«Sì, è il numero 1 Tecnica e cuore come nessuno»
●«Esce rafforzato dagli errori e nemmeno Maier e Tomba hanno avuto questa continuità»
Giorgio Rocca è certo: «Dopo quello che ha fatto in queste settimane, tra Olimpiade e l'ultimo weekend a Kranjska Gora, non ci sono più dubbi: per quello che conosco di sci, per la mia cultura di questo sport, Marcel Hirscher è il più forte della storia». A conquistare l’ex azzurro, che è stato anche avversario di Hirscher («Ma per fortuna, lui non era ancora così imbattibile»), non è solo la tecnica dell’austriaco che ha appena compiuto 29 anni. «Ha vinto l’oro olimpico che gli mancava, è tornato in pista e ha continuato a battere tutti con distacchi pazzeschi».
ERRORI Secondo Rocca, a stupire è «la reattività unica ai piccoli errori alle sbavature, ho riguardato dieci volte in slow motion la prima manche dello slalom di Kranjska Gora: lui risolve l’errore mentre lo sta facendo, ha una sensibilità neuromuscolare più evoluta, mentre gli altri sbagliano e ci mettono 3 o 4 porte per ritrovare l’assetto, lui l’ha già superato. Ha soluzioni rapide che nessun altro è in grado di trovare». Dai primi tempi, è convinto Rocca, è migliorato soprattutto «nella capacità di sapere quello che sta facendo, se lo si osserva al rallentatore, l’espressione dei suoi occhi mentre scia fa capire che sa perfettamente quello che sta succedendo sotto i suoi piedi. E non si spaventa mai». E anche se il futuro della tecnica è nella controsterzata di Kristoffersen, «la solidità di Hirscher è unica: sposta poco i piedi a destra e sinistra, è sempre centrale, trasmette una sensazione di grande forza ed equilibrio». Negli anni, spiega il 42enne di Livigno, da anni responsabile della Giorgio Rocca Ski Academy di St. Moritz, non si è montato la testa. «E’ sempre gentile e sorridente, come una volta. A inizio della scorsa stagione Kristoffersen e Pinturault lo battevano, lui si è messo a lavorare. E ha dimostrato che oltre alla componente fisica e tecnica, a fare la differenza è il cuore. Ha una tenacia pazzesca, come tutti noi sciatori usciti dalla gavetta, non pensa mai di essere arrivato. Per un confronto con il passato mi vengono in mente Maier e Alberto Tomba nelle buone stagioni. Ma nessuno ha avuto questa continuità di successi».