La Gazzetta dello Sport

L’eroe timido fa il mago «Non gioco? Colpa mia» E la festa è... una sberla

●Il portoghese si sblocca in A e Gattuso lo celebra a modo suo «Normale che Rino chieda veleno, devo ascoltare e ringraziar­lo»

- TOCCHI PER ZONA Marco Pasotto INVIATO A GENOVA

Il colore è più intenso nelle zone in cui ci sono stati più tocchi di palla

La parola più ricorrente, fra i tifosi rossoneri che lasciano Marassi e quelli che da casa stanno smanettand­o sui social, è «incredibil­e». Ma non perché sia l’aggettivo più scontato che viene in mente a chi ha appena vissuto una vittoria strappata all’ultimo pallone. La «non credibilit­à» della situazione sta nell’eroe di giornata: la domenica di André Silva conferma che questo sport ha mille strade per regalare sorprese e rimescolar­e opinioni. E così nell’aria c’è la sensazione di aver assistito a un evento: il suo primo gol in campionato arriva quando l’arbitro sta per soffiare nel fischietto e regala al Milan tre punti pesantissi­mi nella corsa all’Europa. Quella che conta, ovviamente. La favola si completerà se a fine stagione questa vittoria sarà santificat­a sull’altare del quarto posto, ma già così è una storia da raccontare.

CORAGGIO C’era chi aveva ormai perso le speranze di assistere a un cenno di vita in campionato da parte di André. Che aveva lasciato segni importanti soltanto in Europa League. Otto gol, non proprio ad avversari stile Arsenal, ma comunque utili a giustifica­re l’entusiasmo del club per uno dei primi acquisti del super mercato estivo inteso come mercato super - e anche un esborso non esattament­e di poco conto: 38 milioni, cifra che ha collocato André sul terzo gradino rossonero di sempre dopo Rui Costa e Bonucci. Il problema è che gli allenatori con lui si sono comportati allo stesso modo, e quindi non può essere casuale: tanta panchina e diverse delusioni quando hanno provato a investire su di lui. Montella e Gattuso lungo i mesi si sono espressi più o meno con le stesse parole: è colpa nostra se ancora non si è inserito come ci si aspettava, occorre essere bravi e coraggiosi nel metterlo dentro al momento giusto. Ieri sembrava il solito momento sbagliato: un ingresso insipido, con una lavata di capo da parte di Bonaventur­a, che gli ha rimprovera­to di nasconders­i dietro l’uomo, e uno scambio di vedute con Cutrone dopo una mancata intesa in area.

CINQUINE Fino al guizzo vincente, che improvvisa­mente ha dato un senso alle punture di Montella e Gattuso: André su quel cross si è «inzaghiato» e ci ha finalmente messo il veleno. Una rete bella, preziosa e liberatori­a, da festeggiar­e sepolto dalla montagna umana dei compagni a pochi metri dai tifosi rossoneri. Gattuso ovviamente l’ha celebrato a modo suo: una bella cinquina, come le chiama lui, stampata sulla faccia. Cosa poi ripetuta davanti alla telecamere mentre André raccontava le sue emozioni con un sorriso timidissim­o: «È normale che l’allenatore mi chieda il veleno, io devo solo ascoltare, ringraziar­lo e continuare. Sono felice per il gol, ma è più importante la vittoria. Sono qui per crescere e per aiutare il Milan». E ora magari arriverà qualche minuto in più: «Se non gioco tanto è perché devo lavorare di più», spiega. Per poi precisare: «Un buon bomber per segnare tanto deve anche giocare tanto». Ma non è un tono polemico, e poi a pochi metri c’è Gattuso che sta raccontand­o: «È un ragazzo per bene che lavora molto, a volte lo dobbiamo fermare». Intanto il gol, oltre ai tre punti, consegna un’altra piccola soddisfazi­one: d’ora in poi nessuno potrà più dirgli che Brignoli, portiere del Benevento, ha segnato più di lui...

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LAPRESSE André Silva, 22 anni

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