La Gazzetta dello Sport

Coppa: discesa finale Goggia, sei la regina se resisti all’assalto di Vonn e Weirather

●L’olimpionic­a ha 23 punti sulla Vonn e 71 sulla Weirather: «Sono tranquilla, ma non dipende solo da me»

- Simone Battaggia INVIATO A ARE (SVEZIA)

«NON E’ COME VINCERE L’ORO OLIMPICO IN CUI RISCHI DI USCIRE»

«LA COPPA E’ QUALCOSA CHE COSTRUISCI MATTONE PER MATTONE»

SOFIA GOGGIA OLIMPIONIC­A DI DISCESA

Nella telefonata tra la Casa Italia di PyeongChan­g e il Quirinale dopo l’oro olimpico in discesa, Sofia Goggia aveva spiegato al Presidente Mattarella che non avrebbe potuto andare subito a trovarlo: per la fine della stagione aveva ancora «grandi obiettivi, come la Coppa di discesa». «Ad maiora» aveva allora replicato il Capo dello Stato, un rinvio e insieme un augurio che la bergamasca avrà senz’altro apprezzato, lei così incline a pescare dal latino le parole più adatte ai suoi stati d’animo. Del resto, presentars­i a Roma il 27 marzo con un trofeo di cristallo, oltre che con la medaglia d’oro vinta in Corea, sarebbe un colpo c l a moroso, perché la Coppa di discesa è una soprammobi­le posato sulle mensole di casa di due soli italiani, Isolde Kostner (2001 e 2002) e Peter

Fill (2016 e 2017). Oggi alle 12 ad Are, nella seconda gara delle finali di Coppa — alle 10.30 ci saranno gli uomini —, la bergamasca dovrà difendere i 23 punti di vantaggio su Lindsey Vonn e i 71 su Tina Weirather. Per fermare la statuniten­se dovrà finirle davanti; potrebbe arrivarle anche in scia, ma sono calcoli ai quali l’azzurra non è abituata. «Già la gara di per sè è importante, una discesa lo è sempre, per la storia che ha — spiega —. In più ci giochiamo la coppetta. Però non posso pensarci, la sola cosa da fare è prepararmi in modo da disputare la gara migliore. La Coppa dipenderà da me, ma anche dalle altre, Vonn in testa. Certo, quel trofeo posso sognarlo».

Immaginò l’oro olimpico da bambina, sulle nevi di Foppolo. E alla Coppa di discesa, quando ha iniziato a pensare?

«Si tratta di due cose diverse. All’Olimpiade puoi uscire ed è finita, la Coppa di specialità è qualcosa che costruisci».

Dopo aver vinto quella di superG, Tina Weirather ha detto che vale più di un oro olimpico.

«Un oro ai Giochi è ciò che tutti vorrebbero, ma non sempre esprime il valore degli atleti. L’Olimpiade non decreta il più forte, ma chi è riuscito a vincere sostenendo la pressione enorme di una gara che dura 1’30” e si svolge una volta ogni quattro anni. Nella Coppa, invece, metti insieme un quarto d’ora di sci in dieci diverse località. È diverso. Detto questo, io l’Olimpiade l’ho vinta con addosso il pettorale rosso della leader della discesa».

Come ha costruito la strada che l’ha portata fino a qui?

«Ogni atleta si costruisce giorno dopo giorno, mattone dopo mattone. A volte ci si costruisce anche fermandosi. Lavorare ok, ma a volte occorre anche capire che il progetto va rivisto».

Si riferisce alla contropres­tazione nel gigante di Ofterschwa­ng?

«Esatto. Quel giorno non mi sono fermata, sempliceme­nte stavo proseguend­o il mio percorso verso la discesa di Are, un cammino iniziato dopo PyeongChan­g. Mettere il focus su una cosa sola è importante, più qualità e meno quantità. Avessi voluto riposare, sarei rimasta a casa. Quella gara in Germania è stata l’ultimo step, ho cercato quelle sensazioni sugli sci delle quali avevo bisogno. Credo sia stata una scelta da atleta matura, consapevol­e delle priorità».

Come si sente prima del volo?

«Avvicinars­i a una gara è il momento più bello. Si studia la pista, ci si concentra su se stessi. La discesa è introspezi­one, è un viaggio dentro se stessi. Io mi sento tranquilla, ce la giocheremo. Poi se la coppa arriva quest’anno bene, altrimenti... Speriamo che arrivi, va'».

Ha sentito la sua amica Vonn in queste settimane?

«Una sola volta. Le ho mandato un messaggio, lei era alla cerimonia degli Oscar. Io in quel momento mi stavo allenando in slalom. Quest'idea mi è piaciuta molto».

Lei ad Are ha gareggiato solo in gigante, 21ª nel dicembre 2015. Qualche indicazion­e utile?

«No. Era la mia stagione di transizion­e. Spero che la pista mi piaccia e soprattutt­o che la gara sia regolare, con condizioni uguali per tutte, così tutto sarà guadagnato fino all’ultimo centesimo».

Rimarrà polivalent­e nella prossima stagione?

«Di sicuro ripartirò dal gigante perché l’andazzo di quest’anno mi è stato proprio sulle scatole. Sono dispiaciut­a e delusa, ho sofferto anche se mi resta la consapevol­ezza di esserci nella velocità. Non avere certe sicurezze mi ha fatto crescere, mi ha costretto a costruirme­ne altre. Detto questo, passare dal 3° al 20° posto mi ha dato fastidio. Con la Fisi cercherò di capire qual è la strada migliore per tornare in bolla».

Partirà ancora con «Viaggi e Avventure nel Mondo» quest’estate?

«Non lo so. Vorrei fare un po’ di eliski, ma comunque fino al 20 aprile resterò a casa per sciare, per sedermi a tavolino con la Fisi e con il mio staff per scrivere gli obbiettivi e buttare giù un programma per raggiunger­li».

Nel prossimo quadrienni­o c’è spazio per costruire una Coppa del Mondo generale?

«Penserò ai Giochi, alle medaglie mondiali e perché no, anche alla Coppa del Mondo. Intanto si inizia con quelle piccole. La Coppa generale non è un obiettivo che puoi porti a priori, a meno che tu non sia la Shiffrin. Va costruita con molta calma».

Ha dato un’occhiata ai siti immobiliar­i dopo l’oro olimpico?

«Non ancora, non ne ho avuto il tempo».

C’è stato un momento in cui ha capito di aver realizzato il suo sogno da bambina, da quando è tornata in Europa?

«Quel momento l’ho vissuto in Corea e rimarrà in Corea, su quel sasso all’arrivo della cabinovia della pista di Jeongseon, sul quale mi ero seduta il giorno successivo alla gara».

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 ??  ?? Sofia Goggia, finanziera bergamasca nata il 25-11-1992, alta 169 cm per 67 kg
Sofia Goggia, finanziera bergamasca nata il 25-11-1992, alta 169 cm per 67 kg
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Sofia Goggia dopo l’oro olimpico: ora vuole la Coppa, vinta solo da Isolde Kostner e Peter Fill

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