OGGI C’È LA PARTITA PIÙ BELLA DEL MONDO
Storia di un classico: Manchester United contro Liverpool
La partita più bella del mondo è un concetto impegnativo e per definizione discutibile, ma se scegliete Manchester UnitedLiverpool state tranquilli, troppo lontani dal vero non andate. Oggi si gioca nel prime time inglese dell’ora di pranzo, e la discussione sulle scelte di formazione di José Mourinho e Jurgen Klopp si sta sviluppando su autobus e treni diretti a Old Trafford, dove ogni posto è occupato da un tifoso con la sua brava vaschetta di fish and chips. Ogni grande partita ha bisogno della sua liturgia: quella del derby del Lancashire è la più maleodorante, ma basta leggere il programma della giornata per sentirla piacevolmente sul palato. C’è stato un tempo, quasi due secoli fa, in cui l’alleanza fra le due città era ferrea: la grande industria di Manchester commercializzava le sue merci attraverso il porto di Liverpool (Manchester made and Liverpool trade era una filastrocca). Poi le tariffe chieste dal porto divennero troppo esose, l’industria finanziò la costruzione di un canale fino a Manchester - guardatelo su Google Maps, con la Mersey così vicina è una forzatura - e la rivalità che ne nacque coinvolse anche le due principali squadre di calcio. Nello stemma dello United c’è una nave, simbolo del discusso canale che sottrasse a Liverpool migliaia di posti di lavoro. Ancora oggi, quando la Kop intona entusiasta You’ll never walk alone, settori del tifo opposto replicano con la parodia You’ll never get a job, non troverai mai un lavoro. Pare un film di Ken Loach.
La modernità della Premier ha affollato di altri attori la scena del calcio inglese, riportando alla luce club spariti da decenni come il Chelsea o l’altro Manchester, il City. Ma anche se una maledizione biblica - difficile interpretarla altrimenti, dopo lo scivolone di Gerrard del 2014 - impedisce al Liverpool di vincere un campionato del nuovo format, il conto dei titoli inglesi continua a vederlo inferiore al solo United, e davvero di poco: 20-18. L’aristocrazia vera è questa. Un’aristocrazia molto pop, a giudicare dall’anima delle due tifoserie, che nel tempo si sono riconosciute in Alex Ferguson e Bill Shankly al punto da erigere loro due statue davanti a Old Trafford e Anfield: entrambi scozzesi, entrambi cresciuti in famiglie povere, hanno raffigurato al meglio l’orgoglio di appartenere al loro club. Un orgoglio che gli anni non cancellano se è vero che ogni scontro diretto fra mancunian e scouser richiama allo stadio le leggende, da Eric Cantona a Kenny Dalglish.
È questa la cosmogonia sotto la quale José Mourinho e Jurgen Klopp battaglieranno oggi per il secondo posto in Premier, e magari si rivedranno a breve in Champions, visto che il Liverpool è già nei quarti e lo United ha buone probabilità di accedervi. La storia del calcio si scrive ogni giorno; ma se ti volti a scrutare la pila di volumi già vergati, lo sguardo arriva fino all’orizzonte.