La Gazzetta dello Sport

LEONI DI WEMBLEY

JUVE FANTASTICA TOTTENHAM K.O. 2-1

- Fabio Licari INVIATO A LONDRA

Bianconeri promossi ai quarti di Champions. Soffrono e vanno sotto, ma lottano e rinascono con le prodezze di Higuain e Dybala. Allegri: «Faccio danni però rimedio»

Pazzesco e bellissimo a Wembley, un «italian job» da batticuore che conquista il tempio del calcio inglese. Pazzesco e bellissimo come soltanto nel calcio: con una Juve letteralme­nte in agonia per oltre un’ora, ma che poi ribalta il risultato con l’uno-due terrifican­te di Higuain e Dybala. Dal 19’ al 22’ del secondo tempo. Il tutto sempliceme­nte dopo essersi risistemat­a con l’entrata di due terzini, Asamoah e Lichtstein­er, rimediando un assetto sbagliato. Il tutto in quattro minuti che potrebbero sconvolger­e la Champions: perché dopo risultati così cambia tutto, ci credi, sai che nessun obiettivo è impossibil­e.

SEMPRE IN TRASFERTA Il Tottenham stramazza, dopo aver dominato e sbagliato l’impossibil­e, ma dovrà aggiustars­i in difesa per andare oltre la Premier. E la Juve si ricompatta da Juve e non li fa passare più. Bisognava vincere e così è stato, 2-1, con un capovolgim­ento che ricorda quello dell’andata, ma al contrario. Ha vinto la squadra più forte, inteso come più matura a questi livelli, softempo» frendo però oltre l’immaginabi­le. E ancora una volta fuori casa, come a Madrid, a Dortmund, a Montecarlo, a Oporto.

AGONIA PER UN’ORA Oltre l’euforia per un successo storico, vincere a Wembley non è da tutti i giorni, bisogna infatti ammettere che Tottenham-Juve è stato due partite in una. E forse neanche Allegri poteva immaginare che il «secondo sarebbe stato una conversion­e a 180 gradi. Era tutto sbagliato, tutto da rifare. Era una Juve che doveva chiudersi senza nasconders­i, e ripartire con intelligen­za tattica e precisione. Ma una cosa è il progetto, un’altra l’applicazio­ne. Questa era da studente non svogliato, ma che proprio non ce la fa.

ALLE CORDE Il Tottenham prende l’iniziativa e mette alle corde i bianconeri: controlla la manovra, è pericoloso senza mai rischiare, non fa uscire mai la Juve. Una differenza tutta nei meccanismi di gioco: improvvisa­to quello bianconero, da applausi quello di Pochettino. Regia potente di Dembélé, Eriksen che da sinistra si accentra per trasformar­e il 4-2-3-1 in un denso e mobilissim­o 4-3-3. E Kane che di spalle tiene tutti i palloni, favorendo le entrate di Son che quasi umilia Barzagli terzino destro. Molle, inerte, confusa, la Juve perde sempre l’uomo che entra in velocità tra le linee, più spesso Eriksen, e che da lì apre sul fronte d’attacco sempre in superiorit­à.

SON ERRORI GRAVI Nessuna reazione: forse anche a causa di un eccessivo tatticismo, non senso tattico, al quale crediamo Allegri dovrà porre rimedio. Come giocava la Juve? Una specie di 4-3-2-1, tre in mezzo (lenti), Dybala in verticale dietro Higuain, e Douglas Costa sulla stessa linea ma larghissim­o a destra. Per compattars­i così nel famoso 4-4-1-1 in fase difensiva. Ce n’era bisogno? Probabilme­nte no, perché il brasiliano sulla fascia perde tempo e metri per le sue pur preziose ripartenze. Dybala scompare. Pjanic è sovrastato. Higuain solo. Nessun tiro in porta fino all’1-1, e nessun tiro fuori se non dopo il gol, inevitabil­e, di Son, che su straordina­ria azione collettiva batte Buffon. Barzagli lì a destra, troppi anni di differenza, non può mai fermarlo. Il problema del Tottenham è che manda all’inferno questo bendiddio con una imprecisio­ne al tiro gravissima: Son (tre volte) e Kane (chiuso splendidam­ente da Buffon) ricambiano i gentili favori di Higuain a Torino. Ma dopo l’1-0 sembra che sia soltanto questione di minuti per il crollo epocale.

JUVE RISISTEMAT­A Invece ecco l’incredibil­e, il pazzesco, la Juve che è arrivata a due finali su tre non per caso. Ecco Allegri che, coraggioso e un po’ fortunato, aspetta il quarto d’ora della ripresa per far entrare Lichtstein­er e Asamoah, da terzini, con Alex Sandro mezzala. Fuori Benatia e Matuidi, fisicament­e a pezzi, mentre Barzagli torna stopper, e nessuno lo supererà mai. Non sarà più il caso di insistere a destra, Allegri l’avrà capito. Ancora una volta, invece, il suo «calma ragazzi» ha la meglio. Perché risistemat­a la squadra è tutta un’altra storia. Dybala entra in partita, deciso e grintoso, Higuain non si stanca di fare

IL NUMERO volta in cui la Juve ha passato il turno in Champions contro un’inglese (prima quattro eliminazio­ni)

pressing e sponde, e il Tottenham va in tilt. Vero che nel finale c’è il palo di Kane (ma era in posizione di fuorigioco, non vista dai collaborat­ori di Marciniak), ma al pronti-via la prima azione di Douglas Costa era un rigore enorme (non visto neanche quello), a dimostrazi­one che bastava entrare nei sedici metri invece di far girare la palla a distanza. Messi finalmente bene, è bastata una discesa di Lichtstein­er a destra per innescare Khedira e poi Higuain, 1-1. E subito dopo ancora il Pipita lancia Dybala nella più bella fuga per la vittoria, solo contro il portiere, sinistro e 2-1. Quindi un po’ di lavoro «all’italiana» dietro.

DYBALA-HIGUAIN! Alla fine l’anima della Juve sono i due argentini. Higuain fisicament­e non al massimo ma quasi commovente per l’impegno. Dybala, come con la Lazio, meno dentro alla manovra ma implacabil­e nei momenti decisivi. Se il gol all’Olimpico può valere lo scudetto, questo tiene in Europa caricando a mille. Però ci saranno rivali più attente, meno imprecise, alle quali non si potrà concedere così tanto. Si dovrà giocare meglio. Per non sprecare il senso della grande notte di Wembley.

 ??  ?? QUATTRO MINUTI E LA STORIA CAMBIA Higuain festeggia con Paulo Dybala: nella ripresa l’uno-due in 4 minuti
QUATTRO MINUTI E LA STORIA CAMBIA Higuain festeggia con Paulo Dybala: nella ripresa l’uno-due in 4 minuti
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