«La Varese del futuro è nel vivaio»
●«Ponti ha deciso di investire nel settore giovanile Questo club è un fiore all’occhiello»
Adodici anni dall’ultima partita giocata, Claudio Coldebella ha gli stessi occhi, aperti alla visione globale, di quando faceva il playmaker e in campo sapeva decifrare ogni situazione, sempre attento ai compagni e concentrato anche sulla difesa. L’ex della Virtus Bologna, che ha deciso di rimettersi in gioco in Grecia ed è riuscito a farsi amare a Milano, è diventato, ormai da un decennio, dirigente e a Varese, dove è arrivato a maggio del 2016, ha voglia di lasciare il segno, rilanciando una delle piazze storiche della pallacanestro europea. Il girone di ritorno è più che incoraggiante: Varese è a punteggio pieno dopo aver steso le big del campionato.
Coldebella, è vero che punta a far diventare Varese un laboratorio di basket?
«La società è un fiore all’occhiello per la sua gloriosa storia e per le potenzialità di cui dispone ma il salto di qualità lo si fa con il contributo di tutti: istituzioni, amministrazione comunale, imprenditori e pubblico. La volontà di rafforzarci è chiara e parte da un punto di forza che non tutti hanno oggi in Italia».
Quale?
«La visione futura: il nostro consiglio di amministrazione sa dove vuole andare. Lo testimoniano i primi investimenti strutturali: il negozio aperto al palazzetto è uno strumento di marketing, proprio come il cubo multimediale, unico in Italia, che è stato sospeso sul parquet a fine dicembre, mentre le poltroncine, appena messe a bordo campo, consentono di vedere le partite in prima fila. Queste tre opere dimostrano solidità e danno sostanza alla nostra visione per il futuro».
Ha seguito corsi per manager anche in Bocconi: che cosa serve per essere un buon dirigente di basket?
«Non bisogna pensare solo alla parte sportiva, pur fondamentale, ma occorre una visione globale, perché le squadre di pallacanestro sono aziende. A Varese ho il vantaggio di avere un ruolo ben definito, che mi permette di far valere i miei studi manageriali. Vi confesso però che a ispirarmi anche da dirigente è soprattutto la scuola avuta da giocatore: fare squadra, fare le cose insieme vale più di tanto altro».
I giovani possono tornare una priorità per Varese?
«Lo sono già perché i ragazzi fanno parte della nostra visione che insegue il futuro. Gianfranco Ponti ha deciso di investire nel settore giovanile e, quindi, puntiamo a creare al nostro interno i giocatori di domani».
Che cosa consiglia a un giovane italiano per avere successo?
«Di lavorare su se stesso e aprirsi al mercato europeo per migliorarsi. Io sono stato in Grecia sei anni e so quanto sia stimolante vivere un’esperienza da straniero: sei sempre sotto esame e ti devi sudare tutto. Ma quando i risultati ti premiano la soddisfazione è impagabile».
Varese è a punteggio pieno nel girone di ritorno: si aspettava di mettere in riga Venezia, Milano, Cantù e Brescia?
«La sorpresa non sta in queste vittorie ma nelle cinque sconfitte consecutive subite prima, inspiegabili considerando il nostro lavoro quotidiano. Del resto eravamo l’unica squadra delle zone basse di classifica con un saldo canestri positivo. Il giorno del raduno c’eravamo impegnati a dare tutto in campo: abbiamo sempre mantenuto questa promessa».
A gennaio, nel periodo più buio dal punto di vista sportivo, c’è stato uno screzio con gli ultrà. Cosa è successo?
«Non intendo ritornarci. Di recente sono stato in Germania e ho notato che i palazzetti sono luoghi d’incontro, intrattenimento e spettacolo: è come andare a teatro e al cinema e non ci sono esasperazioni. I nostri allenamenti sono aperti e tutti possono vedere come lavoriamo».
Il progetto Varese porta anche il nome di Attilio Caja, che ha appena rinnovato per due anni. È stato lei a volerlo?
«Ai tempi di Milano sono stato giocatore e assistente di Caja (i due a sinistra nella foto CIAMILLO). Lo conosco benissimo e dunque era scontato che fosse la mia prima scelta. L’allungamento del contratto significa volontà di costruire: è l’allenatore giusto per un progetto solido, fatto di serietà, affidabilità e passione contagiosa».
CAJA ALLENATORE IDEALE PER UN PROGETTO SOLIDO E AFFIDABILE
CLAUDIO COLDEBELLA SUL COACH BIANCOROSSO