SCARTEZZINI, ARGENTO VIVO BRONZO PER I DUE QUARTETTI
Mondiali, serata da favola I quartetti sono di bronzo E Scartezzini? Argento
●Inseguimento a squadre da brividi. Uomini, ancora record italiano: 3’54”606. Primo storico podio per le ragazze, con le stelle Balsamo e Paternoster. Scratch: bravo il veronese. Oggi Ganna rivuole il trono dei 4 km
Che serata, ragazzi. L’argento rabbioso di Scartezzini nello scratch, il doppio storico bronzo dei quartetti: bisogna andare indietro più di vent’anni per ricordare una giornata mondiale così ricca di medaglie. E chissà che l’Omnisport di Apeldoorn non segni l’inizio di un’altra era. Come sette anni fa, quando l’argento di Elia Viviani, pure lui nello scratch, aprì il nuovo corso, culminato con l’oro olimpico a Rio. Ora però non ci affidiamo più al talento di un solo campione, ora la pista azzurra ha un movimento vero e proprio. Vivo, sempre più folto, con un’organizzazione e un progetto, pur fra tanti problemi: economici — le risorse sono esigue, nemmeno paragonabili a quelle delle nazioni guida — e strutturali, perché ci vorrebbe almeno un velodromo coperto in più, un vero impianto federale. Ecco perché queste tre medaglie in un colpo solo pesano tanto.
STORICO TRIS Che meraviglia il secondo bronzo consecutivo firmato nell’inseguimento a squadre maschile da Filippo Ganna, Francesco Lamon, Liam Bertazzo e Simone Consonni, condito con un altro record italiano: 3’54”606, cioè 278/1000 limati al primato del giorno precedente, con la Germania battuta di quasi 2” nella «finalina» dopo aver ingoiato a fatica l’amaro verdetto della semifinale sfumata all’ultimo giro contro la Danimarca. Che magnifica sorpresa l’argento di Michele Scartezzini, capace di trasformare in medaglia la delusione cocente per l’esclusione dal quartetto e di dare un senso al suo sacrificio: lo scratch sarà anche una specialità da lotteria, fuori dal programma olimpico, ma un podio mondiale, soprattutto se è il primo, ha sempre il suo perché. E che gioia immensa, infine, il bronzo storico che chiude la magica serata tricolore, quello che Tatiana Guderzo, Silvia Valsecchi, Letizia Paternoster ed Elisa Balsamo (col concorso di Simona Frapporti in qualificazione) regalano a se stesse e al c.t. Dino Salvoldi, visibilmente emozionato per un risultato che, un anno dopo il 4° posto di Hong Kong, rappresenta solo un punto di partenza, con vista finale sull’Olimpiade: è non è mica detto che quella di Tokyo 2020 sia troppo vicina.
CREDERCI Non era certo una formalità la medaglia degli uomini di Villa, non bastava partire da favoriti contro il quartetto tedesco. Sotto fino quasi a metà gara, ma in perfetta tabella, appena Ganna ha aperto il gas il trenino azzurro è filato via, spinto a più non posso dagli altri vagoni, che nell’ultimo chilometro hanno potuto anche fare a meno della loro locomotiva, rialzatasi pensando all’odierna gara individuale, nella quale andrà alla caccia del terzo podio di fila dopo l’oro di Londra e l’argento di Hong Kong. «Mi girano ancora per come è andata nella sfida con la Danimarca» dirà a fine gara Super Pippo «ma questa medaglia vale tantissimo. E una fetta è pure di Scartezzini, perché anche se qui non ha corso gli dobbiamo tanto per quello che fa durante l’anno». «Non avevo mai fatto così poca fatica in una gara di quartetto», confessa un euforico Consonni. Il che la dice tutta sui margini che hanno ancora questi ragazzi: un piemontese (il verbanese Ganna), un lombardo (il bergamasco Consonni) e due veneti (il veneziano Lamon e il padovano Bertazzo), come veneto è anche Scartezzini, veronese doc. Sono loro la base su cui costruire il sogno iridato e quello olimpico, ben sapendo che dietro ora ci sono pronti anche degni rincalzi. Ormai le superpotenze sono lì, vicinissime, si tratta solo di lavorarci e di crederci. «Adesso che abbiamo quasi colmato il gap, viene la parte più difficile – le parole del c.t. Villa –. Ho in mano ragazzi eccezio-
nali. E se solo ci crediamo tutti, a cominciare dai team, possiamo tornare davanti a tutti».
STIMOLO Anche quello di Salvoldi è un gruppo formidabile. Il bronzo strappato al Canada con un ultimo km magistrale (4’20”202 contro 4’23”16) è un mix di esperienza e talento, guidato dalla vicentina Tatiana Guderzo - l’iridata su strada 2009 e bronzo olimpico 2008 che a 33 anni è ancora lì e alla fine si batte le mani. «Finalmente, a forza di insistere, ho chiuso questa casella» dice con il suo radioso sorriso, mentre la lecchese Silvia Valsecchi, che di anni ne conta già 35, è lì lì per piangere. Immaginate poi la gioia delle due giovanissime, la fresca ventenne cuneese Elisa Balsamo e la 18enne trentina Letizia Paternoster, al debutto iridato: due diamanti grezzi che hanno già dominato a livello giovanile. «È un bronzo importantissimo — ammette il loro regista Salvoldi — e il nostro è il quartetto che ha più margini di crescita. Ma per arrivare al livello di Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia (qui assente, ndr) dobbiamo crescere come mentalità». Ecco, sul podio storico si guarda già lontano.