La Gazzetta dello Sport

Non basta Chicco «I risultati ai Giochi specchio d’Italia: manca continuità»

- Stefano Arcobelli

●Pellegrino riparte dalla sprint di Lahti: «All’Olimpiade non potevamo fare cose diverse. Andiamo bene a sprazzi»

Pellegrino, e poi? La Coppa del Mondo riparte da Lahti, dove Federico diventò un anno fa campione del mondo della sprint tl, la stessa gara con cui domani si riprende dopo i Giochi. Chicco torna sulle tracce dell’oro (e argento con Noeckler) da vice campione olimpico: ma non è bastato al fondo per il rilancio olimpico.

Pellegrino, che effetto fa tornare sulla pista del titolo iridato?

«Un certo effetto, sarà bello domani anche se le condizioni sono diverse: nel 2017 i Mondiali erano il mio primo obiettivo, stavolta ci arrivo dopo l’Olimpiade ed una delle insidie sarà ritrovare il russo Ustiugov e quegli avversari stranieri che in Corea non c’erano e hanno preparato bene queste ultime gare stagionali. Ci sarà comunque da divertirsi, io non ho niente da perdere, giocherò tranquillo».

Il dopo Giochi è stato pieno di analisi ma tutti si chiedono perché dietro di lei nessun altro riesce a lasciare il segno.

«A PyeongChan­g non abbiamo fatto vedere cose diverse dagli ultimi anni: sapevamo che saremmo stati da medaglia in una-due gare. Una è arrivata».

Lei e i risultati dei compagni.

«I risultati olimpici rispecchia­no complessiv­amente quelli della stagione: a parte la mia sprint, è vero, abbiamo fatto molta fatica».

Il motivo?

«Non voglio trarre subito le conclusion­i, vorrei aspettare la fine della stagione, per le somme di tutto il quadrienni­o».

Ma un’idea se l’è fatta?

«E’ mancata la continuità: abbiamo fatto vedere a sprazzi belle cose, più nelle sprint che nelle gare di resistenza. Ecco, bisognereb­be lavorare ora per impostare il quadrienni­o nel quale andare alle gare di Coppa e non arrivare tra i primi 30: si può stare tra i primi 15, obiettivo alla nostra portata».

L’Olimpiade è la fotografia reale del movimento, donne incluse.

«E’ lo specchio della stagione, a Vancouver l’Italia arrivò da un quadrienni­o totalmente diverso eppure il risultato fu identico: un solo argento. In quanto alle donne, non è che manchi la leader: le ragazze nate dal ‘90 andrebbero lasciate tranquille per maturare e non chiamate ogni volta a dimostrare il loro vale, vita o morte. La Follis a Torino aveva 29 anni e voleva già smettere, ad una giovane come la Comarella non mettiamo troppe pressioni perché maturi subito, non cambierebb­ero i risultati da un giorno all’altro».

Noeckler ha parlato della necessità di aumentare ed intensific­are le ore di lavoro.

«Abbiamo discusso anche di questo, ma passando da 700 a

800 a novembre eravamo già cotti, non abbiamo i fisici tarati per quelle quantità. Io ho impiegato un mese e mezzo per recuperare brillantez­za. Certo, il lavoro a lungo andare paga».

Perché i De Fabiani, Rastelli e Salvadori non riescono ad avvicinars­i ai suoi standard?

«Io sono un atleta particolar­e, io ho allenato la velocità da quando avevo 15 anni, anche saltando, correndo: e poi riesco a sfruttare anche la resistenza anche se sulle gare distance anche io ho patito, come s’è visto in staffette. Sono indietro anche io. Io ho altre qualità ma siamo sulla stessa barca».

Insomma cosa direte al d.t. Chenetti in questi giorni? Una svolta tecnica? Ad esempio l’involuzion­e sulla tecnica libera pare evidente.

«La riflession­e la stiamo facendo tutti, in questi giorni pensiamo molto, vengono fuori idee, a fine stagione verranno tirate le conclusion­i per ripartire verso nuovi obiettivi».

E a quando grandi risultati?

«Il fondo di Torino 2006 era un altro sport, noi cerchiamo di dare sempre tutto: noi siamo rimasti orfani di una generazion­e c’è chi anni fa si doveva impegnare perché anche noi avessimo i nostri Sudnby, Manificat, Hellner, gente che è più grande di noi e sta tirando squadre di giovani non da poco. Ci ricostruia­mo da soli».

HA DETTO

«A Vancouver lo stesso argento che in Corea eppure c’erano i più forti»

«Abbiamo un buco di una generazion­e: servono nuove idee per tornare al top»

Il passato non è un riferiment­o?

«Abbiamo fatto un punto e a capo, non possiamo piangerci addosso, non è che se non abbiamo avuto punti di riferiment­o negli ultimi anni e la nostra carriera deve andare a ramengo pr i paragoni col passato. Io gareggio per me stesso, poi analizzere­mo a tutto tondo per fare gli approfondi­mento del caso».

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Federico Pellegrino, 27 anni, argento olimpico, iridato e 10 vittorie di Coppa

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