del rivale più forte ma più stanco. Invece no: a bruciare dentro Michele Scartezzini, come il fuoco di un vulcano, è l’esclusione dal quartetto. Non gli interessa aver vinto nello scratch, a 26 anni, la prima medaglia importante della carriera: argento dietro al bielorusso Karaliok e davanti all’australiano Scotson, andati all’attacco con lui poco dopo metà gara, quando mancavano 36 giri alla fine: 9 chilometri di coraggio e apnea per prendere il giro di vantaggio e acciuffare il podio sicuro. Lui voleva un’altra medaglia, anche se di colore meno nobile: quella dell’inseguimento a squadre.
FUTURO INCERTO «Mi brucia da morire, non ci sto», dice il veronese di Castel d’Azzano, un tiro di schioppo da Vallese di Oppeano, il paese di Elia Viviani. «Mi sono fatto il mazzo tutto l’anno, ho tappato i buchi a tutti, e alla fine sono rimasto fuori un’altra volta. Comincia un po’ a stancarmi questo ruolo che mi hanno ritagliato addosso. Non lo accetto, meritavo di esserci, anche perché stavo bene, l’avevo fatto vedere negli ultimi allenamenti. E l’ho dimostrato nello scratch». A caldo fa fatica a prendersi i complimenti dei compagni. E forse oggi darà già più valore a quest’argento, tutt’altro che banale. Chissà, magari è stata proprio la rabbia ad avergli dato quell’incoscienza per giocare d’azzardo nell’unico modo che aveva per sperare in un podio. «Avevo una sola cartuccia da sparare, ci ho provato. L’oro? Ho avuto paura di cadere, perché nel finale ho sentito la ruota posteriore scivolare un paio di volte, e ho fatto la volata troppo alto. Mi spiace, era una bella occasione. Il futuro? Non so. Se entro fine anno non riesco a entrare in un gruppo sportivo militare, potrei anche smettere».