CONI, DOPO IL VOTO CHE TEMPO CHE FA
Di Maio e Salvini sono i più lontani da Malagò
Vero o falso, dicono che nel Palazzo H del Foro Italico sia stato stappato champagne alla notizia che Claudio Lotito non ce l’aveva fatta. Trovarselo di mezzo quale senatore della Repubblica (ma attenzione, ha fatto ricorso!) avrebbe rappresentato un grattacapo aggiuntivo per Malagò, che in campo sportivo passa di successo (Olimpiade) in successo (Lega calcio), ma che in quello politico è uscito malconcio dalle elezioni di domenica scorsa.
Hanno vinto Di Maio e Salvini, i due più lontani dal presidente del Coni, hanno perso Renzi e, relativamente, Berlusconi, i due che per interposti Lotti & Letta erano i più vicini al numero uno dello sport italiano. Ora che «ripartire da zero» Lotti - il suo slogan per il calcio calza a pennello al Pd -, è destinato a uscire di scena, bisognerà vedere quale ministro o sottosegretario finirà con l’occuparsi di sport nel governo che chissà quando (e come) verrà. I Cinquestelle sono quelli del no a Roma 2024 e immaginano un Coni ristretto alla sola preparazione olimpica; bontà loro, vogliono tanto sport in più nella scuola, ma non pensano a una compartecipazione Coni. Quanto alla Lega, Salvini non ha mostrato fin qui di nutrire particolare simpatia per Malagò (eufemismo), ma la politica insegna che non sempre quello che oggi è nero lo è anche domani. Malagò è un maestro nel tessere la tela e con la trovata vincente di Micciché presidente della Lega ha mostrato di possedere anche una buona vena creativa. Ora, messo politicamente com’è tra due fuochi, si piazza alla finestra, in attesa di vedere che tempo che fa.
Il censimento degli sportivi del nuovo Parlamento, frattanto, racconta che due di essi siederanno anche nel Consiglio Nazionale del Coni, col ritorno quale deputato del presidente del nuoto Barelli (Forza Italia), altra notizia non propriamente lieta per Malagò, e con la nomina quale senatore di Barbaro (Lega), che in quota Enti di Promozione è stato anche membro di Giunta. Il calcio piazza Galliani senatore e Sibilia deputato, entrambi con Forza Italia. Al pari, alla Camera, dell’olimpionico Marin e della paralimpica Giusi Versace. Fratelli d’Italia schiera l’ex sciatrice Lara Magoni al Senato, i Cinquestelle l’ex judoka Felice Mariani e lo skipper Andrea Mura alla Camera.
Il calendario di Coni e calcio, invece, racconta di un Malagò senza respiro. Lunedì Giunta e Consiglio Nazionale, con il pacchetto relativo ai nuovi statuti delle federazioni, ma a votarlo sarà il Consiglio Nazionale del 10 aprile. In vista la possibilità di realizzare risparmiosi accorpamenti anche tra le stesse federazioni (che non vuol dire farli, Binaghi non si ecciti troppo), strette significative sulle procedure elettorali uguali per tutti dopo i misfatti dell’ultima tornata, e quote rosa a volontà, impegno peraltro che lo stesso Parlamento che le invoca ha disatteso proprio in questi giorni.
Sul fronte calcio, infine, incontro riservato mercoledì scorso col presidente dei Dilettanti Sibilia, oggetto i pesi elettorali e non solo. Il 34% dei Dilettanti sarà salvaguardato, anche perché fa comodo e metterlo in discussione solleverebbe un putiferio, ma finirà col valere un posto in meno in Consiglio federale. L’assemblea di Lega del 19 a Milano dovrebbe certificare la nomina di Micciché alla presidenza e votare il nuovo Statuto, quello con la maggioranza semplice dopo tre votazioni. Il 27 marzo, nientemeno che nel Salone d’Onore del Coni, si replica con la concreta speranza di vedere varata la nuova governance, cosa che consentirà a Malagò, al netto del parere dell’antitrust su Mediapro e i diritti tv, di seguire più dappresso le vicende di via Allegri. Cosa utile, anzi necessaria.