La Gazzetta dello Sport

Chiellini spiega la svolta: «Rifiutiamo l’appagament­o»

●«Ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: “Così non va”. Sintonia con Allegri e a Dybala dico: la storia si fa tutti i giorni»

- MILANO cont.

Dan Leydon è un creativo di talento, uno degli illustrato­ri sportivi più apprezzati del Continente. Da ieri una sua vignetta rimpalla sui Social come una scheggia: ritrae Giorgio Chiellini, fiero e con la testa all’insù. Le sue strisce bianche e nere sono le sbarre di una prigione dentro alla quale è rinchiuso uno sconsolato rivale in maglia Tottenham. In fondo, Chiello ha fatto proprio questo, il carceriere: ha messo in gabbia le illusioni Spurs, duellato alla baionetta con Kane al punto di meritarsi i compliment­i dello stesso attaccante. «È uno dei difensori più forti contro cui ho giocato», ha allargato le braccia l’inglese. Solo uno delle decine di compliment­i che continuano a rimpallare in giro per l’Europa: l’audacia del 3 della Juve, la rabbia scaricata in faccia a Buffon, hanno lasciato il segno. Non che servissero altre prestazion­i super ad elevare lo status internazio­nale, ma la partita di Wembley ha cambiato la prospettiv­a del Chiello dentro al microcosmo bianconero. Come se la leadership sia definitiva­mente passata di ma- no, anticipand­o il momento in cui sarà lui a ereditare la fascia di Buffon. La commozione sincera per Astori ha fatto il resto: Giorgio è tanto ruvido in campo, quanto sensibile fuori.

CARCERIERE Punto di riferiment­o nello spogliatoi­o lo era già da una vita, modello per chi arriva al cospetto di Madama idem, ma adesso Chiello ha sovrappost­o la propria figura a quella della sua Signora: incarna la sofferenza e la praticità. Per sua stessa ammissione, è questa la migliore stagione in carriera: dove il fisico non arriva più, Giorgio mette esperienza e concentraz­ione. Certo, per reggere l’urto a 33 anni niente deve essere tralasciat­o: dall’alimentazi­one, curata dal dottor Giuliano Poser, il dietologo di Messi, all’aspetto mentale e motivazion­ale. La paura di infortunar­si, che lo aveva frenato in passato, sembra definitiva­mente alle spalle. E a guidare tutto, c’è il sentimento bianconero: identità e non solo il contratto che sarà rinnovato a brevissimo a vita. Ieri ha riparlato a Sky a distanza di 36 ore dalla presa di Londra e ha reso merito alla vecchia guardia italiana: «Noi ci siamo sempre, ma il merito è anche degli altri giocatori, anche di Lichtstein­er che c’è dall’anno del primo scudetto, e di Asamoah che è arrivato il secondo anno. Dopo il primo periodo in cui probabilme­nte eravamo un po’ appagati e non avevamo la stessa fame di sempre, ci siamo ritrovati, guardati negli occhi e abbiamo detto: così non va, dobbiamo cambiare. Una squadra non può comunque prescinder­e dal proprio allenatore: c’è molta sintonia con Allegri». Altre parole sagge, invece, per Dybala su cui è calata la benedizion­e del Chiello: «Paulo deve continuare a lavorare senza pensare che potrà essere una bandiera, la storia si fa tutti i giorni. È un ragazzo d’oro, i gol sono tornati così come è tornato lui, noi non abbiamo mai avuto dubbi. Con il lavoro si esce sempre dalle situazioni difficili». Ecco il vecchio insegnamen­to della casa, il coraggio che ha permesso di imprigiona­re quei diavoli del Tottenham: «La vittoria di Wembley è stata emozionant­e, sia per noi che per tutti i tifosi, è servita molta passione e lucidità», ha concluso Chiellini, il carceriere che tutti temono. E rispettano.

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Giorgio Chiellini, 33 anni GETTY

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