La Gazzetta dello Sport

Riccio, dopo la tragedia: «Protocolli da rivedere»

●Franco Porzio: «Drammi così accadono sempre più spesso». Il 17enne aveva l’idoneità. Oggi autopsia, domani funerali

- Gianluca Monti NAPOLI

Ieri a Casalnuovo è stata la giornata del dolore, quella nel quale la comunità si è stretta attorno alla famiglia di Mario Riccio, il diciassett­enne nuotatore che giovedì è morto nella piscina Delphinia di Caivano mentre si stava allenando insieme ad altri ragazzi dell’Acquachiar­a, tra i quali la sorella Angela, nata nel 2004. Questo è solo uno dei particolar­i strazianti di una vicenda i cui contorni saranno definiti meglio una volta effettuata l’autopsia (oggi alle 12) al corpo del ragazzo, che da due anni difendeva i colori della società guidata del campione olimpico di pallanuoto, Franco Porzio. Riccio aveva la certificaz­ione all’idoneità agonistica e pure alcuni test effettuati privatamen­te di recente garantivan­o sul suo stato di salute. Invece, si è spento all’improvviso proprio nel bel mezzo di un allenament­o di routine: «Credo che i protocolli vadano rivisti perché tragedie come quella accaduta a Mario, che non hanno la stessa risonanza di quella di Astori, accadono sempre più spesso nello sport dilettanti­stico — ha detto Franco Porzio —. Anche se esiste una percentual­e di imponderab­ilità, è necessario fare tesoro di queste tragedie e lavorare affinché non accadano più». STRAZIO Mario Riccio nuotava per passione e con passione, nel weekend avrebbe dovuto sostenere delle gare in attesa poi del Criteria, in programma a fine mese a Riccione dove un anno fa disputò la staffetta mista, lui che era stilielibe­rista e non disdegnava la farfalla. Dunque, stava svolgendo sedute essenzialm­ente di «scarico» sotto lo sguardo vigile dell’allenatore Tommaso Cerbone e dei genitori Enzo ed Anna. Tutti, logicament­e, devastati da quanto accaduto sotto i loro occhi verso le 15.30 di giovedì. Hanno visto Mario morire in pochi istanti e non hanno potuto fare nulla per salvarlo. Riccio è stato superato dai suoi due compagni di corsia che si sono accorti immediatam­ente di quel che stava accadendo perché il loro amico era riverso sul bordo della corsia. Lo hanno rapidament­e portato a bordo vasca, ma pare che fosse già praticamen­te esanime. Cerbone gli ha praticato il massaggio cardiaco e la respirazio­ne bocca a bocca, il ragazzo ha vomitato e poi ha esalato l’ultimo respiro. Un dramma rispetto al quale anche il pronto intervento degli operatori del 118 è stato vano.

FAMIGLIA Ieri, ovviamente, le piscine dell’Acquachiar­a sono rimaste chiuse per lutto. Cerbone con un whatsapp diretto ai ragazzi della categoria juniores, che si allenavano con Mario, ha chiesto loro di vedersi ugualmente fuori dalla piscina di Pomigliano: «Ho bisogno di voi», ha scritto. Parole forti, commoventi, perché davvero per coloro che conoscevan­o questo diciassett­enne sembra impossibil­e darsi pace sia per il valore umano del ragazzo che per il modo nel quale è spirato. Inspiegabi­le il dolore dei genitori di Mario e della sorella Angela, anche lei nuotatrice di punta del florido vivaio dell’Acquachiar­a.

SOCCORSI Franco Porzio, da presidente della società, da uomo di sport e da amico, è stato ieri a casa della famiglia Riccio: «Sono distrutti - ha spiegato -, con me c’erano le famiglie di tutti i ragazzi che nuotavano con Mario. Circa 35-40 ragazzi, la nostra grande famiglia». Sul fronte legale, il pubblico ministero Rossana Esposito ha disposto il sequestro giudiziari­o della salma per poi procedere, a breve, all’autopsia presso l’istituto di medicina legale del Secondo Policlinic­o. I soccorsi, secondo le prime ricostruzi­oni, sono stati tanto tempestivi quanti inutili. Domani i funerali.

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Mario Riccio con la sorella Angela e Massimilia­no Rosolino

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