Negri, il lottatore fuggito da Mugabe
●E’ nato in Zimbabwe da padre milanese. La famiglia scappò dal dittatore in Sudafrica: «Fu la svolta»
«In allenamento viene voglia di darmi un pizzicotto: sembra tutto un sogno». Sebastian Luke Negri da Oleggio, anni 23, 195 cm per 108 kg, è una delle note liete di questa Italia che faticosamente, prendendo ceffoni («Utili per diventare grandi») cerca di costruirsi un futuro in un Sei Nazioni diventato una Via Crucis in cui l’inesperienza sta presentando un conto salatissimo. Domani, al Millennium di Cardiff contro il Galles, Negri parte ancora flanker titolare, accanto al suo idolo Parisse. «Da ragazzo non ho perso un match dell’Italia in tv. E Sergio era il mio riferimento. Giocarci insieme è incredibile. Per un rugbista italiano è il massimo».
CHE IMPATTO Nel XV di Cardiff O'Shea cambia una sola pedina, con Bisegni centro al posto di Boni. Negri è sempre lì: s’è ritagliato in un mese un ruolo cruciale con un atterraggio nel Sei Nazioni folgorante. Fisicamente strabordante negli impatti e nei punti di incontro, fra i primi nel Torneo per palloni portati, metri percorsi, placcaggi riusciti, difensori battuti. «Ho letto i commenti lusinghieri dei giornali stranieri, ma devo imparare molto, sia a Treviso sia in azzurro. Sono orgoglioso più dei 43 palloni portati che dei 38 placcaggi riusciti: mi diverte attaccare gli spazi palla in mano». ORGOGLIO AZZURRO Sentire un ragazzone parlare con tanto entusiasmo della sua italianità (in casa si tifa Milan), scusandosi di farlo in inglese («A Treviso una lezione a settimana, miglioro in fretta»), impone l’obbligo di raccontare la sua storia. «Mio padre è milanese, si chiama Janusz perché da parte di nonna c’è un po’ di sangue polacco. Ho parenti anche nel bellunese, con antenati col titolo nobiliare. Conti. Prima di andare a giocare quest’anno a Treviso, in Italia ci venivo in vacanza». Perché la storia di Sebastian inizia in Zimbabwe. «Mia madre Diana è anglo-zimbabwese. I miei avevano tre fattorie, sono nato a Marondera. A 5 anni ho cominciato a giocare a rugby: lì era lo sport più praticato. Poi è arrivato Mugabe e la sua riforma agraria. Ci hanno tolto le terre, tutto. Siamo scappati a Durban, in Sudafrica, quando avevo 9 anni, con mia sorella e i miei due fratelli. Da lì il college in Inghilterra, all’Hartpury College (un'istituzione del rugby, n.d.r): a ottobre mi sono laureato in Sport Business Management. Mugabe non c’è più, i miei sono tornati in Zimbabwe. Si sono sobbarcati un lungo volo per Roma per ItaliaInghilterra: sono orgogliosi che rappresenti il mio paese». CARRIERA Il rugbista Sebastian, che ogni Natale festeggia con la famiglia dello scozzese David Denton («Cresciuti insieme, mia madre è la sua madrina»), è stato costruito in Sudafrica e Inghilterra e consegnato alla causa azzurra pronto per stupire. «Sono passato dalla Springvale House School in Zimbabwe all’Hilton College di Durban, quindi all’Accademia del Western Province, giocando la Currie Cup fino al 2014. Poi in Inghilterra: un anno giocavo i quarti del campionato universitario, da capitano, e contemporaneamente in National League 1. Ero apertura fino ai 15 anni, poi sono cresciuto e sono passato a estremo, poi seconda linea. Ma non mi sono mai divertito tanto come quando gioco flanker». Segnalato dall'ex azzurro De Marigny, Negri ha iniziato la sua storia con l’Italia al Mondiale Under 20 in Cile nel 2013. Fino al debutto in Usa nel giugno 2016, poi il Benetton e il Sei Nazioni.
IL GALLES Per lui il match di Cardiff è come un’enorme torta al cioccolato. «Loro sono fisicamente straordinari e grandi cacciatori di palloni. Il tutto in velocità. Serve una risposta importante, mentale e fisica. Un superlavoro». Sorride, Negri.