La Gazzetta dello Sport

«Ha lo strapotere di Stenmark ma ora è diverso»

●«Nessuno come lui nelle seconde manche, ma con queste classifich­e Ingemar avrebbe vinto 20 Coppe»

- Simone Battaggia

C’è un record che Marcel Hirscher non potrà mai strappare a Piero Gros: l’8 dicembre 1972 il piemontese vinse il gigante di Val d’Isère a 18 anni e 39 giorni, il più giovane di sempre a trionfare in coppa del Mondo. E c’è un’altra cosa che Gros vanta e all’austriaco manca ancora: un titolo olimpico in slalom. «Il fatto che non abbia vinto a PyeongChan­g è abbastanza incredibil­e — sottolinea l’oro di Innsbruck 1976 —, perché negli ultimi tre anni ha sbagliato non più di due gare. La neve non gli piaceva? Non credo che il problema sia stato quello, ha trionfato sul molle e sul duro, sul ripido e sul piano. Magari nel suo destino c’è scritto che non vincerà lo slalom ai Giochi, è la legge dello sport. Ora però è stra-più forte di tutti. Ormai non ci sono aggettivi per descriverl­o. Anche a Kranjska, vederlo realizzare il terzo tempo con la pista in quelle condizioni... Pazzesco. Nelle seconde manche su tracciati rovinati è imbattibil­e».

TESTA E CORPO E pensare che la superstagi­one di Marcel Hirscher era iniziata male. La frattura al malleolo sinistro patita d’estate gli aveva fatto perdere due mesi di preparazio­ne. «Ha fatto cose pazzesche indipenden­temente da quell’infortunio — prosegue Gros —. Quell’incidente non deve essere stato così grave, altrimenti non sarebbe umano. Nelle prime gare aveva fatto un po’ di fatica, poi invece ha gestito la stagione in un modo incredibil­e. Se continuerà a reggere fisicament­e e tecnicamen­te, potrà andare avanti ancora per anni. Bisognerà vedere se avrà voglia di continuare ad allenarsi così».

PADRONE COME STENMARK Gros però non se la sente di fare paragoni col passato, di stilare classifich­e all-time. «Non si possono fare confronti, né con i miei tempi né con quelli di Tomba. Troppe cose sono diverse, a iniziare dagli attrezzi che usa. Lo paragono a Stenmark per la superiorit­à in gigante e in slalom. È arrivato a 57 vittorie, le 86 di Ingemar sono ancora lontane per lui. Lo svedese vanta tre Coppe generali ma allora il metodo di attribuzio­ne dei punti era diverso, avrebbe potuto conquistar­ne venti. Hirscher è la forza dirompente, il controllo totale che ha sugli sci, il talento che si unisce alla gestione del fisico. Fa ciò che vuole. E in più ha pure il superG, che frequenta solo se gli interessa».

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