I genitori: «Ci aiutano i nipotini e l’affetto della gente»
●Il dolore di Flavia e Giacomo Scarponi. Volerà Frankie, il pappagallo
Il bene e il male che si guardano e si rincorrono. Il dolore infinito di una perdita e il sollievo leggero di un abbraccio. La voglia di stare soli e la necessità di stare in un gruppo. La tristezza che ti trascina come un gorgo verso il fondo e la forza interiore che ti spinge su verso la catarsi. Sono giornate complicate per Flavia e Giacomo. Sono i genitori di Michele Scarponi. Oggi la TirrenoAdriatico ricorda il loro figlio, travolto da un furgone il 22 aprile scorso. Erano le 8 del mattino, eppure Michele era già al lavoro, in sella alla sua bici. La tappa non passerà dal luogo dell’incidente, ma toccherà i luoghi più cari al marchigiano: Cantalupo, la frazione dove è cresciuto e dove abitano i genitori; il Muro al 16% che faceva per tornare a casa; infine l’arrivo in piazza Mazzini. «Verremo alla corsa anche se non ne avremmo voglia», dice la mamma. «È giusto esserci, anche se per noi sarà una giornata tremenda. Risveglia emozioni difficili da controllare», rinforza il padre. «Per noi sono giornate tristissime. Non c’è più Michele», sussurra Flavia.
ETERNO AFFETTO Il nome del figlio le esce con un filo di voce. Un’eterna carezza. «L’affetto della gente ci aiuta perché è la dimostrazione che Michele s’è comportato molto bene. Noi raccogliamo i suoi frutti. Esserci è anche un modo per ringraziare tutte le persone che ci stanno vicino, che ci dimostrano il loro affetto», confida la madre. «Ci sarà chi gli vorrà bene per sempre — spiega con orgoglio il babbo —. Però abbiamo momenti di sconforto. Io e mia moglie ci facciamo forza a vicenda, a volte ci aggrappiamo alla fede. Ma il più grande aiuto forse arriva dai nipoti, che hanno qualcosa di lui».
RISPETTO Marco, il fratello di Michele, riesce ad andare oltre il dolore per sottolineare un problema che ha molto a cuore, quello della sicurezza. «È un’emergenza di cui si parla troppo poco — dice —. Ci sono vittime quotidiane e la percezione è che ciò sia normale. Ma normale non è. Chiedo che sia rispettato il dolore dei famigliari delle vittime, che sia protetto, custodito. E non ci sono solo i morti, ma pure i feriti più o meno gravi: magari avranno problemi quotidiani. Li chiamano incidenti ma spesso sono frutto di errori. Noi per questo stiamo creando una fondazione. I tempi burocratici sono un po’ lunghi, ma ci riusciremo».
VOLO Oggi, per dare un tocco di allegria, ci sarà anche Frankie. Volerà per Michele a fine tappa. Il suo padrone, Giacomo, libererà sopra il gruppo questo pappagallo femmina di 4 anni che era diventato un «compagno di allenamento» di Scarponi. Michele pedalava verso Montoro, Frankie lo sentiva arrivare, lo aspettava, si appoggiava sulla spalla e gli beccava il casco. «Anche adesso, quando vede dei ciclisti, ci vola sopra, ma non ha ancora trovato nessuno come Michele. Porterò Frankie in piazza a Filottrano perché è il simbolo di Michele che vive ancora».
«LA SICUREZZA STRADALE È UNA EMERGENZA, MA SE NE PARLA POCO»
MARCO SCARPONI FRATELLO DI MICHELE