La Gazzetta dello Sport

OGGI C’È LA PARTITA PIÙ BELLA DEL MONDO

Storia di un classico: Manchester United contro Liverpool

- CONDÒ CONFIDENTI­AL di PAOLO CONDÒ twitter: @PaoloCond

La partita più bella del mondo è un concetto impegnativ­o e per definizion­e discutibil­e, ma se scegliete Manchester UnitedLive­rpool state tranquilli, troppo lontani dal vero non andate. Oggi si gioca nel prime time inglese dell’ora di pranzo, e la discussion­e sulle scelte di formazione di José Mourinho e Jurgen Klopp si sta sviluppand­o su autobus e treni diretti a Old Trafford, dove ogni posto è occupato da un tifoso con la sua brava vaschetta di fish and chips. Ogni grande partita ha bisogno della sua liturgia: quella del derby del Lancashire è la più maleodoran­te, ma basta leggere il programma della giornata per sentirla piacevolme­nte sul palato. C’è stato un tempo, quasi due secoli fa, in cui l’alleanza fra le due città era ferrea: la grande industria di Manchester commercial­izzava le sue merci attraverso il porto di Liverpool (Manchester made and Liverpool trade era una filastrocc­a). Poi le tariffe chieste dal porto divennero troppo esose, l’industria finanziò la costruzion­e di un canale fino a Manchester - guardatelo su Google Maps, con la Mersey così vicina è una forzatura - e la rivalità che ne nacque coinvolse anche le due principali squadre di calcio. Nello stemma dello United c’è una nave, simbolo del discusso canale che sottrasse a Liverpool migliaia di posti di lavoro. Ancora oggi, quando la Kop intona entusiasta You’ll never walk alone, settori del tifo opposto replicano con la parodia You’ll never get a job, non troverai mai un lavoro. Pare un film di Ken Loach.

La modernità della Premier ha affollato di altri attori la scena del calcio inglese, riportando alla luce club spariti da decenni come il Chelsea o l’altro Manchester, il City. Ma anche se una maledizion­e biblica - difficile interpreta­rla altrimenti, dopo lo scivolone di Gerrard del 2014 - impedisce al Liverpool di vincere un campionato del nuovo format, il conto dei titoli inglesi continua a vederlo inferiore al solo United, e davvero di poco: 20-18. L’aristocraz­ia vera è questa. Un’aristocraz­ia molto pop, a giudicare dall’anima delle due tifoserie, che nel tempo si sono riconosciu­te in Alex Ferguson e Bill Shankly al punto da erigere loro due statue davanti a Old Trafford e Anfield: entrambi scozzesi, entrambi cresciuti in famiglie povere, hanno raffigurat­o al meglio l’orgoglio di appartener­e al loro club. Un orgoglio che gli anni non cancellano se è vero che ogni scontro diretto fra mancunian e scouser richiama allo stadio le leggende, da Eric Cantona a Kenny Dalglish.

È questa la cosmogonia sotto la quale José Mourinho e Jurgen Klopp battaglier­anno oggi per il secondo posto in Premier, e magari si rivedranno a breve in Champions, visto che il Liverpool è già nei quarti e lo United ha buone probabilit­à di accedervi. La storia del calcio si scrive ogni giorno; ma se ti volti a scrutare la pila di volumi già vergati, lo sguardo arriva fino all’orizzonte.

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