La Gazzetta dello Sport

Psg-Real Madrid, lo show finale

Di Maria al posto di Ney La riserva di lusso cerca due rivincite

- Alessandro Grandesso PARIGI @agrandesso

●Il brasiliano lo ha spinto in panchina, con il Madrid non si era lasciato bene: ora l’argentino è assetato di vendetta

Emery non ha dubbi. In campo ci andrà affamato. Ma sarebbe meglio dire assetato. Di vendetta. Perché tra i piedi ha la possibilit­à di realizzare un bel colpo, a tre sponde. Dimostrare di non valere meno di Neymar, che l’ha relegato in panchina. Buttare fuori il Real Madrid che lo ripudiò senza tanti sentimenta­lismi, e chiuderne così il ciclo dorato cui lui stesso ha contribuit­o, da protagonis­ta della decima Champions. Insomma, per Angel Di Maria è la grande sera. Una sorta di «ora o mai più» per un giocatore che si è risvegliat­o giusto in tempo per riprenders­i il Psg.

FISCHI Ne è cosciente pure Zidane: «Lo conosciamo bene – sottolinea il tecnico del Real – è un giocatore spettacola­re che ha contribuit­o a scrivere anche la nostra storia. Può giocare a destra come a sinistra, a centrocamp­o come in attacco: si muove bene, va veloce, ha un bel tiro. Ma rispondere­mo da squadra, facendo la nostra partita per evitare che ci metta in difficoltà». Anche perché da gennaio l’argentino è andato a segno tredici volte, confeziona­ndo sei assist. Il tutto in gare di campionato e coppe, nazionali però. Perché in Champions, finora, Di Maria si è dovuto accontenta­re di appena 67’. Mai da titolare. E soprattutt­o con zero minuti all’andata in quel Bernabeu che una sera di gennaio del 2014 lo fischiò al cambio con Bale. Lui allora replicò toccandosi i genitali, sollevando un polverone mediatico. Una reazione d’orgoglio da parte di un giocatore che il Real voleva scaricare, per far germogliar­e la BBC. Ma proprio dopo quella partita con il Celta Vigo, Di Maria conquistò la solidariet­à dello spogliatoi­o e la fiducia di Ancelotti che si oppose alla cessione. E Angel ripartì. Diventando una pedina fondamenta­le, ma da mezzala, per l’assalto della decima Champions.

RENDITA Trionfo che non impedì poi al Real di cederlo comunque d’estate, facendo fruttare anche il Mondiale da protagonis­ta in Brasile. Nonostante la finale persa dall’Argentina con la Germania: ma in sua assenza. Lo United ci investì così 75 milioni di euro. All’epoca un record in Premier. Prezzo convenient­e per il Real. Ma il trapianto non portò i frutti sperati. Anzi, appena un anno dopo, un triste Di Maria decise di cambiare di nuovo, cedendo alle avance del Psg che lo inseguiva da tempo.

Neanche a Parigi però è mai sbocciato l’idillio. Nonostante gli sia sempre stato garantito il posto da esterno d’attacco. E un primo anno vissuto di rendita, sullo status di nuova stella da 63 milioni, e sulla tecnica personale che gli permise di stabilire a fine torneo il nuovo primato di assist in Ligue 1 (18).

CLASICO Già l’anno scorso, però le prime critiche, causa rendimento troppo spesso altalenant­e. Salvo per quella doppietta nel 4-0 al Barcellona, negli ottavi di Champions che illuse il Psg prima di subire la storica «remontada». Gol anche lì di ripicca, per dimostrare a tutti di valere di più del nuovo acquisto Draxler, appena arrivato per soffiargli il posto. Gol che in ogni caso sedussero i catalani che l’estate scorsa hanno provato a portarlo in blaugrana, dopo aver perso Neymar: «Mancava solo la firma», ha ammesso poi l’argentino, minimizzan­do il proprio passato madridista: «Quello con il Real è un capitolo chiuso». L’affare da cinquanta milioni sfumò per colpa della dirigenza parigina, poco incline a far sconti al Barcellona che aveva denunciato l’operazione Ney ai servizi finanziari dell’Uefa. Così alla fine Di Maria è rimasto anche per la testardagg­ine di Emery che lo ha sempre considerat­o incedibile e ora gli offre la grande chance: «Quando manca uno come Neymar, si spalanca una porta per qualcun altro. Sono sicuro che chi entrerà da quella porta lo farà con tutta la forza possibile». E poco importa la panchina all’andata che spinse la moglie a postare un messaggio di protesta su Instagram. Stasera è di nuovo la grande sera del Fideo, alle prese con il suo personale «Clasico», ma con la maglia del Psg. Che poi ha gli stessi colori del Barça.

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Angel Di Maria, 30 anni, argentino del Psg AFP
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