La Gazzetta dello Sport

UN PREMIO ASTORI VOTATO DAI GIOCATORI

- email: acerruti@rcs.it TEMPI SUPPLEMENT­ARI ALBERTO CERRUTI

È passata poco più di una settimana da quella maledetta domenica mattina in cui si è sparsa la notizia della morte di Davide Astori, ma lo shock e l’emozione non sono ancora diminuiti e non diminuiran­no in fretta. Mai come stavolta rimarranno a lungo il ricordo degli struggenti minuti di silenzio sui campi italiani ed europei, di quella folla che ha partecipat­o al funerale con l’applauso alla commossa delegazion­e della Juventus, e del ritiro della maglia numero 13 che Astori aveva indossato nel Cagliari e nella Fiorentina. Per continuare a far vivere nel tempo l’esempio di questo capitano silenzioso e corretto, tradito proprio dal suo cuore generoso, sarebbe bello se il nome di Astori diventasse il simbolo e lo stimolo per premiare un altro calciatore, capace di esprimere in campo e fuori i suoi stessi valori, al di là dei successi e delle sue qualità tecniche. Astori, infatti, non era un campione che esaltava le folle e occupava le prime pagine dei giornali sportivi ma tutti, anche i molti che non lo conoscevan­o, hanno capito che era un campione per le sue qualità umane, per la modestia e la voglia di rimanere semplice e normale, dentro lo spogliatoi­o di qualsiasi squadra, con ironia e autoironia, più a suo agio dietro che sotto i riflettori, come ha sottolinea­to il suo compagno della Fiorentina, il croato Milan Badelj, nel commosso e commovente intervento durante il funerale. «Tu sei semplice e col tuo sguardo profondo riesci a entrare dentro le persone e rimanerci, tu hai sempre parlato con il cuore, tu sei il calcio, quello puro dei bambini, tu sei questo per tutti noi, tu sei la luce». Ecco, sarebbe bello, allora, se partendo da queste splendide parole, per sognare un calcio migliore da trasmetter­e a bambini e poi calciatori migliori, venisse creato un «premio Astori» da attribuire ogni anno a un giocatore che abbia dimostrato di possedere gli stessi valori di Davide. Potrebbe essere una fascia simbolica, con la scritta del suo nome, da indossare per un anno o da conservare per sempre, oppure una borsa di studio che il premiato potrebbe girare a un giovane calciatore, o una somma in denaro da devolvere in beneficenz­a. Potrebbe essere qualsiasi altra idea, promossa dall’Associazio­ne calciatori, conoscendo la sensibilit­à del suo presidente Damiano Tommasi, o dalla stessa Fiorentina così partecipe alla tragedia con i fratelli Diego e Andrea Della Valle, non a caso tornati insieme allo stadio domenica, per abbracciar­e Bruno e Marco, i fratelli di Davide. Un’idea da sviluppare attraverso una giuria, composta dai giocatori più vicini ad Astori, che esamini le varie proposte espresse dai capitani delle squadre.

Non sarebbe determinan­te il risvolto economico, perché ciò che conta è il significat­o del ricordo, che aiuterebbe a conservare nel tempo la lezione di normalità lasciataci da questo capitano, silenzioso e sfortunato come il grande Gaetano Scirea. Alla fine della stagione o all’inizio di quella successiva, sul campo della Fiorentina, o della squadra del premiato, un nuovo applauso, intenso e prolungato come l’ultimo di domenica a Firenze, accompagne­rebbe chi più di altri ha ricordato Astori sul campo e fuori, anche se non ha segnato gol decisivi per lo scudetto, o non ha giocato nemmeno un minuto in Nazionale. Perché non tutti i giocatori sono campioni, ma sarebbe bello se non ci fosse bisogno di morire per diventare un esempio per gli altri. Nel nome e nel ricordo di Davide Astori.

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