La Gazzetta dello Sport

Il caso squalifich­e: troppo zelo e regole restrittiv­e, così non va

●Il record di atleti cancellati dall’ordine di arrivo, compresi alcuni vincitori, evidenzia le storture delle gare in sala. Coe: «Certe piste andrebbero provate prima dell’evento»

- Andrea Buongiovan­ni

Avviso ai naviganti: occhio a dove appoggiate i piedi. Se appena più in là del consentito, il rischio squalifica è in agguato... L’eco di quanto accaduto ai Mondiali indoor di Birmingham del weekend scorso non si è spenta. La stortura di quel che è successo durante la rassegna iridata in sala resta evidente. Vero è che i regolament­i vanno rispettati (la linea che delimita la corsia non può essere in alcun modo calpestata). E che le gare di corsa in sala, tra gomiti alti, continui contatti e violenti spintoni, sono di per sé frenetiche e complesse da gestire. Ma le norme o vanno riviste (si va giustament­e in questa direzione), oppure i giudici — spesso troppo zelanti — al netto della maggior attenzione che gli atleti dovrebbero prestare a certe possibili infrazioni, nel farle applicare dovrebbero utilizzare un filo di buon senso in più.

NUMERI ASSURDI Delle 27 squalifich­e di Birmingham, un’enormità (nella storia della manifestaz­ione, più del doppio del «record» precedente, curiosamen­te detenuto da Birmingham 2003 con 13), ben 14 sono arrivate per «invasione di corsia interna», addirittur­a 12 delle quali nei 400, fino al caso limite del «quattro su quattro, più una falsa partenza», nella terza delle sei batterie maschili, con tutti i partecipan­ti eliminati. Per non dire della finale, con l’oro e l’argento sul campo, lo spagnolo Oscar Husillos e il dominicano Laguelin Santos, cancellati dall’ordine d’arrivo a bocce ferme. Quel che è clamoroso è che nella maggioranz­a dei casi, le invasioni — in uscita dalla seconda curva, quando si «scende» verso la corda — sono state millimetri­che e nessun vantaggio hanno dato all’atleta reo del misfatto, nessun danno hanno arrecato ad altri concorrent­i. Certe decisioni — nemmeno servisse la Var del calcio o l’instant video replay in uso in molti altri sport — tra ricordi accettati e respinti, hanno però creato grande confusione, spesso rovinando spettacoli di grande contenuto tecnico. Il 44”92 di Husillos, primo europeo sotto la barriera dei 45”00, è stato vanificato da un errore che in alcun modo ha inciso sulla prestazion­e. E in generale, a farne le spese, sono anche state stelle come il grenadino Bralon Taplin (400), lo statuniten­se Paul Chelimo (3000) o la keniana Margaret Wambui (800), tutti candidati a una medaglia.

IL FUTURO Non bastasse, in alcuni casi, quando a beneficiar­e di determinat­e squalifich­e sono stati gli atleti di casa, subito s’è creato terreno fertile per certi, inevitabil­i sospetti. «Le piste indoor — afferma Sebastian Coe, il presidente della Iaaf — sono spesso diverse una dall’altra: forse, prima di una grande rassegna, occorrereb­be farle provare, così da evitare di trovarci in situazioni come quelle occorse a Birmingham». Giusto, ma non è il nocciolo del problema. Il metro adottato durante la quattro giorni britannica, non può far letteratur­a o fungere da riferiment­o futuro. Ciò che serve davvero, soprattutt­o in un momento in cui l’atletica internazio­nale ha bisogno di un’immagine positiva, è una maggior flessibili­tà e un regolament­o meno restrittiv­o. Qualche piccola concession­e va permessa. «Serve una verifica diversi degli appoggi — sostiene il d.t. azzurro Elio Locatelli — ci vogliono margini di discrezion­alità diversi». Ne va della credibilit­à della disciplina.

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Husillos (a sin.) e Santos, 1° e 2° nei 400: entrambi squalifica­ti GETTY

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