LEO E IL VENTO ITALIANISTA
Champions, domani il sorteggio dei quarti
U no spettro si aggira per l’Europa, il calcio all’italiana. Se Conte avesse avuto nel suo Chelsea il dio Messi, metà delle squadre rimaste in Champions ora sarebbe nelle mani di italiani.
Uno spettro si aggira per l’Europa, il calcio all’italiana. Se Conte avesse avuto nel suo Chelsea il dio Messi, adesso la metà delle squadre rimaste a giocarsi la Champions sarebbe nelle mani di tecnici italiani. Siamo sopra al 30 per cento, in ogni caso, maggioranza relativa. Paradossale se si considera il fallimento della Nazionale, esclusa dal Mondiale per la prima volta dal 1958. Okay, i top player sono tutti stranieri o quasi, ma non basta a spiegare. Ci torneremo. Qui importa constatare che sta funzionando il modello, con le sue diverse declinazioni. L’archetipo non cambia: tutto muove dalla difesa, dal controllo senza palla di campo e avversario, dalla precisione del contropiede, dalla formidabile capacità di competere. Max Allegri è un italianista in purezza, l’erede dei Rocco, Trap e Capello: si muove in quel solco là, fatto di istinto, intuizioni, buon senso, mestiere, campioni da accendere ed esaltare. Il risultato giustifica ogni mossa tattica e libera tutti. Gli spagnoli più raffinati, che hanno occhi e lo stomaco gonfi di buon futbol – come molti brasiliani, un po’ di argentini e parecchi olandesi – non scomodano termini catenacciari per definire questo stile. Dicono semplicemente resultadistas. E’ un tacito accenno al mantra di Macchiavelli, sul fine che giustifica i mezzi. Siccome anche Gillo Dorfles, a modo suo, è stato un grande italiano e ci ha insegnato a non aver paura della complessità, ecco che in vetrina possiamo esporre pure un filone meno ortodosso, aperto alle contaminazioni, non semplice da catalogare: penso a Conte, Di Francesco e Montella. Stessa famiglia, più concettuali e premeditati, meno istintivi. Il calcio italianista oppone l’astuzia alla forza, anche economica dei più ricchi. Funziona bene quando può giocarsela da outsider, vedi la Juve a Londra col Tottenham, la Roma che passa in rimonta sullo Shakhtar, Montella che palleggia sull’impotenza di Mou. Funziona da outsider come si è visto ieri al Camp Nou dove – dopo 2 minuti – Conte non aveva più niente da perdere. Se l’è giocata per un bel po’ alla pari (ancora un palo) costringendo i blaugrana alle soluzioni in contropiede. Senza Messi (100 gol in Champions) non sarebbe finita così. Piuttosto: si è visto che il vento italianista, con le sue contaminazioni, soffia un po’ anche sul Barça e attraversa il Real, dove impera Zidane, buon allievo di Ancelotti. Soltanto il City di Pep Guardiola guarda dall’alto la tendenza generale verso il grande blob. Domani nel sorteggio per i quarti sarà meglio non pescare queste tre big e rinviare il derby. Juve e Roma potrebbero accontentarsi di Siviglia e Liverpool, per dire. C’è un’ aria che promette qualcosa di buono.