E il report critica Coe «C’è poca trasparenza»
●Il presidente Iaaf si difende: «Noi seri contro chi bara». Però il segretario generale lascia
Non è bastato il successo tecnico e organizzativo dei Mondiali indoor di Birmingham del weekend, peraltro minati dal caso-squalifiche (ben 27 tra partenze false e, soprattutto, invasioni di corsia spesso millimetriche): il lunedì della Iaaf e del suo presidente Sebastian Coe, con tanto di riunione di consiglio da tempo programmata, è stato nero da più punti di vista. Proprio in giornata, a sorpresa, sono arrivate le dimissioni del segretario generale dell’ente, il 47enne francese Olivier Gers, in carica da soli 18 mesi, perché in disaccordo sulle strategie commerciali. «Mi spiace lasciare – ha detto – ma il quadro preesistente al mio arrivo non mi permette di esprimermi e di lavorare come avrei desiderato». Rimarrà in carica per altri tre mesi, ma la decisione fa trapelare come non tutti, nel gruppo, remino nella stessa direzione.
IL REPORT Non bastasse, nelle 52 pagine del report del parlamento britannico sul doping nello sport che ha riaperto il caso-Wiggins, Coe viene pesantemente criticato. In particolare per il commento del 2015 quando, ancora vice presidente di Lamine Diack, disse che le inchieste giornalistiche sul doping nell’atletica erano «una dichiarazione di guerra» alla disciplina. E, più in generale, per la mancanza di trasparenza che caratterizzerebbe la sua gestione della federazione internazionale. Il tutto, peraltro, nelle ore in cui esplode il casoJebet, oro olimpico dei 3000 siepi, tacciata di positività all’Epo. «Il quadro che è emerso grazie a quelle inchieste e alle rivelazioni di alcune talpe – si dice nel report – è ben più grave di quel che si immaginava e la Iaaf e il suo presidente, anziché avanzare dubbi al riguardo, avrebbero dovuto incoraggiare quelle iniziative, non bollarle negativamente». La replica non si è fatta attendere. Coe stesso, tramite la sua rubrica sull’Evening Standard, ha sottolineato come, da quando è stato eletto presidente, la Iaaf ha dato il la a una serie di riforme strutturali, anche in materia di antidoping, che dimostrano la volontà di cambiamento. Con tanto di creazione dell’Athletics Integrity Unit, commissione indipendente che vigila sulle questioni etiche. «La nostra guerra è al doping è seria: lo dimostrano i fatti». Va ricordato, al proposito, che quella dell’atletica è la sola federazione internazionale che, dal novembre 2015, non riconosce quella russa proprio per le colpe di cui s’è macchiata.