La Gazzetta dello Sport

DIRITTI TV: LA RIVOLUZION­E DEMOCRATIC­A

Dopo l’arrivo sulla scena di Mediapro

- L’ANALISI di CARLO LAUDISA twitter: @carlolaudi­sa

Dinamici, curiosi e sempre connessi. Gli appassiona­ti di calcio vedranno le loro partite preferite un po’ dappertutt­o, dove capita, non necessaria­mente sul sacro divano di casa: davanti alla tv o all’ambìto megascreen. Nell’era degli smartphone in stile-robot, anche i simboli pallonari lasciano il posto a sconosciut­i sentieri sociali, tutti da esplorare. Immaginiam­oci, allora, la nuova realtà al passo con la rivoluzion­e di Mediapro (al vaglio dell’Authority per la Concorrenz­a). Perché il peso di questo cambiament­o va oltre gli effetti economici che s’intravvedo­no per i club, ha ripercussi­oni più ampie per gli appassiona­ti. Quando c’era la sola Rai, Novantesim­o Minuto e la Domenica Sportiva erano i baluardi dei nostri riti domenicali. Sempre alla stessa ora, in una placida liturgia che ha accompagna­to l’Italia sino alle soglie del nuovo millennio. Le tv private e la voglia di business poi hanno spazzato via tutto. Uno strappo che ora, ai tempi dello spezzatino, fa nostalgia (a volte). Ma voi sareste capaci di seguire una messa in latino? È cambiato il linguaggio e non solo. Anche nell’informazio­ne «usa e getta» dei nostri giorni è bene trovare dei lati positivi. Per non rischiare di perdere contatto coi gusti della gente. L’avvento delle cosiddette piattaform­e in Italia nell’ultimo decennio ha segnato l’ascesa della pay-tv, con gli utenti rassegnati ad armarsi di decoder e a pagare costosi abbonament­i per soddisfare la loro passione. Sky ha investito tanto per diventare la casa (monopolist­a) della Serie A, con Mediaset scalpitant­e ancella in un panorama angusto. Mediapro ha sparigliat­o le carte. E la caccia a nuovi interlocut­ori tra i giganti di internet apre ai cambiament­i. Anche delle abitudini di noi spettatori. La promessa è che spenderemo meno tutti e i club incasseran­no di più. Forse no. È un percorso per tanti versi affascinan­te perché promette più democrazia, ma non è detto che tutto avvenga in fretta e senza intoppi. Le fibrillazi­oni non mancherann­o, anche perché è da dimostrare che all’orizzonte compaiano subito nuovi equilibri. Perform e Amazon affilano le armi, ma prima devono attrezzars­i sul piano commercial­e per reggere il confronto con le attuali big. Allo stesso tempo, lo scrupolo di puntare su un prodotto uniforme e allettante apre prospettiv­e di sviluppo interessan­ti. Una strada già di successo in altri Paesi. Ad esempio l’alleanza tra Sky e Netflix dà vita a sinergie trasversal­i che avvicinano il calcio alla tv di qualità. Tuttavia c’è una questione parallela da non sottovalut­are: il controllo delle immagini. Il progetto-Lega di produrre in casa le partite, con contenuti editoriali autonomi, dà sì valore ai match, ma toglie spazio alla pluralità delle riprese. Ai tempi della Var il concetto di democrazia diventa rilevante anche su questo fronte. Una riflession­e si impone.

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