La Gazzetta dello Sport

SCARPONI, IL RICORDO DI UN UOMO SPECIALE

Ciclismo: oggi la Tirreno-Adriatico fa tappa a Filottrano

- di PAOLO MARABINI email: pmarabini@rcs.it

Michele Scarponi è morto il 22 aprile di un anno fa, ma è come se fosse ancora fra noi. Perché non c’è giorno, non c’è momento, non c’è occasione in cui il popolo del ciclismo non lo ricordi e ne rammenti le qualità di uomo speciale. Corridore di valore, certo, ma quello — se vogliamo — alla fine è un aspetto secondario, non sufficient­e per renderlo immortale nel cuore di tutti. Michele, infatti, era soprattutt­o una bella persona, un uomo che dietro il sorriso intenso, la battuta sempre pronta, l’ironia sottile, la risata fragorosa e contagiosa, celava una sensibilit­à rara. Lo potevi intuire anche da lontano, senza conoscerlo: tanta gente lo amava. Poi, se ci parlavi, se riuscivi a guadagnare la sua fiducia, entravi meglio nella sua anima e venivi subito attraversa­to da una sensazione particolar­e, non comune. Sì, con Michele si instaurava una sorta di empatia reciproca, si creava uno stato che non ti poteva lasciare indifferen­te.

Se Mikel Landa, vincendo ieri sul traguardo della tappa regina della Tirreno-Adriatico, ha alzato le dita al cielo in sua memoria, pur a quasi un anno dalla morte, si capisce molto del vuoto che Michele ha lasciato in gruppo. E la gravità di quel vuoto è alimentata anche dagli striscioni che ad ogni occasione — anche ieri, naturalmen­te — spuntano a bordo strada, dietro una curva, ai piedi di una salita, sul traguardo: una frase, una foto, l’immagine di Michele con il pappagallo Frankie sulla spalla, e ti sembra di averlo lì.

Per tanti colleghi — non solo per chi ha avuto la fortuna di correre nella stessa squadra, ma anche per gli avversari — Michele ha rappresent­ato un modello, una fonte di ispirazion­e. E lo capisci proprio dalle parole che ogni giorno, da quel 22 aprile 2017, escono di volta in volta dalle loro bocche.

La Tirreno-Adriatico era la sua corsa. Perché passava sempre dalla sua terra, le Marche. Perché la corse undici volte. Perché un anno la vinse anche. Perché tre volte si portò a casa una tappa. Oggi, a quasi un anno da quel maledetto 22 aprile, la Tirreno-Adriatico sarà ancora la sua corsa, anche se lui non sarà più lì a infiammarl­a sulla strada. Non si poteva non arrivare nella sua Filottrano. E già ce la immaginiam­o la quinta tappa, una di quelle frazioni nervose, con i suoi Muri, che tanto sarebbe piaciuta a Michele. Già sappiamo che in corsa ci sarà una battaglia feroce, che sulle strade ci sarà un pubblico immenso, che gli striscioni non si riuscirann­o a contare. E sì, ci sarà spazio anche per qualche lacrima. Perché è passato quasi un anno. Ma è come se fosse ieri.

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