BANDA FROOME SCATENATA: THOMAS IN TESTA
che Moscon, lavoro Froome c’è E Thomas va in testa ● Tirreno-Adriatico Sul Muro di Trevi Roglic sorprende tutti. Il gallese, scortato da Gianni, è il nuovo leader. Froome 3° a 3”
I RETROSCENA Caso MosconReichenbach: il trentino parlerà all’Uci il 9 aprile
Caso salbutamolo (Froome): il costo delle consulenze già a 7 milioni di euro
È azzurro il cielo della Tirreno-Adriatico. Come il colore della maglia di leader che indossa Geraint Thomas, dopo la prova di forza del suo Team Sky (in inglese significa cielo) nella maratona appenninica dalla Maremma a questo borgo incantevole, la città dell’olio. La giornata più lunga di inizio stagione, con 3000 metri di dislivello, 239 km e oltre sei ore in sella. Sky la interpreta come se fosse al Giro o al Tour. Le sette maglie bianche della squadra in testa, il ritmo forsennato a 5 km dall’arrivo che mette alle corde i rivali e piega, sul Muro al 20% nel finale, anche i grandi uomini da classiche: prima Sagan e poi Van Avermaet.
STORICO «È stato un periodo tumultuoso per noi, e la mia maglia porta un po’ di sorriso al team», spiega Thomas, 31 anni, gallese, uno dei corridori storici della squadra. Cresciuto in Italia con Froome alla Barloworld e poi dal 2010 sempre a Sky, formidabile inseguitore nel quartetto (due titoli olimpici e tre mondiali), tifosissimo dell’Arsenal, che ha battuto il Milan: «Per questo sono ancora più felice». Il caso Wiggins, l’inchiesta del parlamento britannico sull’uso dei corticosteroidi nelle autorizzazioni terapeutiche per migliorare le prestazioni, l’inchiesta Uci, l’indagine su Moscon per la caduta di Reichenbach in discesa (fratture al bacino) alla Tre Valli Varesine, il caso-salbutamolo di Froome. La formazione più potente del mondo, messa spalle al muro da parole e insinuazioni (senza prove, finora), risponde sulla strada e mette le mani sulla Tirreno-Adriatico: Thomas leader, Froome terzo a 3”, Kwiatkowski quinto a 9”.
FINALE L’arrivo di Trevi è incantevole. La strada si inerpica in mezzo agli ulivi, stretta, aspra. Prima al 15%, poi ancora più severa. Kwiatkowski, Thomas, Moscon e Froome. Si presentano così all’ultimo chilometro, quando scappa lo sloveno Roglic, che vince. Il trentino, con la maglia lacera per la caduta a - 33 km con Majka e Geschke (frattura della clavicola sinistra), lancia Thomas dopo il tardivo tentativo di Adam Yates e Benoot di riprendere Roglic. Froome è un po’ indietro come condizione, ma è sufficiente per chiudere con Landa, Uran e Bardet, e davanti a Nibali (a 6”) e Aru (14”). Ancora Thomas: «Siamo stati “superstrong” (fortissimi, ndr). In classifica ho un buon vantaggio, e l’importante sarà tenere la maglia. Io ho sempre lavorato tanto per Froome, bisognerà essere onesti, e sono sicuro che Chris mi aiuterà. Voglio vincere, ho un lavoro da finire, qui in Italia, dopo la sfortuna al Giro l’anno scorso. Moscon? È un super talento. Vincerà presto una classica».
CHRIS PARLA Nel dopocorsa, mentre fa defaticamento, Chris Froome ha voglia di parlare: «Sto abbastanza bene, ma non ancora al top. Sono contento perché vedo che sto migliorando, una progressione è lineare. Sono molto felice che Geraint abbia preso la maglia di leader. Era il nostro obiettivo». Adesso avete in mano la corsa: «Oggi è stato fantastico, un grande lavoro di squadra. L’arrivo sul Sassotetto non lo conosco, ma so che è una salita lunga. L’importante è tenere la maglia». Ipotizzabile vederla nel ruolo di gregario? «Se avrò opzioni di vittoria me le giocherò di sicuro. Però non abbiamo ancora parlato tra di noi». Nel 2018 non ha ancora vinto: le pesa? «No, sono tranquillo. Non avevo mai vinto neanche l’anno scorso prima del Tour. Poi, posso dire una cosa? Non mi stresso anche perché mi piace essere qui. La gente lungo la strada è fantastica, mi vuole bene, mi incoraggia, mi applaude. Trovo lo stesso calore che ho trovato in Spagna. Mi basta per stare bene».
IINDAGINI Il caso Froome è arenato al Lads (il servizio legale antidoping all’Uci), in uno scambio continuo di documenti e studi scientifici tra gli avvocati inglesi e quelli svizzeri dell’Uci. Secondo quanto risulta alla Gazzetta, finora il costo stimato delle consulenze (di ogni tipo, sia Uci sia Froome/Sky) ammonterebbe a 7 milioni di euro. Costi che squadra e corridore (ai quali spetta l’onere della prova) dovranno rimborsare alla federazione mondiale. E poi c’è il caso Moscon-Reichenbach della Tre Valli 2017: la Commissione disciplinare Uci ha aperto un fascicolo e ascolterà il trentino il 9 aprile, il giorno dopo la Roubaix. Non ci sono riprese tv né foto che dimostrino la scorrettezza di Moscon sullo svizzero, e non hanno scritto nulla nei loro rapporti il presidente di Giuria e il medico di corsa. Solo parole contro parole.