Tra salvezza e Champions a chi passa il singhiozzo?
●Il Cagliari ha vinto solo una delle ultime 7 gare e non può sbagliare La Lazio è affaticata dalle coppe ma Immobile non sente la stanchezza
Il momento è delicato, e vale per tutte e due, pur se per ambizioni e obiettivi diversi. Il Cagliari sente assottigliarsi lo strato che lo separa dall’acqua ghiacciata della zona retrocessione, la Lazio a singhiozzo degli ultimi tempi sta assistendo all’erosione progressiva delle interessanti architetture che aveva costruito nella prima parte di stagione: la finale di Coppa Italia è sfumata ai rigori, l’Europa League si è complicata, il quarto posto potrebbe essere virtualmente già perduto considerando che l’Inter è un punto dietro e ha una partita in più da giocare.
INZAGHI IMPLACABILE Nel confronto da non sbagliare, tuttavia, Simone Inzaghi parte ovviamente da certezze più consolidate. A partire da Ciro Immobile, che con 23 reti ha già eguagliato il proprio record in una singola stagione e ha il Cagliari come vittima preferita (6 gol in 5 sfide), per continuare con il rendimento contro le «piccole»: un solo inciampo, casalingo contro il Genoa, e poi solo vittorie: nell’ultimo mese a scartamento ridotto rispetto alla prima parte di campionato, gli unici successi sono arrivati proprio contro le pericolanti Verona e Sassuolo. La Lazio ha soluzioni offensive che evidentemente le permettono di risolvere senza eccessivi problemi l’arroccamento di chi gioca per contenere i danni: del resto i biancocelesti hanno il miglior attacco del campionato con 64 reti segnate. Cifra che Inzaghi è riuscito a ottenere grazie a una manovra di contenimento e ripartenza con cui riesce quasi sempre a portare anche cinque o sei uomini a occupare l’area avversaria: così all’istinto realizzativo di Immobile si aggiunge la fisicità di Milinkovic, il tempismo nell’inserimento di Parolo, il piede raffinato di Luis Alberto, la copertura laterale degli esterni. Sono tutte armi che possono ferire il Cagliari, il cui atteggiamento lo porta troppo spesso a rintanarsi all’interno dei propri sedici metri, con un’attenzione non sempre altissima sui tagli anche profondi alle spalle dei centrali difensivi. A proposito: Romagna giocherà il resto della stagione con la maglia numero 56 (anno di nascita del padre), visto che indossava la 13, ritirata in onore di Davide Astori.
INTERPRETAZIONI Sarà sfida tra 3-5-2 ma con interpretazioni molto differenti. Se la Lazio riesce a muoversi avanti e indietro con più uomini, il Cagliari non ha centrocampisti capaci di attaccare l’area avversaria, se non il solo Ionita. Il necessario spostamento di Barella in regia al posto dell’indisponibile Cigarini toglie inoltre ai sardi un prezioso generatore di idee e dinamismo sulla trequarti. E già la fase offensiva del Cagliari ha problemi di sviluppo: come accuratezza nei passaggi nella metà campo avversaria, i sardi hanno la seconda percentuale peggiore (66,88%, significa che un passaggio su tre viene sbagliato), meglio soltanto del Crotone. Le speranze di Diego Lopez risiedono dunque soprattutto nell’eccellente assortimento della coppia d’attacco. I centimetri di Pavoletti saranno utili per allungare la difesa della Lazio – strategia che mise in difficoltà per lunghi tratti anche la Juventus alla Sardegna Arena –, mentre la tecnica in velocità di Han occuperà lo spazio vuoto che si creerà sulle eventuali respinte della retroguardia biancoceleste.
STANCHEZZA In più, Lopez dovrà chiedere ai suoi di esprimere il massimo in termini di fisicità: il Cagliari è fermo da due settimane, per il rinvio della giornata precedente, intervallo nel quale invece la Lazio ha giocato tre partite, una delle quali – la semifinale di Coppa Italia contro il Milan – finita ai rigori. La differenza di fatica potrebbe salvaguardare i sardi da uno dei difetti più costosi del campionato, cioè i 17 gol presi nel terzo quarto di gara: 8 tra il 60’ e il 75’, ben 9 dal 75’ al 90’ (quando invece la Lazio ha segnato il 23% delle sue reti). Lopez, del resto, non può permettersi altri passi falsi: la Lazio rappresentò il suo debutto (bis) sulla panchina rossoblù, al posto di Massimo Rastelli che fin lì aveva ottenuto 6 punti in 8 partite. Il tecnico uruguaiano, pur con una partita in meno, nello stesso ciclo è a quota 5...