Italia, il primo tempo non basta E’ la fiera degli errori: k.o. n.16
●Nella ripresa gioca 18’ in 15 contro 14, ma subisce un decisivo 7-0. O’Shea: «Dateci tempo»
L’ennesima incompiuta dell’Italia di Conor O’Shea si materializza in un Millennium Stadium in festa. Anche a Cardiff arrivano segnali incoraggianti, momenti di bel gioco, efficace, solido. Ma alla resa dei conti siamo ancora lì: gli azzurri pagano gli errori messi in fila nei momenti cruciali del match in cui Dragoni rimpinguano il bottino portando a casa la vittoria, lasciando gli azzurri a zero. Cinque mete a due alla fine, con il record di sconfitte consecutive nel Sei Nazioni che sale a 16 e con lo spettro del terzo cucchiaio di legno per l’Italia ormai quasi materializzatosi: battere la Scozia sabato prossimo a Roma è l’ultima chance.
PECCATO MORTALE Ma stavolta, più che nelle tre precedenti partite del Torneo, è una sconfitta che fa male: l’Italia ha regalato i primi, terribili, 6 minuti del match, con due mete incassate. E se la prima è stata quasi fortuita, con Castello che andava a placcare Parkes sbattendo la testa sul ginocchio, svenendo e lasciando il gallese libero di schiacciare, la seconda è nata da un passaggio ferale di Mbandà, che di fatto serviva Watkin per l’intercetto. Poi, però, che bella Italia. Gli azzurri hanno reagito, hanno contestato con grande efficacia i punti di incontro, con la regia di Allan, le sfuriate di Bisegni, Minozzi, Bellini, con Ghiraldini dominante. Quel che è rimasto del primo tempo è stato azzurro. Ma ha prodotto solo la meta splendida di Minozzi (servito da Violi, è volato dribblando tre rivali) che, protagonista anche di una grande partita sia in difesa - due salvataggi mostruosi su Williams e Faletau - sia in attacco, è la stella più brillante di una squadra che resta lontana dalla fine del suo cammino (O’Shea a fine match: «Serve tempo, questi ragazzi sono il futuro, fra 5 anni saranno il top»).
SUPERBIA Era un’Italia bella, che ha peccato forse di sfrontatezza nel primo tempo (perché, ad esempio, rinunciare a calciare e puntare alle rimesse laterali per tre volte quando il Galles sembrava lì, raggiungibile?). E alla lunga l’errore è stato pagato. Perché pesa su questo match metà di un secondo tempo giocato in superiorità numerica, conseguenza dei gialli a seguire per Liam Williams e Gareth Davies, con il risultato parziale che recita 7-0: in quei venti minuti l’Italia, invece di gettarsi in avanti all’arma bianca e con un minimo di concretezza, dopo un primo tempo dominato col 66% di possesso, è andata in tilt, mettendo in fila una serie di disastri. Velenosa la touche regalata (l’unica su 19!) in un momento in cui bisognava solo azzannare. In quei venti minuti il Galles, che è più forte, più talentuoso, più esperto, ha deciso di alzare l’asticella e ha chiuso il match. Non difendendosi, ma attaccando, per vie dirette, con Parkes straordinario secondo play salito in cattedra e con un pacchetto che ha messo tutta la fisicità del mondo per far danni devastanti su un’Italia che ha iniziato ad annaspare e a non placcare più: su 100 placcaggi, gli azzurri ne hanno sbagliati 25. Troppi. E così l’onda rossa, dopo aver sbattuto sui frangiflutti azzurri, alla fine, tornati in parità numerica, ha tracimato. Le frecce rosse passavano e l’Italia faceva il possibile, sempre meno. Il finale è stata accademia, con la difesa azzurra bucata sistematicamente e salvata una volta da Allan (tenuta alta la palla su Parkes) e due volte dal Tmo. La meta finale di Bellini, tutta orgoglio e cuore, serve solo a limitare l’amarezza.
COSA RESTA Capitan Parisse, a fine match: «In altri tempi, dopo 6 minuti con due mete prese, avremmo incassato 70 punti. Invece la reazione è stata bella, ho visto i compagni concentrati, per niente abbattuti. Sono segnali anche questi». Senza dubbio, la reazione è stata importante, ma l’aspetto psicologico di una squadra che, come dice O’Shea, «resta sulle montagne russe», sta assumendo contorni pesanti. Viaggiamo a una media di 4 mete incassate a partita, segnarne 9 (già due in più di tutto il 2017) è servito a poco. Il c.t. continua a chiedere tempo e predicare fiducia. Ma il calo di tensione, gli errori anche banali proprio quando non vanno fatti, sciupano maledettamente quanto di buono si costruisce. Ieri il Galles ha concesso più penalità dell’Italia: le ha sfruttate tutte, nella ripresa, gli azzurri no. Ok, serve tempo per crescere. Ma la sensazione, anche stavolta, è che si sia buttata un’occasione grande così.
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IL NUMERO
I difensori azzurri battuti nell’«1 contro 1» dai giocatori gallesi contro gli otto dell’Italia