Psg-Real Madrid, lo show finale
Di Maria al posto di Ney La riserva di lusso cerca due rivincite
●Il brasiliano lo ha spinto in panchina, con il Madrid non si era lasciato bene: ora l’argentino è assetato di vendetta
Emery non ha dubbi. In campo ci andrà affamato. Ma sarebbe meglio dire assetato. Di vendetta. Perché tra i piedi ha la possibilità di realizzare un bel colpo, a tre sponde. Dimostrare di non valere meno di Neymar, che l’ha relegato in panchina. Buttare fuori il Real Madrid che lo ripudiò senza tanti sentimentalismi, e chiuderne così il ciclo dorato cui lui stesso ha contribuito, da protagonista della decima Champions. Insomma, per Angel Di Maria è la grande sera. Una sorta di «ora o mai più» per un giocatore che si è risvegliato giusto in tempo per riprendersi il Psg.
FISCHI Ne è cosciente pure Zidane: «Lo conosciamo bene – sottolinea il tecnico del Real – è un giocatore spettacolare che ha contribuito a scrivere anche la nostra storia. Può giocare a destra come a sinistra, a centrocampo come in attacco: si muove bene, va veloce, ha un bel tiro. Ma risponderemo da squadra, facendo la nostra partita per evitare che ci metta in difficoltà». Anche perché da gennaio l’argentino è andato a segno tredici volte, confezionando sei assist. Il tutto in gare di campionato e coppe, nazionali però. Perché in Champions, finora, Di Maria si è dovuto accontentare di appena 67’. Mai da titolare. E soprattutto con zero minuti all’andata in quel Bernabeu che una sera di gennaio del 2014 lo fischiò al cambio con Bale. Lui allora replicò toccandosi i genitali, sollevando un polverone mediatico. Una reazione d’orgoglio da parte di un giocatore che il Real voleva scaricare, per far germogliare la BBC. Ma proprio dopo quella partita con il Celta Vigo, Di Maria conquistò la solidarietà dello spogliatoio e la fiducia di Ancelotti che si oppose alla cessione. E Angel ripartì. Diventando una pedina fondamentale, ma da mezzala, per l’assalto della decima Champions.
RENDITA Trionfo che non impedì poi al Real di cederlo comunque d’estate, facendo fruttare anche il Mondiale da protagonista in Brasile. Nonostante la finale persa dall’Argentina con la Germania: ma in sua assenza. Lo United ci investì così 75 milioni di euro. All’epoca un record in Premier. Prezzo conveniente per il Real. Ma il trapianto non portò i frutti sperati. Anzi, appena un anno dopo, un triste Di Maria decise di cambiare di nuovo, cedendo alle avance del Psg che lo inseguiva da tempo.
Neanche a Parigi però è mai sbocciato l’idillio. Nonostante gli sia sempre stato garantito il posto da esterno d’attacco. E un primo anno vissuto di rendita, sullo status di nuova stella da 63 milioni, e sulla tecnica personale che gli permise di stabilire a fine torneo il nuovo primato di assist in Ligue 1 (18).
CLASICO Già l’anno scorso, però le prime critiche, causa rendimento troppo spesso altalenante. Salvo per quella doppietta nel 4-0 al Barcellona, negli ottavi di Champions che illuse il Psg prima di subire la storica «remontada». Gol anche lì di ripicca, per dimostrare a tutti di valere di più del nuovo acquisto Draxler, appena arrivato per soffiargli il posto. Gol che in ogni caso sedussero i catalani che l’estate scorsa hanno provato a portarlo in blaugrana, dopo aver perso Neymar: «Mancava solo la firma», ha ammesso poi l’argentino, minimizzando il proprio passato madridista: «Quello con il Real è un capitolo chiuso». L’affare da cinquanta milioni sfumò per colpa della dirigenza parigina, poco incline a far sconti al Barcellona che aveva denunciato l’operazione Ney ai servizi finanziari dell’Uefa. Così alla fine Di Maria è rimasto anche per la testardaggine di Emery che lo ha sempre considerato incedibile e ora gli offre la grande chance: «Quando manca uno come Neymar, si spalanca una porta per qualcun altro. Sono sicuro che chi entrerà da quella porta lo farà con tutta la forza possibile». E poco importa la panchina all’andata che spinse la moglie a postare un messaggio di protesta su Instagram. Stasera è di nuovo la grande sera del Fideo, alle prese con il suo personale «Clasico», ma con la maglia del Psg. Che poi ha gli stessi colori del Barça.