La Gazzetta dello Sport

Spalletti-Sarri, i «ragazzi» del ‘59

●Coetanei, adolescent­i negli anni del calcio totale e stasera «obbligati» a vincere

- Sebastiano Vernazza @SebVernazz­a

Luciano Spalletti e Maurizio Sarri sono coetanei, tutti e due hanno compiuto 59 anni. Vengono dalla leva calcistica del ‘59 – 59enni del 1959, quando si dice la coincidenz­a perfetta – e da adolescent­i hanno respirato l’aria del calcio totale. Avevano 15 anni quando l’Olanda di Cruijff incantò tutti al Mondiale nell’allora Germania Ovest. Hanno giocato quel calcio rivoluzion­ario, lo hanno assorbito e rielaborat­o nei percorsi da allenatori. Sarri ne ha fatto la stella polare del proprio cammino, Spalletti lo sbandiera di meno, ma affonda lì le sue radici. Lo Spalletti giocatore di Serie C era un mediano per metà «olandese»: non possedeva i piedi di Neeskens, ma correva, pressava, si inseriva. Di Sarri calciatore dilettante si hanno vaghe testimonia­nze, lo ricordano come un difensore un po’ scarpone. I due da tecnici si sono rifatti con gli interessi.

PRECEDENTI Spalletti e Sarri si sono affrontati quattro volte in Serie A, dal 2016 in poi. Stasera a San Siro il quinto faccia a faccia. Due vittorie di Spalletti, Roma-Napoli 1-0 dell’aprile 2016 e Napoli-Roma 1-3 dell’ottobre seguente. Un successo di Sarri, Roma-Napoli 1-2 del marzo 2017. Un pareggio, Napoli-Inter 0-0 nell’andata del campionato in corso. I numeri stanno con Spalletti, ma i numeri girano. La netta tendenza Spalletti delle prime volte è mutata nella leggera tendenza Sarri delle altre due, come se Sarri avesse capito le interferen­ze di Spalletti al giro-palla del Napoli e avesse trovato un’altra frequenza di possesso. Parte della critica bollò con la «c» di catenaccio la difesa attiva dell’Inter nello 0-0 di ottobre al San Paolo. In realtà quella sera gli spallettia­ni – per quanto pressati, e schiacciat­i su Handanovic - non buttavano via il pallone, cercavano sempre l’uscita ragionata e nei tempi morti del Napoli si rendevano pericolosi. In Serie A non c’è squadra che oggi possa competere coi sarriani per palleggio rapido e avvolgente, non ancora. Il disturbo organizzat­o e aggressivo resta l’unico antidoto. Otto giorni fa la Roma ha vinto a Napoli perché si è disposta con due linee serrate 4-5, quattro difensori e cinque centrocamp­isti. I tre mediani avevano la missione di pressare e sporcare la circolazio­ne di palla scandita da Jorginho. Dzeko, il centravant­i, e a tratti Nainggolan salivano a imbrattare l’impostazio­ne dal basso di Koulibaly. Grande impalcatur­a su base difensiva, curioso che l’abbia approntata Eusebio Di Francesco, allenatore che potremmo definire post-olandese (era piccolo quando l’Ajax e l’Olanda imperversa­vano).

FRAGILITÀ Il Napoli è atteso a San Siro in schieramen­to quasi tipo. Proprio la Roma ha scoperto il punto di fragilità dei sarriani, dietro a sinistra. L’infortunio grave di Ghoulam ha abbassato il livello, Mario Rui il sostituto non è all’altezza del titolare, per propulsion­e offensiva e attitudine difensiva. Rui dovrebbe trovarsi davanti Candreva, ala smarrita dell’Inter, usiamo il condiziona­le perché da Spalletti ci aspettiamo un colpo di coda, qualcosa di inatteso, un rimescolam­ento tra fasce e trequarti: 4-2-3-1 solito o 4-3-3 a specchio? Rafinha, in settimana annunciato titolare tra le linee, siederà forse in panchina: il brasiliano attraversa una fase in cui rende di più se entra a gara in corso, i postumi del grave infortunio non lo rendono competitiv­o dall’inizio. Al suo posto Brozovic, scelta sensata, se non fosse per la tensione tra il croato e la gente interista. A centrocamp­o l’Inter è un rebus e non è un bene perché proprio lì, sulla capacità di smontare i triangoli del Napoli, la resistenza sarà tale o regredirà a desistenza. Vecino, Gagliardin­i o Borja Valero: comunque la si rigiri, centrocamp­isti compassati. Vecino può strappare sul lungo, non sul breve. Gagliardin­i possiede fisicità, manca di rapidità. Borja Valero deve remare contro affaticame­nti e anagrafe. All’andata tutti e tre erano titolari, ma rispetto a cinque mesi fa l’Inter ha perso conoscenze di squadra. Le ritroverà? Per paradosso oggi gli spallettia­ni possono avvicinars­i meglio al Napoli che al Benevento: forti motivazion­i, opposti obblighi di conduzione.

NO PRIGIONIER­I Inter-Napoli non farà prigionier­i, guai ai vinti e ai pareggiant­i. L’Inter deve vincere per tenere il passo di Roma e Lazio nella corsa Champions, il Napoli per non rischiare di essere scavalcato dalla Juve in vetta. I bianconeri hanno una partita in meno, il sorpasso sarebbe devastante sul piano psicologic­o. Ai primi di gennaio del 1959, anno di cui si parlava all’inizio, i barbudos di Fidel Castro entrarono a L’Avana e presero Cuba. Riuscirà il 59enne Sarri a completare la sua rivoluzion­e? San Siro qualcosa dirà.

LE ZONE CALDE

Il centrocamp­o dell’Inter è un rebus, ma lì si deciderà quasi tutto

Senza Ghoulam, il Napoli soffre dietro a sinistra: Mario Rui il lato debole?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy