GANNA IN GAZZETTA «NON SOLO GRANDE IN PISTA SOGNO LA ROUBAIX E L’ORA»
RE DELL’INSEGUIMENTO: 2 TITOLI IN 3 ANNI. I SOGNI? RECORD ORA E ROUBAIX. «PRIMA DELLA FINALE HO DORMITO IN PISTA SUL MATERASSINO»
«NON GLI METTO LIMITI. MA TUTTO CON CALMA, SENZA BRUCIARSI»
SARONNI / 1 SU GANNA
«FILIPPO HA UN GRAN VANTAGGIO: IL MOTORE CHE VA AD ALTISSIMI GIRI»
SARONNI / 2 SUI VALORI DI GANNA
«NEL 2019 FAREMO UN TEAM SATELLITE CONTINENTAL CON 10 GIOVANI»
SARONNI / 3 SUI PIANI UAE-EMIRATES
«VOGLIO ESSERE IO A SCRIVERE LA MIA STORIA»
Filippo Ganna sa come riempirti di gioia il cuore. E il riferimento non è «soltanto» alle imprese in bici, l’ultima delle quali è stata il secondo titolo iridato dell’inseguimento individuale in tre anni. Il gigante d’oro di Vignone, un migliaio di abitanti non lontano da Verbania, vince anche a parole. «Vorrei essere io a scrivere la mia storia, non fermarmi a quello che pensano o dicono gli altri»: musica, se detta da chi a 21 anni è ragazzo e campione assieme. Sulla strada verso la Tirreno-Adriatico al fianco di Aru, Ganna si è concesso una deviazione in Gazzetta accompagnato dal d.s. della Uae-Emirates, Marco Marzano, e dal general manager Giuseppe Saronni. «Non gli metto limiti — dice l’iridato di Goodwood 1982 —. Ora deve crescere bene, fare i passaggi giusti senza snaturarsi. Su strada, Roubaix a parte, nelle brevi corse a tappe potrebbe diventare molto competitivo date le grandi doti a crono». La squadra dai capitali emiratini ha in mente di creare un proprio team Continental satellite per far crescere i giovani. Ganna, il cui contratto scade a fine stagione, si ritrova già con le stelle: Aru, Kristoff, Dan Martin. Ha al polso destro un orologio regalatogli dal c.t. della pista Marco Villa e può cominciare ricordando la prima volta in assoluto in un velodromo.
Quando era stata, Filippo?
«In quello torinese di San Francesco al Campo, con il Pedale Verbanese. Quanti anni avevo? Non ricordo. Ero G-qualcosa. Più che una gara, ho pedalato e basta. Per me la pista era un ovale in legno e la tanta fatica che fai. Però ti dà quel colpo di pedale, quella brillantezza che per la strada sono fondamentali. Io la consiglierei a tutti».
Oro a Londra 2016 e ad Apeldoorn 2018. Differenze?
«Non molte ma… la prima volta è arrivata all’improvviso. La seconda, la volevo fortemente e c’è stata più soddisfazione».
In Olanda ha portato il record italiano a 4’13”607. Il primato del mondo dell’australiano Bobridge è 4’10”534. Pensa un giorno di poterlo battere?
«Fino ai tre chilometri sarei già in tabella con i tempi, poi però c’è anche l’ultimo. Bisognerebbe lavorarci a lungo prima del tentativo. Mi affascina l’idea».
E il record dell’ora di Wiggins, 54,526 km?
«Se ne riparlerà tra qualche anno. Devo crescere e partecipare a corse a tappe, che aumentano la capacità di recupero. I record sono fatti per essere battuti, questo mi motiva. Per una impresa del genere non dovrò essere ‘animale’, ma molto minuzioso».
In che senso adesso si considera ‘animale’?
«Nello sforzo ‘brutale’ che richiede l’inseguimento, nel piacere che si prova nel fare fatica. Nella chimica che si forma i compagni: il bronzo nel quartetto vale tanto, verso Tokyo 2020 la strada è giusta».
Aveva o ha un idolo?
«Boonen, per quello che ha vinto e per lo stile che aveva. Chapeau. Firmo adesso per fare un quarto di quello che ha fatto lui. Cancellara, Wiggins».
Con Elia Viviani ha un rapporto speciale, vero?
«Sì, non di facciata. Ci confrontiamo e se ci sono divergenze ce lo diciamo senza problemi. Abbiamo parlato anche del rapporto da usare nell’inseguimento, come con il c.t. Villa. Ho scelto il 61x15, sviluppa circa 8,5 metri a pedalata».
La pressione la soffre?
«Non tanto. Prima della finale dell’inseguimento ho trovato in pista un materassino gonfiabile e mi sono addormentato».
Tra i giovani ha vinto la ParigiRoubaix, quest’anno con quali ambizioni ci andrà?
«Imparare. Una classica così non s’inventa. Il professionismo è un altro mondo. Ci vogliono anni di esperienza».
Escursioni extra-ciclistiche: domenica ha votato?
«Non ho fatto a tempo. La politica non mi entusiasma. Ho l’impressione che troppo spesso si dica, ma non si faccia».
Ci racconta il Ganna che non va in bici?
«Ho tre abbonamenti: Spotify, Netflix, Amazon-prime. Mi piace guardare le serie-Tv e adoro la musica. Da Ludovico Einaudi alla roba che ti spacca un timpano, se voglio caricarmi. Amo i cani di famiglia, Mia e Blu. Mangio di tutto, se potessi anche questo tavolo! Il mio piatto preferito è la grigliata mista di carne. La scuola superiore, da perito informatico, ho dovuto lasciarla al quarto anno. Non riuscivo a conciliare sport e studio. In Italia lo sport purtroppo non è valorizzato come da altre parti».
L’ultima volta che è andato al cinema?
«Ho visto un film horror con la mia ragazza, Carlotta. A lei ho detto che mi era piaciuto… ma non è il mio genere preferito».