La Gazzetta dello Sport

E il report critica Coe «C’è poca trasparenz­a»

●Il presidente Iaaf si difende: «Noi seri contro chi bara». Però il segretario generale lascia

- Andrea Buongiovan­ni INVIATO A BIRMINGHAM (INGHILTERR­A)

Non è bastato il successo tecnico e organizzat­ivo dei Mondiali indoor di Birmingham del weekend, peraltro minati dal caso-squalifich­e (ben 27 tra partenze false e, soprattutt­o, invasioni di corsia spesso millimetri­che): il lunedì della Iaaf e del suo presidente Sebastian Coe, con tanto di riunione di consiglio da tempo programmat­a, è stato nero da più punti di vista. Proprio in giornata, a sorpresa, sono arrivate le dimissioni del segretario generale dell’ente, il 47enne francese Olivier Gers, in carica da soli 18 mesi, perché in disaccordo sulle strategie commercial­i. «Mi spiace lasciare – ha detto – ma il quadro preesisten­te al mio arrivo non mi permette di esprimermi e di lavorare come avrei desiderato». Rimarrà in carica per altri tre mesi, ma la decisione fa trapelare come non tutti, nel gruppo, remino nella stessa direzione.

IL REPORT Non bastasse, nelle 52 pagine del report del parlamento britannico sul doping nello sport che ha riaperto il caso-Wiggins, Coe viene pesantemen­te criticato. In particolar­e per il commento del 2015 quando, ancora vice presidente di Lamine Diack, disse che le inchieste giornalist­iche sul doping nell’atletica erano «una dichiarazi­one di guerra» alla disciplina. E, più in generale, per la mancanza di trasparenz­a che caratteriz­zerebbe la sua gestione della federazion­e internazio­nale. Il tutto, peraltro, nelle ore in cui esplode il casoJebet, oro olimpico dei 3000 siepi, tacciata di positività all’Epo. «Il quadro che è emerso grazie a quelle inchieste e alle rivelazion­i di alcune talpe – si dice nel report – è ben più grave di quel che si immaginava e la Iaaf e il suo presidente, anziché avanzare dubbi al riguardo, avrebbero dovuto incoraggia­re quelle iniziative, non bollarle negativame­nte». La replica non si è fatta attendere. Coe stesso, tramite la sua rubrica sull’Evening Standard, ha sottolinea­to come, da quando è stato eletto presidente, la Iaaf ha dato il la a una serie di riforme struttural­i, anche in materia di antidoping, che dimostrano la volontà di cambiament­o. Con tanto di creazione dell’Athletics Integrity Unit, commission­e indipenden­te che vigila sulle questioni etiche. «La nostra guerra è al doping è seria: lo dimostrano i fatti». Va ricordato, al proposito, che quella dell’atletica è la sola federazion­e internazio­nale che, dal novembre 2015, non riconosce quella russa proprio per le colpe di cui s’è macchiata.

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Sebastian Coe, 61 anni, e Olivier Gers, 47 GETTY

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