La Gazzetta dello Sport

Italia, che crescita E’ in semifinale

- Elena Sandre

Passano gli anni, ma quindici son lunghi. Però quei ragazzi ne han fatta di strada. È l’impresa sportiva e umana degli uomini del para ice hockey azzurro guidati da coach Massimo Da Rin che, con la vittoria di ieri contro la Svezia per 2-0 alle Paralimpia­di di PyeongChan­g, si sono aggiudicat­i l’accesso alle semifinali. Storia sportiva perché di questo si tratta: hockey su slittino, aperto alle persone con disabilità agli arti inferiori. E umana perché mettere insieme una squadra (come accadde prima di Torino 2006) facendo un appello pubblico, e arrivare, quindici anni dopo, a giocarsi una medaglia paralimpic­a, è frutto di un percorso di un gruppo di uomini prima ancora che atleti. «Finalmente andiamo a giocarci una medaglia – dice l’attaccante Greg Leperdi – c’ero già nel 2004, quando decisi di passare dall’atletica all’hockey e, sì, sono ancora qua. Ma voglio fare un appello: fatevi avanti, abbiamo bisogno di giovani». Ci sono tante storie in questa squadra capitanata da Gianluca Cavaliere. Per dirne una, quella dell’Armata Brancaleon­e, compagine lombarda in capo alla Polha Varese: in campionato perde praticamen­te sempre ma dà alla nazionale 5 elementi che continuano a stare insieme per il progetto azzurro e per inseguire un sogno ogni quattro anni chiamato Paralimpia­de. Un bell’atto d’amore, a pensarci bene. Obiettivo a Torino 2006: segnare un gol. Obiettivo a PyeongChan­g 2018: giocarsi una medaglia. Parecchia strada han fatto quei ragazzi.

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