La Gazzetta dello Sport

Bologna non frena la freccia Milano «Un treno in corsa»

●Dopo 13’ Olimpia già +21. Ramagli: «Superiori fisicament­e». V Nere in Champions nel 2018-19

- Vincenzo Di Schiavi INVIATO A BOLOGNA

La classica numero 170 tra le due regine d’Italia intanto fa bene alla pallacanes­tro. Attori, storia e ambiente si impastano nel mitico e rinnovato Paladozza in modo coinvolgen­te, offrendo un prodotto che solo certi club e talune piazze possono apparecchi­are. Bentornata Virtus, dunque. Una volta di più. Anche se il derby delle bacheche scudettate se lo prende Milano con un sontuoso 1° tempo e una ripresa modesta in cui mai, però, fa presagire un epilogo imprevisto. Saggia e condivisib­ile, quindi, è la visione della dirigenza bianconera che ieri, dopo un pranzo con Patrick Comninos, Ceo di Fiba, e il presidente Fip Gianni Petrucci, ha sottoscrit­to, tra una portata e l’altra, l’adesione alla prossima Champions League. Crescere per gradi è l’input. Anche perché il target antropolog­ico virtussino è ancora distante da quello dell’altra sponda. E a spiegarlo è chi ha dovuto ingerire una, comunque onorevole, sconfitta. «Milano non è quella della Coppa Italia, sono un’altra cosa e noi non siamo ancora a quel livello» ammette Aradori. «Bastava vedere la partita col Khimki per capire su quali vette ci saremmo dovuti misurare» aggiunge Ramagli.

FUGA Milano impiega 13’ per scappare sul +21, con un impatto fisico-tecnico che mette subito Bologna alle corde. Mai o quasi, in avvio, la Virtus vede il canestro e quando il divario si tende allo spasimo, lo score delle V Nere dice 5/19 al tiro, 7 perse e un saldo a rimbalzo impietoso: 14-6. E mai o quasi i bolognesi vedono un accoppiame­nto che li premia. Solo l’ottimo Slaughter regge l’urto. Potrebbe pure il macchinoso Ale Gentile se non fosse al rientro dall’infortunio. Tant’è che sorprende il break improvviso di 13-2, pompato dalle triple di Lafayette, e fa pure storcere un po’ la bocca a Pianigiani: «Abbiamo chiuso il 1° tempo con troppo poco vantaggio rispetto a quanto prodotto. Questa è l’unica cosa che mi ha fatto un po’ arrabbiare. Per il resto, gara solida in cui abbiamo cavalcato ancora i nuovi equilibri dovuti alla mancanza del play titolare (Theodore, ndr.). Nella ripresa siamo entrati in riserva di energia. Abbiamo sbagliato molti tiri aperti, salvo poi proporre delle buone difese in alcuni possessi fondamenta­li».

TRIPLE Nonostante il 6/20 milanese del 3° quarto, condito dal pessimo 1/14 nelle triple, Bologna non dà mai l’impression­e di poterla ribaltare. Certo, lievita in difesa, ritrova un Aradori decente, mette pure qualche patema all’Emporio con quintetti più agili e leggeri, ma quando Milano va dai due pivot per metterla in ghiaccio, scendono i titoli di coda. «Loro sono un treno in corsa – spiega Ramagli –. Nel 1° tempo non abbiamo tenuto il loro passo fisico. Per batterli bisognereb­be riuscire a correre ma loro ti schiaccian­o a rimbalzo d’attacco, sporcandot­i tutti i palloni. Ai miei non ho molto da rimprovera­re. Anche a noi mancava il play (Stefano Gentile, ndr.), ma anche al top sarebbe stata durissima».

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